Wrestling e tragedia
Cannes 67 L'ex documentarista Bennett Miller in Foxwacther, presentato in concorso, punta un'altra grande storia vera americana, avvenuta nel 1996. L'improbabile rapporto tra l'erede di una ricca famiglia e due famosi campioni sportivi
Cannes 67 L'ex documentarista Bennett Miller in Foxwacther, presentato in concorso, punta un'altra grande storia vera americana, avvenuta nel 1996. L'improbabile rapporto tra l'erede di una ricca famiglia e due famosi campioni sportivi
Dopo la favolosa New York di Truman Capote (Capote) e il mondo del baseball (il sottovalutato Moneyball) , l’ex documentarista (The Cruise) Bennett Miller punta l’occhio su un’altra grande storia «made in Usa». Strappato (come i suoi film precedenti) alla cronaca, Foxcatcher (presentato lunedì sera in concorso qui al festival) è il racconto dell’improbabile rapporto tra l’erede di una delle piu potenti e antiche famiglie americane e due famosi campioni di wrestling, un rapporto che si interruppe definitivamente quando, nel 1996, John du Pont uccise a pistolettate l’ex campione olimpico di Dave Schultz, che il miliardario aveva assunto, insieme al fratello Mark per allenare la sua squadra di lotta libera, i Foxcatcher.
La caccia alla volpe (evocata dal nome della squadra) sembra un’occupazione decisamente più idonea a un duPont della lotta libera. Ma, osservato a distanza e con un certo disgusto da sua madre (Vanessa Redgrave), che ama solo i cavalli, John duPont (il comico Steve Carell con un’enorme protesi al posto del naso), nella sua sterminata tenuta in Pennsylvania, coltiva con una cura e disciplina un po’ sinistri un gruppetto di lottatori, capitanati dai fratelli Schultz.
Un esperimento da laboratorio, e una messa a confronto di classi sociali, destinati a finire malissimo Channing Tatum è Mark Schulz, che ha l’espressività di un gorilla e non è sicurissimo di sé. Mark Ruffalo è Dave, il maggiore, e quello più socievolmente funzionante. Tre interpretazioni «da Oscar», quasi troppo prepotenti per questo film tutto fatto di dettagli pazienti, di ricostruzioni di milieu – freddo, preciso, come se guardassimo al microcopio. Purtroppo, l’innegabile talento antropologico di Miller qui sembra usato solo fine a se stesso.
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