Vivere dimenticando la competizione selvaggia
Scaffale «Generare libertà. Accrescere la vita senza distruggere il mondo» di Chiara Giaccardi e Mauro Magatti (Il Mulino)
Scaffale «Generare libertà. Accrescere la vita senza distruggere il mondo» di Chiara Giaccardi e Mauro Magatti (Il Mulino)
Il mondo costruito dalla globalizzazione, che sta andando in pezzi sotto i colpi di sfide sistemiche (come il cambiamento climatico e il riaccendersi delle tensioni internazionali) ha messo al centro un’idea essenzialmente negativa di libertà: libertà dell’individuo di slegarsi da tutti i vincoli sociali, etici ed istituzionali, promettendo per questa via di realizzarne la felicità mediante il consumo, l’esaltazione del narcisismo e l’autoreferenzialità.
QUESTO MODELLO è oggi non sostenibile sia per l’impatto in termini di consumo irresponsabile di risorse che esso comporta; sia perché ha generato atomizzazione crescente (e qui si annidano le ragioni profonde dell’ascesa mondiale dell’estrema destra) così come l’opposto di quanto promesso: la crescita della sorveglianza più o meno occulta ad opera di quegli apparati tecnologici – in primo luogo la sfera digitale – utilizzati dall’«io sovrano» per costruire ed esaltare sé stesso. In Generare libertà. Accrescere la vita senza distruggere il mondo (il Mulino, pp. 176, euro 15), Chiara Giaccardi e Mauro Magatti si interrogano su una nuova idea di libertà «sostenibile» (socialmente ed ecologicamente) rimettendo al centro una forte tensione etica: cosa vuol dire avere una «buona vita» e più opportunità senza condannarsi all’auto-distruzione collettiva e alla sopraffazione degli altri?
La risposta a questa domanda si basa sul rilancio e la ricodifica della «libertà positiva»: una libertà che si riconosce come relazione con l’altro e con il mondo; e che è soprattutto libertà di realizzare valori e attività all’interno e grazie a un contesto concreto di persone, di esseri viventi e di cose tra loro inestricabilmente connesse. Questo cambiamento auspicabile si fonda su due pilastri.
Il primo è il più classico e si riconnette a una tradizione ormai consolidata che va da Bateson a Morin, passando per Latour: riconoscere che le scienze naturali stesse, soprattutto quelle della vita, hanno dimostrato la centralità della connessione tra umano e non-umano. Il riconoscimento della verità della scienza in opposizione alla verità puramente manipolativa della tecnica rilancia una vera e propria etica naturale in grado di parlare a diverse culture e religioni, oltre l’etnocentrismo e l’antropocentrismo predatorio della tradizione occidentale.
IL SECONDO PILASTRO individuato da Giaccardi e Magatti, il più caratterizzante le analisi che hanno sviluppato negli ultimi anni, è quello di generatività. Il riconoscimento cioè della connessione tra le cose e gli esseri viventi come occasione per costruire qualcosa di nuovo nel mondo valorizzando e rispettando le relazioni, innanzitutto sociali: nascita, creatività e scambio intergenerazionale sono i principali vettori del principio generativo. Qualcosa che mostra come la libertà in relazione possa essere esperita oltre la sfera del consumo e quella della produzione, in una comunità inserita in un contesto naturale di viventi che cooperano tra loro. E nel quale la dimensione della cura come quella della reciprocità sono fondamentali.
Giaccardi e Magatti sottolineano come tutto questo debba evitare tre riduzionismi che rischiano di «normalizzare» e sussumere nell’attuale sistema socioeconomico centrato sull’esaltazione della libertà negativa, lo stesso principio generativo: il ridurlo ad esaltazione della procreazione; della pura attività di fabbricazione; oppure confonderlo con l’ascesa dell’intelligenza artificiale – detta appunto, e impropriamente, «generativa».
Del classico trittico messo al centro dalla Rivoluzione francese, Giaccardi e Magatti decidono di esplorare un nuovo orizzonte di riconciliazione tra libertà e fraternità, con esiti di sicuro interesse per tutto il mondo progressista. Tuttavia, a rimanere sullo sfondo della loro analisi sono le condizioni di possibilità (materiali, istituzionali, politiche) di questa rivoluzione culturale della generatività: la sfida che apre questo libro – anche all’interno di una prospettiva, come quella dei due autori, che afferma il primato del sociale sulla politica – è quella di chiudere il cerchio e di esplorare come la connessione tra libertà, fraternità e uguaglianza va ricostruita nel mondo di oggi e in quello di domani.
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