Ziccardi e le lotte contadine
MEMORIA STORICA La storia della Basilicata tra povertà e rivolta
MEMORIA STORICA La storia della Basilicata tra povertà e rivolta
La morte del senatore Angelo Ziccardi ha rievocato una pagina importante della storia della Basilicata, le lotte per l’occupazione delle terre. Nel secondo dopoguerra, un grande sommovimento popolare interessò l’intera provincia di Matera a causa dello stato di povertà in cui vennero a trovarsi migliaia di contadini per via dei fitti altissimi pagati ai grandi proprietari terrieri.
PER UNA TERRA ARIDA e magra, i contadini pagavano con l’unica ricchezza che possedevano, il grano: per ogni tomolo di terra seminata il padrone riceveva da due a cinque tomoli di grano. Quasi l’intero raccolto. Fu così che nei primi mesi del 1949 migliaia di contadini si misero in marcia sfidando i latifondisti del posto. Ai dirigenti del sindacato e del Partito comunista, come Angelo Ziccardi, si affiancarono semplici lavoratori della terra: Domenico Giannace a Pisticci, Salvatore Calbi a Stigliano, Giuliano Di Milta a Accettura, Fortunato Giannuzzi nel metapontino. A San Mauro Forte i contadini parteciparono al movimento di lotta sotto la guida di Giuseppe Belmonte (detto «Boggio»), un agricoltore senza letture e istruzione, che sapeva parlare al cuore della povera gente. All’alba, centinaia di contadini venivano svegliati dagli squilli di tromba di Totonno Deufemia, uno strumento che aveva imparato a suonare durante il servizio militare.
IL RADUNO, ancora col buio, avveniva in prossimità del vecchio campo sportivo, dove sorgeva una fornace per costruire mattoni. Con gli asini e i muli, i contadini si incamminavano per raggiungere i terreni incolti, li occupavano, aravano e seminavano. A fine giornata si faceva ritorno al paese e nella Camera del Lavoro, si stabiliva il programma di lotta del giorno successivo. Ma il 13 aprile del 1950, Giuseppe Belmonte fu arrestato e trasferito nel carcere di Matera. Il movimento non si arrese. La mattina del 13 agosto dello stesso anno, il paese si spopolò, restarono nelle case solo i vecchi e i malati. Uomini con le zappe e le vanghe, donne, bambini, madri con i piccoli accucciati sotto gli scialli e i fiaschi del vino a tracolla, si incamminarono verso nuovi terreni da occupare. C’era anche Angelo Ziccardi, in prima linea, a fianco dei contadini. A San Mauro Forte, nonostante l’ampiezza della protesta, le terre occupate nel giro di poco tempo tornarono nelle mani dei proprietari e con la riforma agraria del 1950 solo una parte di esse furono assegnate ai contadini che avevano partecipato alle occupazioni. In altri Comuni non andò meglio.
A MONTESCAGLIOSO, la notte del 14 dicembre del 1949, nel mentre era in corso un corteo, Giuseppe Novello morì colpito da una scarica di mitra sparata da un poliziotto. A Venosa, qualche anno dopo, a perdere la vita fu un giovane bracciante, Rocco Girasole. La repressione investì il paese e decine di lavoratori furono uccisi a Melissa, Torremaggiore, Portella della Ginestra, in Sicilia, dove a compiere l’eccidio furono gli uomini della mafia che si servirono del bandito Salvatore Giuliano.
In seguito alla scomparsa di Angelo Ziccardi, i promotori del seminario che si tenne nel 2010 a san Mauro Forte hanno trascritto la sua relazione su quei fatti e deciso di realizzare una pubblicazione.
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