Zanotelli: «Oggi in piazza, la battaglia per l’acqua pubblica continua»
Intervista «Serve la legge, i 5S l’avevano promessa ma ora stanno cedendo, in nome dell’alleanza di governo. La lega è assolutamente contraria»
Intervista «Serve la legge, i 5S l’avevano promessa ma ora stanno cedendo, in nome dell’alleanza di governo. La lega è assolutamente contraria»
Il Forum italiano dei movimenti per l’acqua sarà oggi a Roma alla Marcia per il Clima e contro le grandi opere inutili. Parteciperà anche per ricordare ai 5S l’impegno preso: far approvare la legge sulla ripubblicizzazione delle risorse idriche. La proposta di legge è stata presentata un anno fa alla Camera, il 25 marzo sarebbe dovuta approdare in aula. Ieri, nella Giornata mondiale dell’acqua, padre Alex Zanotelli con il Comitato acqua pubblica cittadino è tornato ad affiggere le bandiere arcobaleno a Napoli, in piazza Municipio, per ricordare una battaglia cominciata con il referendum vinto nel 2011 e lontana da essersi conclusa.
Zanotelli, perché il presidio a Napoli?
È stata l’unica città a ripubblicizzare il servizio, come hanno chiesto gli italiani. Oggi Abc è un’azienda speciale, è in attivo, ha assorbito 200 lavoratori, utilizza l’1% delle entrate per realizzare pozzi in luoghi del mondo dove i poveri sono costretti a comprare l’acqua. Investe nelle miglioramento delle strutture relative alle «acque nere», quel comparto dove i privati non investono perché non remunerativo. È un modello che dimostra che si può fare ma se resta da sola, senza una legge nazionale quadro, sarà difficile resistere nel tempo. Proprio ieri a Benevento la giunta Mastella ha messo all’ordine del giorno del consiglio comunale la privatizzazione del servizio.
Perché la legge si è bloccata?
Doveva andare in aula lunedì prossimo ma si è messa in moto la macchina per impedirlo. Le audizioni in commissione Ambiente hanno coinvolto per il 90% soggetti contrari alla pubblicizzazione, a partire dai grandi player nazionali come Hera, Acea, A2A. Poi sono fioccati gli emendamenti, più di 230, molti a firma Lega che è assolutamente contraria. Infine, non è ancora arrivata la relazione tecnica con i costi per riportare il servizio nel recinto pubblico. Questa è la cosa più allarmante, perché lascia la porta aperta per bloccare l’iter.
In che modo la relazione sui costi può bloccare l’iter?
Perché intanto sulla stampa stanno fioccando articoli a senso unico, tutti indirizzati a spaventare l’opinione pubblica. Leggiamo di indennizzi alle società private, rimborsi di debiti finanziari e mancati introiti da canone per 15 miliardi, poi di tariffe che lievitano almeno del 15% per finire con il crollo di un punto del Pil nazionale. A noi tutto questo non risulta, gli esperti del Forum dei movimenti per l’acqua pubblica hanno calcolato un costo di circa 2 miliardi per modificare la gestione e un calo in bolletta intorno al 25%, a fronte di un servizio che elimina il guadagno per i privati a favore degli investimenti per la collettività.
Cosa chiedete al parlamento?
Di arrivare al voto entro aprile. Contro l’acqua pubblica si è formato un unico grande fronte, su ispirazione delle multinazionali dell’acqua, che mette insieme Lega, Partito democratico e il resto del centrodestra. I 5S hanno sempre ricordato che questa battaglia costituisce la loro prima stella. Temo però che stiano cedendo, in nome dell’alleanza di governo, persino su un tema identitario come questo. Diversi deputati del Movimento hanno depositato emendamenti che puntano a stravolgere principi e impianto della legge. Se dovesse essere approvato un testo rimaneggiato per compiacere i privati noi lo ripudieremo e riprenderemo la battaglia. In questo senso il voto fornirà chiarezza: avremo una fotografia di ogni gruppo parlamentare così sapremo chi obbedisce alla volontà degli italiani espressa nel referendum e chi, invece, risponde alle multiutility.
Oggi partecipate alla Marcia a Roma.
È un’unica grande battaglia quella per il clima e per la difesa dell’acqua pubblica. Mentre in Mozambico ci sono stati oltre mille morti per il ciclone Idai, il Kenya sta subendo da due mesi una siccità terribile che ha messo in ginocchio la popolazione. In uno scenario di riscaldamento globale di 2 gradi, il numero di persone colpite dalla carenza idrica in Europa potrebbe aumentare alla fine del ventunesimo secolo dagli attuali 85 milioni a 104 milioni o potenzialmente 295 milioni, principalmente nei paesi del Mediterraneo. L’acqua diventerà un bene scarso, i grandi gruppi lo sanno e lavorano per accaparrarsi l’oro blu.
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