Wakamatsu, l’Armata Rossa, la storia giapponese
Maboroshi
Maboroshi
Nel 2007 veniva presentato all’International Film Festival di Tokyo United Red Army, film che raccontava le vicende dei movimenti studenteschi e di rivolta del Giappone fra gli anni sessanta e settanta, lavoro fiume che in particolare copriva le vicende della costellazione della sinistra estrema giapponese e di come alcune correnti finirono per autodistruggersi nel biennio 1972-73. Il culmine si ebbe con l’Asama-Sanso Jiken, i fatti del monte Asama in cui i rimanenti membri della Sekigun-ha, l’Armata Rossa, si barricarono con un ostaggio dentro un cottage nella prefettura di Nagano circondati dalla polizia. Il lungometraggio era opera di Koji Wakamatsu, regista di culto che le lotte le ha vissute dal di dentro e autore che le tensioni di rivoluzione e liberazione le aveva già descritte ampiamente nel corso della sua sterminata produzione di pink eiga.
United Red Army nell’anno sucessivo approdò alla Berlinale dove conquistò la critica internazionale facendo riscoprire la figura del regista ad un pubblico più vasto e di fatto inaugurando una sorta di seconda giovinezza per l’autore giapponese. Con un punto di orgoglio possiamo aggiungere che anche la nostra intervista del 2005 e le varie recensioni che seguirono contribuirono a riportare Wakamatsu al centro del discorso cinematografico internazionale.
Il regista è scomparso nel 2012 investito da una macchina fuori dalla sua Wakamatsu Production quando stava lavorando ad un nuovo progetto, legato probabilmente al terremoto ed al conseguente disastro nucleare che aveva colpito il Giappone l’anno precedente. Il prossimo primo aprile Wakamatsu avrebbe compiuto 80 anni ed è proprio in occasione di questa data che sono stati organizzati una serie di eventi legati al suo cinema e ad una delle tematiche che più di ogni altra ha attraversato i suoi film, i movimenti di liberazione e protesta che scossero i sessanta ed i settanta e la loro successiva eclissi.
Dallo scorso nove marzo un adattamento teatrale di United Red Army è in scena in un locale della capitale nipponica, uno spettacolo che come la seconda parte del film, si concentra sul processo che portò due fazioni dell’estrema sinistra, la Sekigun-ha e la Kakumei Saha, prima a fondersi nella Rengo Sekigun, l’Armata Rossa appunto, e successivamente ad autodistruggersi uccidendo in purghe 12 dei suoi membri, con i rimanenti sopravvissuti barricati nel cottage di Asama-Sanso. Questo assedio viene ancora oggi ricordato in Giappone perché, al di là del suo significato politico che spesso viene semplificato dai media mainstream, fu uno dei primi avvenimenti trasmessi in diretta continuata dal canale nazionale NHK, che all’irruzione della polizia nel cottage il 28 febbraio 1972, 45 anni fa quindi, dedicò 10 ore e 40 minuti di copertura continuata, una diretta che negli anni successivi avrebbe fatto scuola. Questa copertura televisiva così imponente come il filmato della palla demolitrice con cui la polizia tenta di sfondare le pareti del cottage sono entrate a far parte dell’immaginario giapponese, contribuendo a formare l’idea nella maggioranza del pubblico che i movimenti libertari e di protesta del decennio precedente si erano estremizzati oltre ogni limite e che oramai erano giunti al tramonto.
Il film di Wakamatsu prima, lungometraggio che è disponibile in dvd presso Raro Video, e lo spettacolo teatrale oggi provano a complicare il quadro, non risparmiando critiche feroci all’ottusità ed alla violenza senza senso dei membri della Sekigun, ma storicizzando i fatti e mettendoli in contesto con la situazione del tempo.
matteo.boscarol@gmail.com
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