Woody Allen tra caos e fato
Cannes 68 Fuori concorso presentato il nuovo lavoro del regista newyrochese con Joaquin Phoenix e Emma Stone
Cannes 68 Fuori concorso presentato il nuovo lavoro del regista newyrochese con Joaquin Phoenix e Emma Stone
«Emotivamente parlando, a Zabriskie Point». Così, citando uno dei posti più aridi della Valle della morte e anche il film di Antonioni, si definisce Abe Lucas, professore di filosofia in arrivo in un piccolo college privato del Rhode Island. Preceduta da leggende sul suo cuore spezzato (non si capisce se dalla moglie, dall’amico morto in Iraq o da una storia d’amore tra i due) e dalla reputazione di essere un pensatore trasgressivo, la sua venuta sul campus è anticipata da alcuni membri della facoltà come «un’iniezione di Viagra». Anche gli studenti sono eccitati, specialmente Jill Pollard, che è un’ammiratrice dei suoi scritti.
A Cannes fuori concorso, Woody Allen tratteggia il suo nuovo lavoro, Irrational Man, sullo sfondo rarefatto, sospeso nel tempo, e privilegiato dell’«accademia» della East Coast statunitense, un quadro che ricorda più il waspissimo Whit Stillman che il 76enne regista ebreo di Brooklyn – vecchi edifici di pietra rossa, vialetti immersi nel verde e pieni di ragazzi, al cinema locale una rassegna scandinava, feste tra studenti, pettegolezzi tra professori, piccole infelicità famigliari seppellite in un tran tran educato e senza speranza.
D’altra parte, spiega Abe ai suoi studenti – tra una lezione su Kant e una su Kierkegaard più adatte a un liceo che alla tuition milionaria di un’università americana – sperare è perdere in partenza. E ancora: ’la filosofia è tutta frottole’.
Lontani sono la luce magica della Riviera, i falsi incantesimi del finto mago cinese, la dolcezza dell’intrigo romantico, i costumi da favola di Magic in the Moonlight, questo – dice Woody Allen nelle note di produzione, doveva avere la texture di «un film realistico» (alla fotografia è ancora Darius Kondji). Che nel suo vocabolario di traduce come «serio».
Alla prima collaborazione con Woody Allen, Joaquin Phoenix porta al professore depresso la sua tristezza simpatica e distante, qualche chilo di pancia in più del solito e una fiaschetta di scotch perennemente in mano. Abe ha provato tutto nella vita – dalle droghe, alla manutenzione degli ascensori, al volontariato a Darfour- ma non ha ancora trovato una ragione per non spararsi in testa (come rischia di fare giocando a roulette russa davanti a un De Kooning, durante una festa piena di ragazzi). Il libro che sta scrivendo, su Heidegger e il Nazismo, è bloccato; come la sua libido che nemmeno Parker Posey, nei panni di una professoressa di chimica dal matrimonio ingrigito e con grande voglia di andarsene, riesce a rianimare.
Il tormento molto letterario, assorto in se stesso, del professore cattura l’occhio e il cuore di Jill (Emma Stone, luminosissima in Magic in the Moonlight) figlia di accademici anche lei (ma insegnano «solo» musica). I due diventano amici, forse qualcosa di più, fino a che un giorno, mentre stanno origliando la conversazione dei vicini di tavolo in un coffee shop, Abe trova l’idea che gli permetterà di ricominciare a gustare le sue giornate, i pancake per colazione, il sesso con la professoressa di chimica e le avance di Jill. Almeno per un po’.
Il caos e il caso sono sono due atti di fede nell’universo alleniano, i motori del (suo) mondo. Sullo sfondo di quel caos e di quella casualità, il regista aveva già riflettuto sulla scelta e sulle conseguenze (o non conseguenze) dell’uccidere in due tra i suoi film più belli, neri, e crudeli, Crimini e misfatti e Match Point. In superficie, Irrational Man rimanda a quei titoli ma, a loro confronto, sembra un pensiero distratto.
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