Zelda, principesse alla ribalta
Ci sono voluti appena trentotto anni, ma la principessa Zelda è finalmente protagonista di un episodio principale della serie che porta il suo nome. Sarebbe però riduttivo, e storicamente non corretto, affermare che sia stata sempre confinata a ruoli marginali, o che ci troviamo dinanzi alle magnifiche sorti e progressive di un medium, quello videoludico, in cui le donne sono passate da una condizione di marginalità a ruoli dominanti.
In realtà, è tutto molto più complesso di così, e il ricchissimo percorso di Zelda – tra spin-off, timeline alternative, ruoli talvolta sorprendenti, come quello di Dazel in The Wind Waker – dimostra come lo studio della rappresentazione dei personaggi femminili nel mondo dei videogiochi debba rifuggire da fin troppo facili semplificazioni.
Va detto che il 2024 è un grande anno per le principesse Nintendo, che finalmente hanno l’occasione di lasciarsi alle spalle il trito stereotipo della damigella in pericolo da cui era partite per essere inseriti in percorsi ludici di un certo spessore. Lo ha fatto Peach in Princess Peach: Showtime!, al centro della scena nel Teatro Splendente in cui è indiscussa protagonista, e lo fa qui Zelda, anche grazie a un set di abilità uniche che la distinguono (anche se non del tutto nettamente) da Link, spadaccino finora sempre al timone degli episodi principali della serie.
In Echoes of Wisdom, la meccanica principale – sovrana tanto nell’esplorazione, quanto nei combattimenti – è quella della creazione delle Repliche, ossia imitazioni di oggetti e mostri che Zelda può evocare con l’aiuto del bastone magico donatole dalla fata Tri. Al di là della possibilità di «agganciare» i nemici con i suoi poteri, bloccandoli o magari gettandoli senza pietà dall’alto di una rupe, Zelda si affida alle sue Repliche più battagliere (guerrieri corazzati, pesci zannuti, e chi più ne ha, più ne metta) per avere la meglio sugli avversari che popolano le varie zone del Regno di Hyrule. L’effetto non è sempre a fuoco: spesso i combattimenti si risolvono in una mera osservazione delle azioni delle Repliche – la cui intelligenza artificiale non è brillante – mentre Zelda resta in un angolo. È possibile trasformare la principessa in spadaccina per un limitato periodo di tempo usando un potere speciale, ma si tratta di un’aggiunta che suona piuttosto posticcia, fatta per accontentare chi ama un approccio più diretto, come quello del protagonista storico Link. In realtà, il sistema delle Repliche avrebbe potuto funzionare alla perfezione con una cura maggiore per l’IA delle stesse e una migliore gestione del menu: fermare l’azione per scorrere l’infinito elenco di Repliche a disposizione non riesce a restituire quel dinamismo che avrebbe reso Zelda una protagonista ancora più efficace e indimenticabile.
L’aspetto forse più notevole dell’opera risiede nella sua capacità di unire il vecchio al nuovo. Il feeling complessivo dell’esperienza è frutto della perfetta unione tra lo stile grafico già adottato in The Legend of Zelda: Link’s Awakening (2019), remake dell’omonima avventura del 1993 che era stato in grado di svecchiare la formula originale e di ripresentarla al pubblico sia dei nostalgici che dei più giovani in maniera davvero impeccabile, e dell’approccio dirompente di The Legend of Zelda: Breath of the Wild (2017) e Tears of the Kingdom (2023), con il loro sterminato mondo aperto e mille modi per approcciarlo. Ecco, Echoes of Wisdom trasporta l’approccio creativo di questi ultimi due capitoli citati in una Hyrule che sembra un ricordo riveduto e corretto degli episodi di una volta, quelli con visuale dall’alto, articolati in varie schermate piene di tesori, nemici e scoperte: è una compressione ideale di ciò che Nintendo ha realizzato nel corso degli anni, scrivendo la storia del videogioco un capitolo alla volta, senza mai adagiarsi sugli allori di una saga che ha da subito acquisito uno status di culto.
Si percepisce, però, che l’investimento produttivo è stato decisamente inferiore rispetto ai due colossal Breath of the Wild e Tears of the Kingdom. Chi cerca una trama sorprendente quanto quella del capitolo del 2023 – che peraltro metteva al centro della narrazione proprio Zelda, le cui vicende nel passato di Hyrule andavano seguite in un commovente pellegrinaggio in giro per il mondo – non troverà guizzi nella scrittura, fin troppo piana e dagli esiti prevedibili. Al di là dei limiti tecnici legati al frame rateincostante, che fa avvertire la sofferenza di una Nintendo Switch con ormai più di sette anni sulle spalle, interfacce, menu e controlli avrebbero giovato di una maggiore flessibilità ed eleganza, soprattutto quando – come si accennava sopra – le Repliche diventano così tante che la loro gestione si trasforma più in un lavoro che in un piacere, e si finisce per usare sempre le stesse per evitare di trascorrere un tempo infinito alla loro ricerca nella loro lista lineare.
Insomma, Echoes of Wisdom osa molto meno di quanto avrebbe potuto, anche perché l’idea che regge tutto il sistema, ossia quella delle Repliche, è centrata e potente, e avrebbe potuto potenzialmente garantire a Zelda un posto di primo piano nelle uscite di questi ultimi anni. Sarebbe facile fermarsi a una celebrazione del nuovo status di protagonista della principessa, ma la verità è che le donne in pixel non hanno alcun bisogno di accontentarsi, specie in un’industria che vive ancora la loro presenza come problematica sotto numerosi punti di vista.
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