Il simbolo è chiuso, la lista è ancora aperta. Alzato il drappo con la bandiera europea, il logo che Nicola Zingaretti e Carlo Calenda presentano alla stampa è un capolavoro di prevedibilità. Per tre i quinti superiori c’è quello solito verde, bianco e rosso del Pd, nella parte inferiore Siamo europei su sfondo azzurro con le dodici stelle. Un collage nel quale trova spazio, defilato sulla destra, anche il piccolo logo del Pse, «socialisti e democratici europei». «È la nostra famiglia in Europa», spiega Zingaretti. In realtà quel francobollo è la porticina lasciata aperta per fare entrare nella lista Mdp-Articolo 1: le trattative con Speranza sono avviate, anche se i bersaniani avrebbero preferito chiudere prima della presentazione del simbolo. «Non siamo un orpello aggiuntivo, la condizione per un accordo risiede nella piena cittadinanza del nostro punto di vista», puntualizza Arturo Scotto.

Mentre Calenda, incontentabile, pur avendo preso da solo quasi metà spazio, fa notare una dettaglio: «Il simbolo del Pse è solo nella parte superiore e non in quella di Siamo europei perché noi ci rivolgiamo anche ai popolari e ai liberali». Non proprio: avvicinando la lente di ingrandimento si può notare una virgola rosso socialista che si insinua, tentatrice, nel cielo azzurro calendiano.

Riconsegnato a twitter, Calenda rassicura i suoi follower che lo accusano di aver mollato un promettente destino da leader liberale per un posto sicuro a Bruxelles con i socialisti: «Siamo europei manterrà la sua autonomia». E litiga con quelli di +Europa che gli hanno preferito Pizzarotti: «Fate una lista con chi è molto più a sinistra del Pd». Zingaretti invece fa il signore: «+Europa ha scelto di correre da sola ma in parlamento combatteremo insieme», naturalmente nel caso dovessero ritrovarsi lì. Il segretario del Pd per la sua prima sfida – che è quella di «vincere, al massimo arrivare secondi» come ha detto a proposito delle amministrative» – ha dovuto apparecchiare il «campo largo» con quello che ha trovato. Non moltissimo oltre Calenda. Quando fa l’elenco parlando proprio delle «nuove forme di alleanze larghe e pluraliste» che si stanno chiudendo per le amministrative, deve spiegarsi bene: «Forze civiche, democrazia solidale che è un movimento che parte dall’associazionismo cattolico, l’associazione futura (Laura Boldrini, ndr), campo progressista (Giuliano Pisapia, ndr), esperienze civiche, Articolo 1». Paolo Gentiloni, neo presidente del partito democratico, come al solito è più spontaneo: «È un bel simbolo, questo è il massimo di unità possibile che siamo riusciti a realizzare». Pisapia sarà il capolista nella circoscrizione nord ovest, Calenda in quella nord est. La lista, dice Gentiloni, «è ancora aperta a sinistra ma anche al centro». Se infatti il simbolo andrà depositato tra una settimana, per le liste c’è tempo fino al 17 aprile.

Quanto ai contenuti, Zingaretti li ha riassunti attorno a tre parole chiave. Unità: «Il Pd richiama tutte le forze europeiste a unirsi per essere più forti e fermare una pericolosa deriva nazionalista. Il nostro è il simbolo dell’unità, non un insieme di sigle ma un pluralismo che stiamo componendo». Ha bisogno di altro tempo. Èuropa: «Senza Europa non c’è futuro. Noi crediamo nell’Europa baluardo per i cittadini europei ma un’Europa che lotta contro le diseguaglianze, fa pesare la sua influenza, scommette di nuovo nella crescita». E infine Sostenibilità: «Dalla sostenibilità può nascere in questo secolo una nuova fase di sviluppo intelligente. Tutto questo per fare una cosa semplice, creare lavoro, creare lavoro, creare lavoro in Italia e in Europa. Si possono costruire nuovi milioni di posti di lavoro».