Whitman, amori atletici inseguendo la scultura antica
Classici americani Ginnastica e nuoto per conseguire una muscolosa bellezza virile: in Sport per uomini (Elliot), tredici articoli di Walt Whitman pubblicati nel 1858 sul «New York Atlas», con pseudonimo
Classici americani Ginnastica e nuoto per conseguire una muscolosa bellezza virile: in Sport per uomini (Elliot), tredici articoli di Walt Whitman pubblicati nel 1858 sul «New York Atlas», con pseudonimo
Zachary Turpin è un cacciatore di microfilm, bobine di pellicola riproducenti copie autentiche di testi andati perduti, piccole o grandi curiosità letterarie per mano di autori rinomati. Ne ha ritrovati parecchi. Inutile elencarli. Adesso arriva l’ultima scoperta, una raccolta di tredici articoli sullo sport, pubblicati, sotto pseudonimo, da Walt Whitman sul «New York Atlas» del 1858: Sport per uomini Consigli salutari per una sana e robusta costituzione (Elliot, a cura di Zachary Turpin, traduzione di Roberta Arrigoni, pp. 154, e 16,50).
È la bellezza virile che lo esorta a porgere all’americano comune – il quale, lavorando pragmaticamente, non ha tempo da perdere – consigli su come coltivarla. «Sono allenatore di atleti», dirà in Canto di me stesso. Pertanto: ginnastica, atletismo, nessun impegno eccessivo nelle funzioni pubbliche e private, relax, «niente pensieri, niente tormenti», muscoli, cura dei piedi, deambulazione, vestiario, idroterapia, nuoto e bagni, e così via.
Ma soprattutto il nuoto lui raccomanda. Quindi, si dilunga in suggerimenti su come imparare a nuotare. Gli americani infatti non sono nuotatori nati, perché erano, più o meno agli inizi della colonizzazione, anzitutto farmers: contadini. Cosa consiglia Whitman? «Non occorre fare altro che muoversi nell’acqua, in un tratto di mare non troppo profondo, andando avanti e indietro e tentando di quando in quando di eseguire qualche bracciata. I risultati non tarderanno a venire». Molto semplice.
L’ideale che egli ha in mente e vuole raggiungere – almeno per sé – è lo scultoreo atleta antico, come cesellato nelle statue dei maestri del passato. Secondo lui, quel giovane uomo di marmo deve aver praticato molto nuoto per rafforzare e rendere belli i muscoli: «Gli scultori dicono che il florido sviluppo di muscoli, torace, polmoni ottenuto da Greci e Romani grazie al nuoto (sia in mare aperto che in piscine artificiali) è alla base delle forme piene e tornite che è possibile ammirare nei busti dell’antichità». E poi, quasi paradossalmente, ci offre un altro esempio, molto meno di alta ascendenza, un tipo reso popolare probabilmente da Melville e dalle relazioni di viaggi esplorativi. Parliamo degli aborigeni: «Oggigiorno, le forme fisiche più belle e armoniose che sia dato di trovare tra gli esemplari maschili della razza umana sono probabilmente quelle degli abitanti delle isole del Mare del Sud, che passano moltissimo tempo in acqua, dove sembrano essere a proprio agio non meno che sulla terra ferma». Egli non fa distinzioni di pelle o di colore. Bianco puro di contro a un bruno impuro. Questo in tempi di Abolizionismo.
Whitman teneva al valore dell’acqua e, da voyeur, a rimirare il bagno altrui, come registra, senza dire troppo, in più passi di Canto di me stesso. Per esempio, nella lirica n. 11: «Ventotto giovani si bagnano presso la riva, / Ventotto uomini, e tutti così amici; / Ventotto anni di vita di una donna, e tutti così solitari».
Tuttavia, è nella sezione Calamus di Foglie d’erba, di chiara inclinazione omosessuale, che osserviamo l’esito dell’ideale di bellezza del corpo da lui ambita nei giochi d’acqua con i suoi compagni. Dobbiamo seguirlo Per Sentieri non battuti nei boschi, al fine di assistere al loro cameratismo, quando raggiungono uno stagno nascosto. Quello è il momento in cui «l’anima dell’uomo per cui parlo – egli dice – gioisce quand’è con i compagni / Qui tutto solo, lontano dallo strepitio del mondo. /… / perché in quest’angolo appartato posso rispondere come altrove non saprei osare /…/ Risoluto a non cantare oggi altri canti che quelli dell’attaccamento virile, / Proiettandoli verso quella vita autentica e piena, / Lasciando dunque in testamento tipi di amore atletico» (trad. Mario Corona). Per pruderie, è costretto a dire quel che può. Il resto lo lascia immaginare a chi ha fantasia.
La scoperta di Turpin, che va indietro nel tempo ma resta nel presente, torna utile perché fa da sfondo, diciamo ‘teorico’, al discorso mezzo, o quasi, celato in Calamus, la raccolta scottante aggiunta a Foglie d’erba nel 1860, dopo aver elaborato la materia in questi scritti solo due anni prima.
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