«Volete il nostro voto? Basta deportazioni»

«Volete il nostro voto? Basta deportare i migranti», dicevano i cartelli dei «latinos» che hanno manifestato davanti alla Casa Bianca gridando slogan contro la xenofobia di Donald Trump. Ogni anno, il Servizio immigrazione e controllo delle dogane (Ice) arresta e deporta migliaia di migranti nei loro paesi d’origine. Nel 2015, le operazioni contro i migranti sono state, secondo le cifre ufficiali, 235.413: 227.038 deportazioni e 8.375 ritorni volontari di immigrati «indocumentados» che hanno preferito tornare nel loro paese di origine: in Messico (146.132), in Guatemala (33.249), in Salvador (21.920), in Honduras (20.309), nella Repubblica Dominicana (1.946), in Ecuador (1.305) e in Colombia (1.154). Secondo l’Ice, il 91% delle 235.413 deportazioni o ritorni volontari riguarda individui con precedenti penali. Il numero delle deportazioni è in calo rispetto al periodo precedente. Il rapporto include i dati dell’Ufficio dogane e protezione di frontiera (Cbp) secondo il quale il numero degli arresti durante l’anno trascorso – 337.117 persone – è sceso rispetto all’anno precedente (486.651 detenzioni).

Nel 2015 le autorità statunitensi hanno arrestato alla frontiera messicana anche 39.970 minori non accompagnati, un 42% in meno rispetto al 2014, caratterizzato da una crisi migratoria senza precedenti dovuta al massiccio arrivo di minori provenienti soprattutto dal Centroamerica. Si calcola che siano circa 300.000 i migranti che hanno cercato di raggiungere gli Usa passando dal Messico. La maggior parte di loro proviene dal Centroamerica. Per militarizzare le frontiere messicane e foraggiare i piani per la cosiddetta lotta al narcotraffico, gli Usa hanno stanziato altri 750 milioni di dollari, destinati al Triangolo nord del Centroamerica; 100 milioni sono andati al Messico per il Control Internacional de Narcoticos y Cumplimiento de la Ley.