Lavoro

Voucher, Cgil in rivolta

Voucher, Cgil in rivoltaSusanna Camusso – LaPresse

Contro il blitz del governo Mobilitazione e ricorso alla Consulta. Susanna Camusso attacca il «grande pasticcio» dell’esecutivo: stop al ritorno dei «buoni lavoro»

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 27 maggio 2017

Sui voucher la scarsa coesione della maggioranza sta producendo «un grande pasticcio». All’uscita dalla commissione bilancio della Camera, dove ieri pomeriggio ha seguito i lavori sull’emendamento alla manovrina di primavera che reintrodurrà in altra forma i buoni lavoro, la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso ha sostenuto che «siamo di fronte, con un altro nome, a un meccanismo esattamente equivalente a quello dei voucher, pieno di scappatoie che favoriranno tutti i trucchi possibile e immaginabili».

A chi, tra i molti nel governo e nel Pd, hanno sostenuto negli ultimi due giorni che quelli in discussione nell’emendamento del relatore Mauro Guerra «non sono i voucher», Camusso ha risposto che nelle bozze in circolazione «non c’è nulla che faccia pensare che ci sia un rapporto di lavoro effettivo». La logica è «quella di rendere il lavoro sempre più precario e pagarlo meno».

Due sono le iniziative previste per riavviare un conflitto contro la decisione del governo e del Pd sui ticket aboliti solo un mese fa con un decreto per evitare il referendum Cgil. In una conferenza stampa ieri mattina a Corso Italia Camusso ha parlato di una mobilitazione nazionale, di un ricorso alla Corte costituzionale e di un appello al presidente della Repubblica Mattarella: «Siamo di fronte a un’evidente lesione della Costituzione e delle sue regole, oltre che a una sottrazione di potere decisionale dei cittadini». Già ieri da Palermo a Roma, dalle Marche a Treviso, le camere del lavoro hanno manifestato davanti alle prefetture. Ciò che alla Cgil, ma anche a Cisl e Uil, proprio non va è che il governo e la maggioranza abbiano concepito il blitz sui voucher senza sentire le «parti sociali», diversamente da quanto ribadito più volte anche da esponenti del governo nelle ultime settimane. «Il governo si fermi e ci convochi – ha detto la segretaria generale della Cisl Anna Maria Furlan – Le notizie che si stanno diffondendo sulla tipologia dei nuovi voucher sono oltre che contraddittorie anche preoccupanti». Anche le modalità seguite per approvare l’emendamento – che dovrebbe essere stato presentato nella tarda serata di ieri – non sono delle più limpide. Camusso sostiene di esserne venuta a conoscenza perché alcuni parlamentari lo hanno fotografato in commissione. «Sembra che il rientro dei voucher non abbia padri, salvo i consiglieri di palazzo Chigi» ha aggiunto ironicamente.

Allo stato attuale delle bozze sarebbe prevista l’istituzione di un «libretto famiglia per colf e badanti» dal valore di 10 euro. Il libretto sarà nominativo e prefinanziato acquistabile su una piattaforma online dell’Inps se sarà riservato ai lavori domestici, inclusi giardinaggio pulizia e manutenzione, assistenza domiciliare per bambini e anziani, con malattie o disabilità. I buoni da 10 euro l’ora più contributi per la gestione separata Inps, premio assicurativo e oneri gestionali per 2 euro saranno usati anche per l’insegnamento privato supplementare.

Sarà inoltre introdotto un tetto unico ai compensi da 5 mila euro. Il lavoratore non potrà ricevere più di 2500 euro l’anno dal medesimo datore di lavoro. La misura minima oraria dei compensi non potrà essere inoltre inferiore a 9 euro l’ora, per un massimo di 4 ore di lavoro consecutive con lo stesso datore di lavoro. Sarà inoltre vietato il ricorso al contratto di prestazione occasionale alle imprese con più di cinque lavoratori subordinati a tempo indeterminato, esclusi i settori dell’edilizia, delle miniere e le imprese che eseguono appalti di opere e servizi. Anche la P.A. potrà fare ricorso al contratto di prestazione occasionale limitatamente a calamità naturali, attività o manifestazioni sportive.

La critica della Cgil al nuovo voucher inteso come «contratto di prestazione occasionale» è sottile, ma comprensibile. Non è il «contratto di lavoro subordinato occasionale» di cui si parla negli articoli 80 e 81 della «Carta dei diritti universali del lavoro»». In questo caso si riconosce un rapporto di lavoro, nell’altro solo una prestazione individuale. Il sindacato tende a restringere il ricorso ai «buoni lavoro» imponendo un tempo massimo di 40 giorni all’anno e compensi non superiori a 2.500 euro. Per tutte le altre attività occasionali c’è la possibilità di adottare i contratti a termine, ad esempio. Per questa ragione Camusso ripete da giorni che sui voucher «non c’è nessun vuoto normativo».

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