«Io non voglio vivere in un tempo in cui l’industria delle armi dichiara un impatto di 49 miliardi di dollari sull’economia nazionale statunitense, mentre la Gibson (quella che fa le chitarre più belle del mondo) è sul precipizio della bancarotta.» Circa due anni fa, lo scrittore Andrea Pomella commentava così la crisi del produttore di chitarre di Kalamazoo, che era entrato in amministrazione controllata. Il futuro di questo strumento era in discussione a causa della crisi economica, ma soprattutto delle nuove tendenze nella musica pop. Eppure, qualche settimana fa, il New York Times ha pubblicato un articolo intitolato «Guitars are back, baby!» in cui si racconta come le sei corde sembrano essere tornate di moda in grande stile.

LA PANDEMIA e i lockdown hanno avuto un impatto enormemente positivo sulle vendite di strumenti musicali: «Abbiamo battuto ogni record di vendite», ha dichiarato Andy Mooney, amministratore delegato di Fender, produttore di alcune delle più iconiche chitarre elettriche della storia. «Questo sarà l’anno migliore di sempre come volume di vendite per Fender». Anche aziende come Martin, Taylor e la stessa Gibson (che ha riorganizzato l’azienda e superato il periodo di crisi), o negozi online come Sweetwater denunciano vendite stratosferiche. Esempio: Taylor, che produce chitarre acustiche di ottima qualità, ha venduto la metà dei pezzi previsti per tutto il 2020 nei soli giugno e luglio.
E questo senza contare il fiorente mercato dell’usato. Anche a Roma alcuni rivenditori hanno segnalato un aumento delle vendite, soprattutto tra gli strumenti da principiante.
La causa di questa crescita va cercata principalmente in due elementi: il tempo e la soddisfazione. I periodi di quarantena hanno rivoluzionato i ritmi di vita di tutti, e avere più tempo a disposizione ha fatto decidere a molte persone che potevano provare a realizzare il proprio sogno di imparare a suonare. I video di insegnanti e le applicazioni didattiche hanno aumentato vertiginosamente download e visualizzazioni. In più, una volta che si comincia a suonare, con un po’ di costanza si cominciano a vedere i primi risultati e questo produce un meccanismo psicologico di soddisfazione che gli studiosi ritengono molto utile per affrontare un periodo di stress come quello attuale.

QUESTA situazione avrà probabilmente anche conseguenze a lungo termine: dei tanti che hanno iniziato a suonare la chitarra in questi mesi (tra cui una percentuale molto rilevante di donne e ragazze), è probabile che qualcuno trasformerà la passione in un lavoro, e questo cambierà la musica che ascolteremo. La chitarra tornerà ad avere un ruolo più centrale nella musica pop, magari come loop o come base accanto alla strumentazione elettronica e ai suoni artificiali che oggi ascoltiamo nelle canzoni più popolari.
Probabilmente non torneremo ad ascoltare musica come quella degli anni ’70 o ’90, ma, almeno in spirito, è possibile che la profezia di Neil Young si realizzerà: «Hey hey, my my, rock’n’roll will never die».