Voti qui eleggi lì, così il flipper ci farà impazzire
4 marzo Il conteggio centrale dei seggi andrà calato nelle circoscrizioni e nei collegi. Spostando consensi da una lista all’altra. Doppio scrutinio per i collegi uninominali. Sarà lunga l’attesa dei risultati definitivi
4 marzo Il conteggio centrale dei seggi andrà calato nelle circoscrizioni e nei collegi. Spostando consensi da una lista all’altra. Doppio scrutinio per i collegi uninominali. Sarà lunga l’attesa dei risultati definitivi
La novità è che quest’anno dovremo obbligatoriamente consegnare la scheda al presidente del seggio, sarà lui a infilarla nell’urna. Il passaggio di mano si spiega con l’introduzione del tagliando antifrode (il presidente dovrà controllare che la scheda votata sia la stessa che ci è stata consegnata all’ingresso nel seggio) ma, al di là della necessità tecnica, si tratta di una novità assai simbolica.
Perché con la nuova legge elettorale il nostro voto una volta espresso è letteralmente consegnato nelle mani degli scrutatori o meglio di un sistema di scrutinio imprevedibile. Che preoccupa molto anche i candidati, persino i più forti temono sorprese negative. Lo hanno battezzato il flipper: un voto espresso per una lista in un collegio può risultare determinante per eleggere il candidato di un’altra lista, in un altro collegio.
LA NOTTE DELLE ELEZIONI, ciascuna delle 61.552 sezioni elettorali trasmette i risultati del suo scrutinio al servizio centrale circoscrizionale (le circoscrizioni sono 28 per la camera e 19 per il senato); in questa fase non c’è corrispondenza tra i voti espressi per i candidati in corsa nell’uninominale e i voti andati alle liste del proporzionale. Nel caso di schede segnate solo per l’uninominale, infatti, il voto per il proporzionale può essere trasferito facilmente solo alle liste non coalizzate. Per Pd e alleati e Forza Italia e alleati invece quel voto andrà ripartito in proporzione ai voti presi da ciascuna lista nel collegio uninominale, dunque sarà necessario un secondo scrutinio a livello circoscrizionale. Dopo di che la somma dei voti di lista della circoscrizione, diretti e indiretti, sono trasferiti a livello nazionale, e qui c’è un’altra distribuzione di voti da fare, quelli delle liste che a livello nazionale raggiungono una percentuale tra l’1 e il 3: anche questi sono voti da assegnare proporzionalmente alle liste alleate. Solo al termine dell’operazione si può procedere all’assegnazione dei seggi, che avviene in prima battuta, per la camera, a livello nazionale. Il calcolo è semplice: la cifra elettorale nazionale divisa per i 386 seggi da assegnare con il proporzionale dà il “quoziente di ripartizione”. La parte intera del quoziente sono i seggi da assegnare subito alla lista, i seggi residui si assegnano con il metodo dei maggiori resti. Le due colazioni, centrodestra e centrosinistra, partecipano a questa ripartizione prima come coalizione e poi con lo stesso metodo si individuano i seggi da assegnare all’interno delle coalizioni (ma sempre e solo alle liste che hanno superato il 3%).
POSSONO SEMBRARE operazioni complicate ma, almeno fino a questo punto, non lo sono poi troppo. Le difficoltà cominciano quando entra in gioco il flipper. Perché l’assegnazione dei seggi, conteggiata a livello nazionale, va calata a livello circoscrizionale e successivamente a livello di collegio plurinominale (per la camera sono 63 e per il senato 34). La cifra elettorale circoscrizionale di ciascuna lista, diviso il numero dei seggi da assegnare con il proporzionale in quella circoscrizione (stabilito dal decreto), consente di individuare il numero di seggi che spettano a ciascuna lista in quella circoscrizione (di nuovo con il metodo dei maggiori resti). La stessa operazione va ripetuta al livello ancora inferiore, quello del collegio plurinominale.
Tutto funzionerebbe alla perfezione se la somma dei seggi che spettano a ciascuna lista a livello di collegio plurinominale coincidesse con il numero di seggi che a quella lista spettano in tutta la circoscrizione. E se la somma dei seggi circoscrizionali coincidesse con il totale dei seggi da assegnare alla lista a livello nazionale, stabilito centralmente all’inizio del percorso. Ma si può escludere che andrà così, sicuramente non per la camera.
E allora ci saranno delle liste “eccedentarie” che dovranno cedere seggi alle liste “deficitarie”, cominciando dai seggi conquistati con i resti più bassi. Non si può escludere che la compensazione tra liste debba avvenire tra circoscrizioni diverse; perfino il numero di seggi assegnato per legge a ogni circoscrizione è previsto che possa subire ritocchi in fase di scrutinio.
CE N’È ABBASTANZA, ma si può aggiungere che anche l’individuazione concreta dei candidati da eleggere nei seggi può riservare sorprese, dal momento che potrà verificarsi il caso delle liste “incapienti”. Con meno candidati, cioè – in genere 4 – dei posti conquistati. Se dovesse verificarsi questa eventualità è possibile persino, in casi estremi, che debbano essere ripescati i candidati perdenti nell’uninominale collegati a quella lista, o candidati da quella lista o dalle liste alleate in un’altra circoscrizione. Voto per il Pd a Napoli e assegno il seggio alla lista di Lorenzin a Salerno.
Tutti questi calcoli naturalmente saranno affidati a un software, testato in questi giorni. La difficoltà principale sarà quella di farlo funzionare con dati parziali. Fino a che l’ultima sezione elettorale non avrà comunicato i suoi verbali molte certezze della notte elettorale potrebbero essere rimesse in discussione. E con una scheda non semplice si possono prevedere diversi casi di contestazione e dunque ritardi. Una novità della legge è che i rappresentanti di lista potranno chiedere al presidente di mettere a verbale comportamenti scorretti degli scrutatori.
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