Con più di 1100 milioni di dollari di incasso, di cui circa 700 sul territorio nazionale Black Panther (2019) è stato il successo inatteso di uno dei film più redditizi di sempre. Alla base di questa nuova generazione di Marvel, c’è l’invenzione di una sorta di atlantide africana, il Wakanda. Si tratta di un Paese e di un popolo che, grazie ad un minerale che si trova unicamente sul suo territorio, ha sviluppato una tecnologia superiore a quella delle potenze occidentali. L’idea del film è quella di costruire una lotta di potere tra un leader isolazionista e uno sfidante interventista. Intorno a questo conflitto, non proprio originale, il regista aveva creato un’immaginario piuttosto spettacolare e inventivo, basato sul principio di mescolare in maniera creativa e a tratti ironica l’estetica tribale e il design high tech. Ne era uscito una sorta di neo peplum, ovviamente molto ingenuo, ma pieno di fantasia e capace di riciclare con disinvoltura scene di James Bond, del Re Leone, di Avatar del Re sacerdote di Nemi… e chi più ne ha più ne metta.

Wakanda Forever si permette il lusso di riciclare persino il lutto dell’attore principale dle primo episodio, Chadwick Boseman, morto nel 2020, quando la pre-produzione del sequel era già in stadio avanzato. Altri avrebbero potuto far risorgere l’attore con un colpo di morphing. Il regista Ryan Coogler invece integra la scomparsa nel film stesso, che si apre quindi con la scomparsa e i funerali del re pantera.

PER IL RESTO, il sequel ha i pregi e i difetti del primo. Tra i pregi, c’è lo sforzo di proporre una saga in cui i maschi bianchi non sono né gli eroi né gli anti-eroi, ma dei personaggi sempre secondari, lasciati sullo sfondo a marinare nel brodetto della loro improvvisa subalternità. Si tratta certo di un modo schematico di ribaltare il paradigma dominante. Ma l’esercizio è comunque salutare. L’altro pregio è la libertà, la fantasia e la cura dei dettagli. Non c’è inquadratura che non sia pensata come un quadro. E ogni nuovo quadro sorprende.
I difetti sono altrettanto notevoli. L’intreccio, filato intorno al conflitto politico e che il sequel copia e incolla dal primo episodio, è di una banalità disarmante. I rapporti interumani che il film inscena sarebbero forse sufficienti a sostenere la struttura di un videogioco, ma risultano del tutto indigenti quando si tratta di far vivere allo schermo, per poco meno di tre ore, dei personaggi di finzione. Persino nell’universo, per sua natura infantile, dei Marvel, le relazioni che il film mette in scena finiscono presto per apparire prive di consistenza.

I DIALOGHI servono più a commentare quello che accade che a dare vita a dei personaggi effettivi. La principessa: «Madre, tu stai per morire !? Ti prego, non morire ! Io ti salverò adesso con questa pallina magica!».Sono errori che ichi studia per diventare sceneggiatore impara ad evitare fin dalle prime lezioni. Osservato con gli occhi della storia del cinema mondiale, compreso il cinema spettacolare d’azione, Black Panther:Wakanda Forever somiglia appena ad un film. Qualcuno che avesse magicamente perso la memoria del cinema, vedendolo potrebbe dire: «Mi ricorda qualcosa, ma non so cosa». Che si tratti di un capolavoro ?