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Zingaretti non replica al fuoco amico: «Pensiamo al voto umbro»

Zingaretti non replica al fuoco amico: «Pensiamo al voto umbro»Nicola Zingaretti, segretario Pd, ieri in Umbria

Il segretario Pd: l'avversario è Salvini «La domenica del voto la Lega farà campagna nel web. Facciamola pure noi una volta tanto»

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 20 ottobre 2019

Quando dalla Leopolda di Firenze arrivano gli attacchi di Maria Elena Boschi al Pd «partito delle tasse», Nicola Zingaretti è in Umbria. «In trincea», spiega chi lo accompagna, «a raccogliere i voti, dodici comizi in tre giorni, una campagna elettorale difficile, ma i veri leader nelle situazioni difficili ci mettono la faccia». Renzi in Umbria fin qui non è mai stato. Il vicesegretario del Pd Lazio Enzo Foschi replica: «A nessuno del Pd viene in mente di dire che Italia viva è il partito dei banchieri e di Banca Etruria. Alla Boschi consiglio di evitare di diffondere bugie e fake news sul Pd e sulle tasse. Pensiamo a Salvini».

Ma il segretario nazionale non risponde. Non che il fuoco amico non lo preoccupi. Gli attacchi alla manovra di Renzi e Di Maio sono una pallottola spuntata – a nessuno dei due conviene far cadere il governo – ma è anche vero la storia dei governi di centrosinistra insegna che il logoramento dell’esecutivo è sempre un gioco pericoloso. L’ipotesi delle urne non è realistica. Persino Salvini non ci crede e dalla piazza indica come percorso di rafforzamento della destra la road map delle prossime regionali. Ma a Renzi e Di Maio deve arrivare il messaggio che il Nazareno non ha paura di votare. Anche perché per il Pd il voto era la prima opzione dinanzi alla caduta del governo giallo-verde. «Delusione» verso il fuoco amico filtra anche dalla corrente Base Riformista, gli ex renziani rimasti a casa dem, che sottolineano che in Italia viva c’è chi ricopre cariche istituzionali in virtù dei voti ottenuti dal Pd.

Zingaretti si cuce la bocca e continua ad attaccare Salvini: «L’avversario è lui». E di cose da contestare al suo comizio di piazza San Giovanni a Roma ce n’è: «Demagogia e chiacchiere», dice, «utili a ricevere applausi e inutili a risolvere i problemi degli italiani», «Chieda scusa. Se fosse ancora ministro sarebbe aumentata l’Iva, ci sarebbe la tassa sulle cassette di sicurezza e avremmo dovuto trovare altri 15 miliardi per dare dei soldi ai super ricchi e colpire i servizi sociali», «Sono contento che tanti moderati italiani si siano sentiti in dovere di dire ’quella non è la nostra piazza’». I moderati del centrodestra dovrebbero essere il terreno di caccia dei renziani. E invece da Firenze scelgono di attaccare gli ex compagni di partito, naturalmente dopo aver giurato il contrario.

Per giunta in piena campagna per il voto umbro. La prossima domenica in quella regione andrà in scena un primo test del gradimento sul governo e sulla nuova alleanza Pd-M5S. Il premier Conte è prudente: «Con tutto il rispetto per la popolazione umbra, che è pari a quella della provincia di Lecce, non può essere determinante per le sorti del governo. Però c’è molta attenzione, e questo è un esperimento politico molto importante. Ma è chiaro che è stato organizzato in poco tempo, e non può essere in ogni caso un test per il governo». È lo stesso concetto che venerdì ha scolpito la grillina Roberta Lombardi a Roma in un confronto con Massimiliano Smeriglio (europarlamentare Pd) alla Link University: «Andare insieme al governo è un punto di non ritorno. Un’enorme responsabilità che ci siamo assunti consapevolmente».
In Umbria intanto Zingaretti continua a cercare voti. A non lasciare niente di intentato. Da Marsciano spiega: «So che Salvini tutta la domenica del voto farà campagna elettorale nel web. Facciamola pure noi, una volta tanto, per portare la gente a votare. Anche la prossima domenica e fino alle 22 bisogna mobilitarsi facendo campagna elettorale, telefonando a tutti e anche nel web. La regione della Marcia della pace non può diventare quella della marcia dell’odio».

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