Banchi di scuola e sedie colorate si prendono lo spazio delimitato da carrubi, lecci e ulivi. In questa classe ricavata nella natura si incontrano le ragazze e i ragazzi del progetto Xfarm Land Art, il primo parco artistico rurale realizzato in Puglia su terreni confiscati alla mafia. Siamo a San Vito dei Normanni, in provincia di Brindisi. Gli ettari che oggi sono coltivati da Xfarm – Agricoltura di prossimità un tempo erano terra sfruttata con monocolture intensive e fertilizzanti di sintesi per essere pronta a riciclare denaro.

Dopo il sequestro del 2004, i campi e le colture sono stati abbandonati per anni. Soltanto nel 2015 venivano consegnati al comune brindisino che due anni dopo ne ha messo a bando la gestione. L’obiettivo era dare una prospettiva ecologica e produttiva a una superficie di cinquanta ettari utilizzati fino a quel momento solo come una discarica.

L’intuizione di restituire al territorio e alle persone un bene comune è arrivata da Qualcosa di buono, una cooperativa sociale nata durante l’esperienza del Laboratorio Urbano ExFadda. Parliamo di un ex stabilimento enologico riconvertito in spazio di creatività e innovazione, diventato nel tempo un punto di riferimento per la comunità di San Vito dei Normanni.

Subito dopo il cancello d’ingresso di Xfarm campeggia la scritta «Hasta l’huevo», che dà il nome all’allevamento avicolo composto da pollai mobili che permettono alle galline di essere spostate periodicamente in aree diverse dell’uliveto, nell’ottica di un’attività di pascolo razionale. Jacopo Volpicelli, l’ecologo della squadra, ha progettato a tal proposito un modello di pollaio che si può muovere lungo i campi, con pezzi componibili utili a creare un rifugio temporaneo per le ovaiole.

L’ESPLORAZIONE CONTINUA POI NELL’AULA VERDE realizzata dall’artista e ingegnere ambientale Andrea Conte, in arte Andreco, insieme alle ragazze e ai ragazzi che hanno partecipato al laboratorio messo a punto da Xfarm con Pigment Workroom, che si occupa di arte urbana partecipativa. Si tratta di un ciclo di quattro workshop riservati alla Gen Z per creare, insieme al supporto di sociologi, ecologi, attivisti antimafia e agricoltori, le vere e proprie opere del parco artistico rurale.

Gli incontri seguono le atmosfere delle stagioni: in quello autunnale terminato da pochi giorni, per esempio, ci si è concentrati su un ideale ritorno a scuola, allestendo una classe formata da due file concentriche di piante. Questo teatro verde è quindi pensato per l’incontro e la formazione ecologica. I banchi sono gli stessi che conserviamo ancora nella nostra memoria di studenti, anche se stavolta davanti a noi non ci sono lavagne o gessetti con cui spiegare teoremi. Piuttosto ulivi, carrubi e terra rossa per immaginare nuovi modelli di territorio come alternativa alla crisi ambientale e sociale.

ATTRAVERSO UN PERCORSO SCANDITO DA BANDIERE realizzate dai ragazzi durante il laboratorio, con motivi medievali e stemmi di casate inventate, si arriva poi alla carcassa di un’automobile che era stata un tempo bruciata e seppellita nel campo. Oggi è riemersa da quella profondità, sputata dalla terra che la circonda invece trionfante: i partecipanti del laboratorio hanno infatti scelto lo scheletro della macchina come il simbolo della mafia che viene fermata quando si portano le cose alla luce.

Jacopo continua a camminare lasciandosi alle spalle asparagi, piante aromatiche e fiori di ogni tipo, fino a quando non gli si aprono davanti i sei ettari di oliveto dove sta nascendo l’agroforesta di Xfarm, sviluppata all’interno del progetto Dalle agromafie all’agricoltura sociale, realizzato in collaborazione con l’Università di Foggia e zeroCO2, startup innovativa impegnata in iniziative di riforestazione ad alto impatto sociale.

Trasformare una distesa di ulivi in una foresta serve a sperimentare nuove possibilità per il panorama agricolo ed economico, promuovendo allo stesso tempo una diversificazione del paesaggio regionale attraverso la conversione di un uliveto intensivo. La strategia è utile se si considera perdipiù la crisi della monocoltura olivicola pugliese causata dal disseccamento delle piante. Nello specifico un’agroforesta è un sistema che integra funzioni agricole, forestali e zootecniche, basate su una gestione ecologica delle risorse attraverso l’introduzione di alberi e altre piante perenni nelle colture.

La sua maggior resistenza deriva dall’emulazione degli ecosistemi naturali, sfruttando diversi arrangiamenti spaziali e temporali che massimizzano la fotosintesi e riducono la necessità di input esterni come acqua, ammendanti e pesticidi. I due meccanismi naturali fondamentali che vengono ripresi sono la stratificazione e la successione temporale delle colture. L’obiettivo principale di queste pratiche è la tutela del suolo, attraverso una sua costante copertura con vegetazione viva o in via di decomposizione, la cosiddetta pacciamatura.

XFARM LAND NON HA QUINDI BISOGNO DI MURI in cemento nei suoi campi. A definire lo spazio ci pensano piuttosto le radici, che segnano punti di appartenenza da cui far iniziare rivoluzioni collettive. C’è solo un edificio tra gli ulivi: si tratta della struttura che ospita gli eventi estivi che, su una delle sue facciate, ha ben in vista il murale con la scritta «chi getta semi al vento farà fiorire il cielo».