Voci in partenza per Riace: «Con il sindaco partigiano»
#Riacenonsiarresta Attese migliaia di persone alla manifestazione in difesa del sindaco dell'accoglienza
#Riacenonsiarresta Attese migliaia di persone alla manifestazione in difesa del sindaco dell'accoglienza
Una pacifica fiumara umana si appresta ad invadere Riace. Sabato alle 15 migliaia di persone arriveranno da tutta Italia per dire No al teorema della procura di Locri, che martedì scorso ha portato all’arresto del sindaco Mimmo Lucano, accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Dall’inizio del terzo millennio in Calabria le più grandi manifestazioni spontanee si sono svolte nell’ottobre 2009 ad Amantea, per chiedere verità sulla vicenda delle navi dei veleni, e nel novembre 2002 a Cosenza in sostegno ai 20 attivisti del sud ribelle arrestati.
Hanno volti e nomi le donne e gli uomini schierati con Lucano. «Sarò a Riace sabato, perché il modo in cui Mimmo fa il sindaco mi rende orgogliosa d’essere calabrese. Lui ha capito una cosa fondamentale: i migranti che chiedono asilo sono costretti a rispettare regole e leggi che spesso sono delle vere e proprie “pene” senza reato», spiega Manuela Perna, avvocata e attivista. «Non vado solo a difendere Mimmo, bensì a sostenere le sue ragioni perché sono anche le mie», così Giuseppe Tiano, coordinamento nazionale Usb. Per Peppe Marra, da sempre attivo nelle lotte ambientaliste, è riduttivo parlare di Riace solo in termini di accoglienza: «Anche la vicenda della gestione dei rifiuti con le cooperative sociali parla di un modo di amministrare che punta alla salvaguardia della comunità, è un modo a cui molti sindaci, spesso per paura o lassismo, hanno rinunciato trincerandosi dietro regole e codicilli».
Gianmichele Bosco, consigliere comunale di Cambiavento a Catanzaro, ribadisce che «Riace è un luogo “altro” e custodisce tenacemente il segno di un’umanità pulsante seppur residua. Sabato esserci è un imperativo categorico: attiene alla morale!».
Amareggiata la giornalista della Rai, Tg3 Calabria, Maria Elena Scandaliato: «In questa regione ci sono centri di accoglienza dove minorenni vivevano reclusi. Altri, dove dormivano senza riscaldamento, tra muffa e sporcizia. Ma quei centri non sono stati chiusi. E i responsabili non sono stati sfiorati da alcun avviso di garanzia. Invece, finisce agli arresti Lucano».
Anche monsignor Giancarlo Maria Bregantini, già vescovo della Diocesi di Locri-Gerace per 14 anni, ricorda come l’esperienza di Lucano abbia rappresentato «a tratti un itinerario anche rischioso, spesso dovendo scontrarsi con logiche di comodità o di interessi malavitosi. Ma di certo, è stato un uomo lungimirante: ha capito che solo valorizzando gli immigrati si porterà beneficio ai nostri cittadini italiani. Non uno contro l’altro, ma solo insieme». Tanti i messaggi di solidarietà dai cattolici che lavorano nella scuola. «Mimmo Lucano – spiega Andrea Bevacqua, docente di Lettere nelle medie – è una lezione di educazione civica al pari di Nelson Mandela, Chico Mendez e Carlo Levi. Essere a Riace significa percorrere quel sentiero della disobbedienza civile che è stato tracciato da don Milani lungo l’Appenino Tosco-Emiliano».
Mobilitata pure l’università calabrese. Giancarlo Costabile insegna Storia dell’Educazione alla democrazia e alla legalità presso l’ateneo di Arcavacata. «In una terra di mafia – denuncia il docente – in cui i diritti sono sfregiati, anche la pedagogia del dono diventa reato. Se l’amore per gli Ultimi è illegale, arrestate pure me». Indignata anche Maria Francesca D’Agostino, ricercatrice Unical: «Ci sarò per esprimere la mia solidarietà verso un uomo che ha lanciato e praticato un ideale importantissimo: e cioè che nessuna persona è illegale. Un ideale che ha avuto il merito di perseguire fuori da ogni calcolo e discorso stereotipato sull’accoglienza». «Vado a Riace – dichiara Mario Vallone, coordinatore regionale Anpi – perché oggi è necessario stare dalla parte di chi crede nella dignità dell’essere umano. Stare accanto al moderno Partigiano rappresentato al meglio dal sindaco Mimmo Lucano. Per salire metaforicamente sui monti a combattere il clima di odio crescente nel nostro paese». Infine, Domenico Tramontana, del consorzio Equosud, intento a preparare lo striscione per sabato, rilancia il principio del suo agire, che a Lucano lo accomuna: «Occorre vivere più semplicemente per permettere agli altri semplicemente di vivere».
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