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Yves Sain Laurent, il genio mai in odore di santità

Yves Sain Laurent, il genio mai in odore di santitàYves Saint Laurent, cocktail dress

Manifashion È nelle sale francesi Yves Saint Laurent, il film che l'attore e regista Jalil Lespert ha girato sotto lo sguardo vigile di Pierre Bergè, compagno e socio dello stilista scomparso nel 2008

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 10 gennaio 2014

È nelle sale francesi Yves Saint Laurent, il film che l’attore e regista Jalil Lespert ha girato sotto lo sguardo vigile di Pierre Bergè, compagno e socio dello stilista scomparso nel 2008. Gli attori della Comedie Francaise, Pierre Niney e Guillaume Gallienne, interpretano rispettivamente Yves e Pierre, mentre Charlotte LeBon è la modella e musa Victoire Doutreleau, Laura Smet è Loulou de la Falaise e Marie de Villepin è Betty Catroux.

Il film esplora la vita privata del genio della moda che a 18 anni comincia a lavorare da Christian Dior e che a 20, dopo la scomparsa improvvisa di Dior, firma la sua prima collezione per l’allora più grande Maison francese. «Il piccolo principe dagli occhi pervinca ha salvato la moda», titolano i giornali di tutto il mondo dopo la sfilata del 18 gennaio 1958, quando affacciato al balcone di Avenue Montaigne fu salutato dalla folla come il nuovo sovrano arrivato a salvare un impero in pericolo.

Poi, la vita gli riserva gioie e amarezze: l’inizio della relazione sentimentale con Pierre Bergè, che durò tutta la vita, il servizio militare nella guerra di Algeria (e lui era nato a Orano) e il conseguente licenziamento da Dior, un esaurimento nervoso, la manifestazione di una depressione che lo tortura a vita, i trionfi infiniti delle collezioni con il suo marchio nel frattempo fondato con Bergè, il riconoscimento di genio assoluto della moda della seconda metà del 1900, il debito riconosciuto da tutti i fashion designer attuali e da tutti coloro che oggi possono indossare gli abiti che indossano, anche il fast fashion. Ma il film, basato sulla biografia dello stilista scritta da Laurence Benaim e su Lettres a Yves scritto dallo stesso Bergè, indaga soprattutto sul rapporto d’amore e di vita tra questi due giganti della moda, un intellettuale socialista che si occupa degli affari della Maison Ysl anche mentre presiede l’Operà de Paris (epoca Mitterand) e un intellettuale proustiano che disegna vestiti. «Il film non si schiera, riflette la verità. Tutti gli uomini hanno un lato scuro e uno chiaro. La mia vita con Yves non è stata una favola», dice Pierre Bergè presentando il film. Lo aveva già ben spiegato in L’Amour Fou, il film testamento girato da Pierre Thoretton e presentato anni fa a Venezia, in cui l’amore che li legava colpisce con la violenza dell’autenticità, e lo aveva dichiarato anche nell’orazione funebre nella chiesa di St Roch, dove il prete gli permise di chiamare «amore e compagno della mia vita» l’uomo che giaceva nella bara.

I film sugli stilisti di moda, come quelli sulla moda, sono sempre brutti e infelici. Basti pensare a quelli su Coco Chanel, pieni di inesattezze storiche e mistificazioni biografiche. Anche su questo film si apriranno polemiche, tanto più che al prossimo Festival di Cannes sarà presentato Saint Laurent, il film di Bertrand Bonello con Gaspard Ulliel, osteggiato da Bergè. A noi basta che nessuno dei due film sia una agiografia: Yves era un genio, non un santo.

manifashion.ciavarella@gmail.com

 

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