Visioni

Wadada Leo Smith, il mistero creativo intorno alla musica

Wadada Leo Smith, il mistero creativo intorno alla musicaWadada Leo Smith – foto di Jimmy Katz

Note sparse «The Emerald Duets», un cofanetto per cinque cd testimonianza di un incontro con quattro batteristi

Pubblicato più di un anno faEdizione del 26 luglio 2023

Gli Emerald Duets di Wadada Leo Smith (cofanetto di cinque cd, prodotto dall’etichetta finlandese TUM) sono davvero dei gioielli. Nascono dall’incontro con quattro batteristi che il trombettista, oggi 82enne, conosce bene. Indagano «la relazione, anche sonora, tra tromba e batteria (paragonabile a quella tromba – piano, anch’esso uno strumento a percussione)» come scrive Smith stesso nel libretto, specificando che il «progetto si è via via ampliato. Il primo con cui ho suonato è Han Bennink; poi Cyrille, akLaff e DeJohnette», nel 2014 e 2019-’20.

NOI CHE ASCOLTIAMO queste quasi cinque ore di dialogo – mai scontato, sempre luminoso e intuitivo, carico di riflessioni e sentimenti – restiamo sorpresi come lo stesso W.L. Smith dal «mistero creativo interno alla performance musicale». Del resto Smith ritiene tra i suoi duetti preferiti Weather Bird (Louis Armstrong ed Earl Hines, tardi anni ‘20) e Parts 1 & 2 di Mu (Don Cherry ed Eddie Blackwell, album registrati nel 1969). Il trombettista-flicornista-compositore originario del Mississippi – ma chicagoano in ogni senso – ha aumentato la scala volumetrica e artistica di quegli incontri che reputa modelli, condividendo il processo compositivo che nasce dalle sue idee ma si concretizza nella relazione performativa con Pheeroan akLaff (classe 1955) in Litanies, Prayers and Meditations; Andrew Cyrille (classe 1939) in Havana, Cuba; Han Bennink (classe 1942) in Mysterious Sonic Fields; Jack DeJohnette (classe 1942) in Freedom Summer, The Legacy e in The Gardens and Fountains. Talvolta Smith usa il piano, come anche DeJohnette che alterna lo strumento acustico al Fender Rhodes, ma stragrande maggioranza dei brani prevede tromba e batteria.
Cinque ore di dialogo mai scontato, sempre luminoso e intuitivo

In assenza, quindi, di strumenti armonici il dialogo vede incontrarsi canto (tromba) e ritmo-percussione (batteria), gli elementi cardine delle musiche afroamericane. Non si ha, però, una semplice sommatoria di episodi improvvisati, pur se ampiamente presenti: ogni album vive momenti diversi, evoca personaggi storici e musicali, fa riferimento a questioni politiche e sociali, offre meditazioni, evoca luoghi…

COME HA ben scritto il pianista Vijay Iyer, che ha suonato per molti anni con W.L.Smith, «posso confermare la sua abilità di estrarre significato e strutture da ogni suono che gli viene offerto; rende ogni momento importante. È un profondo conoscitore della storia, di eventi correnti, di crisi sociali e politiche». Dall’altro lato ci sono batteristi-improvvisatori-compositori (istantanei e non) che «mostrano una qualità cristallina: una luminosità autentica e duramente conquistata, equilibrio, compostezza, convinzione (…). Ognuno di questi cinque esseri umani – afferma il pianista – è entrato in quella fase della vita creativa che alcuni chiamano ‘tardo stile’, in cui tutto ciò che fanno è magico».

MAGICO sì ma di una magia consapevole e cosciente, di una concezione della musica che non ha nulla di consolatorio e molto nella direzione di approfondire nel sé e lottare contro un mondo ingiusto. Uno dei titoli ricorrenti è The Patriot Act. Uncostitutional and a Force that Destroys Democracy.

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