William Friedkin, l’occhio chicagoano
Intervista «Le elezioni in America sono come ’Il pozzo e il pendolo’ di Poe. Mi piace Sanders ma credo che sarà Hillary a vincere. Ha il sostegno del partito, i numeri, i voti». Incontro col regista di «L'esorcista» a cui il Festival di Lucca dedica la retrospettiva
Intervista «Le elezioni in America sono come ’Il pozzo e il pendolo’ di Poe. Mi piace Sanders ma credo che sarà Hillary a vincere. Ha il sostegno del partito, i numeri, i voti». Incontro col regista di «L'esorcista» a cui il Festival di Lucca dedica la retrospettiva
Di solito i nostri registi indossano la cravatta» aveva detto Alfred Hitchcock a un giovanissimo William Friedkin porgendogli la mano «come se la dovessi baciare». All’epoca, il 1965, a Friedkin era stato chiesto di girare l’ultimo episodio della serie televisiva The Alfred Hitchcock Hour, con cui ormai il maestro del brivido aveva poco a che fare: «Veniva sul set una volta alla settimana per registrare il discorso introduttivo e basta» ricorda oggi Fredkin.Prima ancora che lui potesse inventare una giustificazione per il suo abbigliamento casual, Hitchcock era scomparso: «Quella è stata l’unica frase che mi abbia mai detto».
Il regista di L’esorcista è al Film Festival di Lucca che gli dedica una retrospettiva tre anni dopo il Leone d’oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia. Nella sala degli affreschi del complesso di San Micheletto si siede sul tavolo e parla ai presenti senza microfono. «Probabilmente ho gli stessi vestiti che portavo ai tempi di The Hitchcock Hour», scherza. In Toscana, a Viareggio, presenterà al pubblico anche Amarcord, che insieme a molti altri lavori di Fellini è uno dei suoi film preferiti di tutti i tempi. «Ma lo faccio malvolentieri perché è come se un allievo dell’Accademia di Belle arti dovesse introdurre il lavoro di Michelangelo».
Il regista di Chicago è molto legato ai grandi cineasti del passato. È guardando i loro film, soprattutto quelli dei registi europei, che ha imparato a fare cinema. Antonioni, Resnais, Godard, Scola, Rosi, ma anche Charlie Chaplin e Buster Keaton: «Il più grande regista americano di ogni tempo». «La gente elogia sempre le scene di inseguimento in Il braccio violento della legge o Vivere e morire a Los Angeles. Che però non sono niente in confronto agli inseguimenti nei film di Keaton».
Quello in cui viviamo è invece secondo Friedkin un periodo molto pericoloso per il cinema mondiale, in cui è in corso uno «tsunami di cambiamenti senza precedenti». Le nuove generazioni guardano i film sugli schermi di un iPhone o di un tablet e non più in sala: «Riuscite a immaginare Lawrence D’Arabia di David Lean sullo schermo di un cellulare?».
Per questo se fosse giovane oggi non gli interesserebbe più fare cinema, forse studierebbe computer graphic dato che è ciò su cui si basa la maggior parte dei film prodotti adesso negli Stati Uniti : «Un paese ossessionato dalle novità, in cui una città come Lucca non potrebbe esistere dato che tutti i monumenti e i vecchi edifici vengono rasi al suolo per fare spazio al nuovo».
Anche la storia viene riscritta costantemente, e oggi sui libri di testo – osserva il regista – si legge che Lincoln era una brutta persona, e che padri fondatori come Washington o Hamilton erano crudeli schiavisti.
Una visione molto cupa del presente quella di Friedkin, che dal cinema e dai nuovi orientamenti dei giovani arriva fino alla politica: anche per questo lui le elezioni presidenziali non le attende affatto con impazienza. A proposito dell’eventualità che Donald Trump – «la sua ascesa è un fenomeno che davvero non capisco» – diventi presidente Friedkin mima il gesto della pistola alla tempia. Ma non sembra entusiasta neanche del versante democratico: «È come Il pozzo e il pendolo di Edgar Allan Poe, o si muore per affogamento sul fondo del pozzo o si finisce squartati dal pendolo».
