Lavoro

A Torino chi vuole lavorare nel cinema paga 500 euro

A Torino chi vuole lavorare nel cinema paga 500 euroUn collage di primi piani di Lou Castel, protagonista di "Mechanismo" (dal sito taxidrivers.it)

Torino Dopo il lavoro gratis a Expo, ecco il lavoro a pagamento: il caso del cortometraggio «Mechanismo», diretto da Louis Nero, che ha vinto il bando «Short Film Fund 2014». Per la Film Commission Torino Piemonte "i confini tra produzione cinematografica e formazione sono poco definiti". L'interpellanza del consigliere regionale Sel Piemonte Marco Grimaldi: "Eravamo abituati all’idea di stage gratuiti, adesso si propone l’idea di pagare per lavorare"

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 22 aprile 2015

Vuoi lavorare come assistente alla regia? O alla fotografia? E ancora come truccatore, scenografo? Paga 500 euro. Questo è il costo per partecipare alla lavorazione di «Mechanismo», un cortometraggio con la regia di Louis Nero, protagonista Lou Castel. Prodotto dalla Louis Nero Film, in collaborazione con Film Commission Torino Piemonte, il copione di «Mechanismo» è stato scritto da As Chianese, in collaborazione con Louis Nero, e ha vinto il bando «Short Film Fund 2014» della Film Commission Torino Piemonte. Se a Milano si lavora gratuitamente all’Expo, a Torino si paga per lavorare nel cinema. Accadrà agli aspiranti aiuto registi, ai fotografi del cinema, ai truccatori o agli scenografi per partecipare ai sei giorni di lavorazione previsti tra fine aprile e inizio maggio 2015.

Il problema è capire se l’offerta riguardi un corso di formazione oppure un lavoro nel cinema vero e proprio. L’ambivalenza, per non dire la confusione, è sottile ed è difficile distinguere l’uno dall’altro. Sul magazine online taxidrivers.it, si può leggere un annuncio, piuttosto enfatico, dove la richiesta di personale per un set a Torino, e dintorni, non viene presentata né come un lavoro, né come un workshop, se non con una breve frase finale. Si parla, invece, di un’«esperienza», un’«avventura», un «viaggio» per prendere parte alla realizzazione di un film «leggendario». Dunque non ad uno stage, ad un tirocinio o ad un percorso di formazione.

«Più di un corso – si legge ancora – un vero e proprio viaggio sul set di Mechanismo, cortometraggio ispirato al leggendario Philip K. Dick e ambientato in un’affascinante società futurista dove convivono uomini e androidi». Al termine del testo, dopo il lungo elenco delle esperienze curriculari degli artisti coinvolti nella lavorazione (il regista Louis Neri, il fotografo Davide Borsa, la truccatrice Vanessa Ferrauto e la scenografa Sara Ferraris) viene anche assicurata la possibilità di disdire via mail l’iscrizione e con un rimborso del 50% dell’importo fino a 10 giorni prima dell’inizio del seminario».

Il consigliere di Sinistra Ecologia e Libertà Marco Grimaldi ha presentato ieri un’interpellanza a risposta orale al presidente del consiglio regionale Piemonte dove chiede, tra l’altro, alla Film Commission locale la conferma dell’effettiva esistenza di questa «offerta» di lavoro (o di formazione?) e se abbia preso le «debite distanze» da un qualcosa che si allontana dal principio di «giusta retribuzione» stabilito dall’articolo 36 della Costituzione.

La risposta della Film Commission, diretta da Davide Bracco, è arrivata dopo poche ore. Con un linguaggio paludato, il comunicato conferma l’attribuzione a «Mechanismo» di un contributo nell’ambito del Short Film Fund. Successivamente la produzione ha comunicato un «progetto di formazione». La Film Commission ne ha preso atto «nel rispetto della libera attività imprenditoriale», pubblicando la notizia sul suo sito. «Si tratta – precisa – di iniziative cinematografiche sviluppate sul territorio e non direttamente da noi organizzate». E, infine, venendo al punto: «Siamo consapevoli che le interazioni tra produzione audiovisiva, professionalità e percorsi formativi rappresentano un tema complesso e dai confini poco definiti, che Film Commission tuttavia segue con attenzione».

«Bisogna stigmatizzare questi atteggiamenti – risponde Grimaldi – La Film commission non deve dare copertura, nè patrocini, a un’iniziativa che ha dietro non solo un’illusione ma è di fatto un raggiro delle persone. Attirate dall’idea di un “viaggio” o “un’esperienza”, in realtà sostituiscono i lavoratori già poco retribuiti. Eravamo abituati all’idea di stage gratuiti, adesso si propone l’idea di pagare per lavorare e per fare curriculum».

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