Vivian Suter, l’improvvisazione del tempo sulle tele
Installation view di Vivian Suter alla Gamec
Cultura

Vivian Suter, l’improvvisazione del tempo sulle tele

Mostre «Home», a cura di Lorenzo Giusti, visitabile fino al 24 settembre alla Gamec di Bergamo
Pubblicato circa un anno faEdizione del 21 settembre 2023

E’ interessantissima l’ascesa artistica di Vivian Suter. L’antologia a progetto Home, curata da Lorenzo Giusti, è in mostra alla Gamec di Bergamo fino al 24 settembre prossimo (ingresso gratuito e catalogo coedito dalla Galleria Secession di Vienna, che ha ospitato la primavera scorsa il ciclo di A Stone in the Lake, e dalla stessa Gamec). Prima di entrare nella casa-foresta che accoglie la selezione di opere di Home, vale la pena ripercorrere la carriera dell’artista addobbata da qualche cenno biografico.

Suter, nata a Buenos Aires nel 1949, incrocia più culture abbracciando il vecchio e nuovo continente, passando da un eurocentrismo culturale a una delle periferie del mondo. Un attraversamento all’apparenza facile e dettato da spostamenti geografico-residenziali, ma nei fatti non esente da difficoltà, essendo lei figlia d’arte. Dunque sottoposta a un serrato confronto intellettuale sul piano stesso della creazione artistica. La madre è la pittrice austriaca Elisabeth Wild: vivrà con la figlia fino alla fine dei suoi giorni avvenuta nel 2020. Mentre, il padre era un industriale svizzero presto emigrato in Sudamerica. La formazione avviene a Basilea, in una sorta di ritorno al futuro delle sue origini: la ricerca la porta anche a Roma.

Nell’Urbe impara l’italiano, lo scambio di battute avviene proprio nella nostra lingua. E’ ancora ai margini dell’Arte che conta quando si trasferisce in un altro luogo «ai confini del mondo» e dove vive tutt’ora: in Guatemala, a Panajachel. Laddove ha costruito la sua casa-studio, matrice della casa – foresta di Home, sulle rive del lago Atitlán e ai piedi di un «capriccioso» vulcano. Ne sa qualcosa il curatore e direttore di Gamec , Giusti. Qui: la sua opera ha preso le forme colorate e rituali del luogo. Compreso il rapporto antropo-ecologico con l’ambiente, la natura e le società indigene lì residenti. Se si vuol trovare un punto di congiunzione e continuità con l’opera della madre, come detto scomparsa a 98 anni proprio nella casa della figlia, lo si intravede nell’accostamento della gamma dei colori primari sulla tela.

Nullo è invece il rapporto con la composizione: nella Wild geometrica nelle forme e insufflata di arabeschi secessionisti che si aprono a una pittura di derivazione surrealista e concreta. Totalmente libera, Vivian Suter  lascia i suoi lavori all’improvvisazione e alle intemperie del tempo e del caso. Insomma, così come state dipinte e poi «sporcate» dalle intemperie della natura guatemalteca, le tele vengono a saturare interamente sia la ricostruzione in legno dello studio sia la cubatura degli spazi interni e esterni proiettando il visitatore in una dimensione analogicamente immersiva e partecipativa all’opera medesima

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