Si parla di un adattamento televisivo dell’«Esorcista».
Hanno solo comprato i diritti per il titolo, ma realizzeranno una storia completamente diversa che non ha niente a che fare col plot e i personaggi del mio film. Ci saranno due preti giovani che andranno in giro a fare un esorcismo alla settimana. Non credo che lo guarderò neanche. Nel 1973 c’erano stati solo tre casi di possessione in America «autenticati» dalla chiesa cattolica. Quello raccontato da L’esorcista era il terzo, del 1949. Ora invece so che c’è un esorcista assegnato a ogni chiesa principale del mondo e che Padre Amorth ha eseguito oltre 300 rituali. Questo perché la chiesa, ai tempi del mio film, non vedeva questa pratica di buon occhio, mentre Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco la hanno incentivata credendo che ci sia un’ascesa del male.
Sembra pessimista riguardo alla situazione del cinema. E la televisione?
I prodotti televisivi americani sono attualmente molto superiori a quelli cinematografici. Ci sono serie tv veramente intelligenti come Fargo, Homeland o The Sopranos. Ma soprattutto i documentari sono i migliori di sempre. Ad esempio Making a Murderer è grandioso: la storia di un uomo che ha passato 18 anni in carcere per uno stupro che non aveva commesso, finché la prova del Dna non lo ha scagionato. Quando ha deciso di fare causa allo Stato del Wisconsin per questo l’inferno lo ha inghiottito: è stato accusato di nuovo, stavolta di omicidio. La serie non prende posizione sulla sua colpevolezza, dimostra solo come non abbia ricevuto un giusto processo, sia stato incastrato. Un gran documentario sull’ingiustizia del sistema giudiziario americano. Come ho scritto su Twitter, chi vorrebbe per il proprio figlio un processo del genere?
Chicago, la sua città, viene spesso associata a casi di corruzione e violenza.
Credo che il sindaco Rahm Emanuel abbia completamente perso il controllo della città, della polizia, della giustizia sociale. È il peggior sindaco che riesca a ricordare. Fin da quando ho memoria Chicago è stata controllata dai democratici. Quando avevo undici anni un giorno venne da noi un uomo del partito e diede a mia madre precise indicazioni su come votare, e poi le chiese cosa poteva fare per lei. Mia madre chiese di trovarmi un lavoro per l’estate, e anche se io non potevo legalmente lavorare a quell’età mi venne procurato un tesserino della social security che sosteneva che avevo 16 anni. Così ho passato l’estate a lavorare allo stadio di baseball vendendo bibite e guadagnando 90 dollari alla settimana , mentre mio padre ne guadagnava solo 50.
Che cosa pensa del confronto Sanders-Clinton?
Ai giovani Sanders piace perché dice delle cose giuste, tipo che l’educazione dovrebbe essere gratuita. Ma l’America è un paese capitalista dove siamo cresciuti sentendoci dire che nei paesi socialisti in pochi possedevano tutto, lasciando agli altri gli scarti.. Ed ecco che si presenta Bernie Sanders, proclamandosi socialista e sostenendo che molti servizi dovrebbero essere gratuiti. Anche io lo penso: quando mi sono trasferito da Chicago a Los Angeles per frequentare l’università i corsi dell’Ucla erano gratuiti per i residenti in California, e chi veniva da fuori pagava una tassa risibile. Oggi solo un semestre costa 35.000 dollari, è scandaloso. Inoltre lo stato sociale è stato quasi del tutto eroso, è senza più soldi. Per questo penso che le proposte di Sanders non siano pratiche, e che Hillary vincerà : è lei ad avere il sostegno del partito, i numeri,i voti. Mi sorprenderebbe se Sanders vincesse, ma non ne sarei deluso.
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