Visioni

Zezi, la tammurriata perpetua dalle fabbriche alla strada

Zezi, la tammurriata perpetua dalle fabbriche alla stradaDa un concerto degli Zezi

Dvd antologico Quasi mezzo secolo di vita dell'ensemble musicale di Pomigliano, dal 1974: sarà presentato domenica 26 al Maschio Angioino di Napoli (e replicato il 28 nella sala della Provincia, in piazza Matteotti)

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 25 settembre 2021

L’ipnotico battito della tammorra come un fiume sotterraneo di lava incandescente. Materia pulsante e sulfurea della Muntagna, ‘o Vesuvio, dentro l’epopea dei Zezi, il collettivo operaio e contadino di Pomigliano d’Arco, protagonista del dvd Zig Zag Zeg Zug, spettacolare antologia audiovisiva di un labirintico percorso, quasi mezzo secolo di vita dal 1974 (anche se i contributi filmati sono dal 1976 al 2014),  che sarà presentato domenica 26 al Maschio Angioino di Napoli (e replicato il 28 nella sala della Provincia, in piazza Matteotti).

«Io so’ Pullucenella d’Acerra, Cetrulo e Policetrulo» il frammento più antico, un brano da teatranti di strada, la rappresentazione in costume di La Canzone di Zeza, commedia popolare sul conflitto tra vecchi e giovani, tradizione e modernità, tipica del Carnevale napoletano. Tante processioni festanti e balli collettivi, portando in giro La Tammurriata dell’Alfasud o Pummarole e Maccarune, da piazza Plebiscito a La Merce’ di Barcellona passando per Nantes, col pubblico che saltella e balla a tempo, travolto da un’ebbrezza contagiosa o per Parigi, improvvisando sui canti tradizionale e commentando l’attualità politica su Mitterrand e Berlusconi.Scioperi operai e serrate padronali, la tragedia della Flobert e la festa all’Ospedale Psichiatrico Bianchi, fino a una scalata del vulcano, con musicisti, attori e gente comune in una marcia ancestrale che ricorda Dickens e Melville, fantasmi e ombre che s’affollano nel paesaggio polveroso, forse lunare.

Riprese amatoriali e dissolvenze in controluce, insieme a clip tratte da film, speciali televisivi, manifestazioni di protesta del gruppo folk antagonista dal cuore rosso vivo, che maneggia con maestria putipu e caccavelle, chitarre e percussioni, mettendo in fila Sanacore e Ciente Paise, Peppenie e A Ferriera, innaffiate con Bandiera Rossa, ‘o Guarracino e fronne a distesa. Da qualche parte spunta un pazzariello a elencare i danni ambientali, le morti sul lavoro, la terra dei fuochi, tutti gli oltraggi subiti dal territorio vesuviano, in parallelo con pompose sfilate militari e silenziose comiche alla Charlot.

«Abbiamo suonato lo scorso Primo Maggio alla Whirlpool occupata – dice Angelo De Falco, ‘o prufessore, il motore di questo ensemble al quale hanno lavorato oltre 300 persone nel tempo (da un giovane Daniele Sepe fino al cantante Marcello Colasurdo) con ruoli diversi e stiamo partecipando a molte iniziative per il popolo afghano e per il nostro incubo peggiore, migliaia di morti poveri e insepolti. La tragedia dei migranti dispersi in mare, vittime dei tanti naufragi davanti alle nostre coste mediterranee.  I Zezi sono ancora vivi e combattivi anche se Fiat e Alfasud non ci sono più. Hanno cambiato nome ma la prepotenza, le malefatte  e l’ipocrisia dei padroni, a terra e sul web, sono sempre gli stessi.Stiamo ultimando i brani del prossimo cd e faremo un nuovo montaggio video di materiali inediti, sempre coi nostri mezzi artigianali».

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