Zingaretti si allea con il M5S, sgarbo a Raggi e Rousseau
Lazio I 5 Stelle entrano in giunta
Lazio I 5 Stelle entrano in giunta
La giunta regionale del Lazio si allarga al Movimento 5 Stelle e il suo presidente, l’ex segretario del Pd Nicola Zingaretti, compie una mossa che è destinata ad avere ripercussioni anche nella politica nazionale. Le due nuove assessore sono la capogruppo in consiglio regionale e membro del comitato dei garanti del M5S Roberta Lombardi, cui andrà la delega a transizione ecologica e innovazione digitale, e Valentina Corrado, che si occuperà di turismo, enti locali e sicurezza. «Le forze politiche che sostengono questa nuova maggioranza rimangono diverse – spiegato Zingaretti – non si annullano le identità ma si combatte uniti».
LUIGI DI MAIO esprime la sua approvazione, anche se nei giorni scorsi era trapelato il fatto che l’ex capo politico avrebbe sostenuto la delega di Corrado, oltre a quella dell’ex candidata presidente Lombardi, in quanto più vicina alla propria corrente. Di Maio sottolinea che l’operazione laziale è il segnale di un Movimento 5 Stelle che «cresce, si evolve e continua ad assumersi nuove responsabilità, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita degli italiani». Anche Roberto Fico manifesta sostegno e sottolinea le analogie con la tendenza più generale del M5S: «Il percorso avviato a livello nazionale prosegue anche a livello regionale», dice il presidente della camera.
LA BENEDIZIONE arriva anche da Vito Crimi. Il reggente ha dovuto sciogliere il nodo dell’alleanza, ormai da giorni appesa all’approvazione della piattaforma Rousseau (come in effetti prevederebbe lo statuto vigente). Ma il fatto che Beppe Grillo in persona abbia dato il via libera all’ingresso del M5S in giunta è stato interpretato come salvacondotto. È inevitabile che questa scelta produca ricadute sugli equilibri nazionali e nel rapporto delicatissimo con Davide Casaleggio, che mercoledì scorso ha lanciato il suo documento programmatico e invitato il M5S al rispetto dei valori fondativi. Senza contare che proprio Roberta Lombardi è stata una di quelle che più duramente si è espressa negli ultimi tempi nei confronti del responsabile della piattaforma grillina.
IERI SI È ANCHE diffusa la notizia che i gruppi parlamentari del M5S starebbero creando un conto corrente parallelo per gestire i contributi che ormai da mesi molti degli eletti hanno smesso di versare a Rousseau. Una scissione di fatto in attesa che le complicate questioni giuridiche che intrecciano il M5S e Rousseau vengano chiarite, da un nuovo accordo o dalla presa d’atto della rottura.
C’È DA ASPETTARSI anche che la nuova giunta laziale produca effetti nelle elezioni romane del prossimo autunno. Lombardi, storica antagonista di Virginia Raggi nel M5S, aveva suggerito che per scegliere il candidato a sindaco del centrosinistra alleato con i 5 stelle a Roma si tenessero le primarie di coalizione. È una proposta che sembra pensata apposta per escludere Raggi, il cui ruolo tuttavia è stato blindato da Grillo e da Di Maio più volte. La prossima campagna elettorale romana, dunque, al momento vedrebbe contrapposti i candidati di Partito democratico e Movimento 5 Stelle. Se ciò dovesse accadere si assisterebbe al fatto inusuale che le due forze che in regione amministrano assieme non riuscirebbero ad esprimere una candidatura comune nella capitale.
D’ALTRO CANTO, quando Zingaretti ha compiuto il suo «passo di lato» dimettendosi da segretario del Pd ha detto che avrebbe continuato a fare politica da presidente di regione. Ha fatto sapere a più riprese di non essere interessato a correre da candidato sindaco della capitale, posto per cui si attende ormai da tempo la formalizzazione della discesa in campo dell’ex ministro dell’economia Roberto Gualtieri. Ma la scelta di imbarcare il M5S in giunta inevitabilmente va proiettata sugli equilibri dei palazzi romani, sia il Campidoglio che i due rami del parlamento. È difficile che a questo punto l’ex leader Pd possa accettare che il centrosinistra ricopra un ruolo di basso profilo a Roma, dove risiede quasi il 70% degli elettori della regione che amministra. Ecco perché il Lazio costituisce un precedente di cui sarà impossibile tenere conto.
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