La notizia della tragica morte di un giovanissimo ragazzo a Roma, travolto dall’auto a sua volta condotta da una giovanissima ragazza, ha sconvolto tutti, ed è difficile scrivere senza aver in ogni momento il timore di non rispettare il dolore che accompagna ogni tragedia di questo tipo, e questa in particolare.

Sono stati numerosi gli interventi sui giornali, e tramite i vari mezzi di diffusione di opinione, fra i quali alcuni sembrano meno interessati al tema della sicurezza stradale e più alla promozione di tesi preconcette sulla irresponsabilità dei giovani, causata soprattutto dall’uso delle sostanze stupefacenti. La soluzione è il solito refrain: sono troppo pochi i controlli e troppo leggere le sanzioni.

FACENDO LO SFORZO di andare oltre il caso singolo in questione, rispetto al quale pare accertato che la conducente avesse un tasso alcolico nel sangue oltre la norma, sarebbe importante poter discutere del tema della sicurezza stradale ed incidentalità a partire dai dati ufficiali, senza cercare facili capri espiatori, e provare a guardare oltre al dito, la luna.

In Italia, ci dice Istat, nel 2021 ci sono stati 2875 morti, su 151875 incidenti. La maggior parte degli incidenti mortali sono accaduti fra le ore 15 e le 19, in quelle cinque ore infatti si concentra il 32% di tutti gli incidenti mortali (prima di cena insomma), mentre il giorno della settimana con più incidenti risulta essere il sabato, seguito dalla domenica ed il martedì (462, 439, 421). Si muore soprattutto ed in assoluto nella fascia di età superiore ai 65 anni (30%, del totale, ma addirittura 61% dei 471 pedoni morti investiti nel 2021), il 19% fra i guidatori ha fra 30 e 44 anni. Nella fascia giovanile, dai 18 ai 24 anni, è molto alta la percentuale dei casi di morte come passeggeri del veicolo coinvolto (34% sui 332 casi totali). Il problema nella sua drammaticità come si vede è trasversale alle diverse generazioni, e schiacciarlo solo sulla popolazione giovanile non è corretto.

Gli incidenti mortali sono nella stragrande maggioranza conseguenze di guida in eccesso di velocità, e di distrazione, soprattutto per uso del telefono cellulare.

SE QUESTI comportamenti siano causati nella maggior parte delle volte dallo stato di confusione determinato dall’uso di sostanze stupefacenti, sembra confutato dai risultati delle analisi svolte dalle forze dell’ordine sui conducenti ed in particolare quelli coinvolti in incidenti stradali. Dai dati forniti dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza, Direzione centrale per la Polizia stradale, fra il 2016 ed il 2021 la percentuale di conducenti coinvolti in incidenti stradali che sono risultati positivi ai test “antidroga” è sempre stata inferiore al 1,50%. Se si prendono in considerazione solo gli incidenti con lesioni il dato sale al 1,69% nel 2020, ma resta al 1,44% nel 2021 (fonte Libro Bianco sulle droghe 2022).

In altri testi, come la Relazione annuale al Parlamento del Ministero della Salute in materia di alcol e problemi alcol correlati 2021 (pubblicata nel 2022) si fa riferimento ad una positività alla “droga” per il 3,5% degli incidenti rilevati da Carabinieri e Polizia Stradale nel 2020, mentre nel 2019 era il 3,4% (per alcol si parla di 9,2% ed 8,7%). Nella relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze del Dipartimento Politiche antidroga, si citano dati diversi in capitoli diversi e che comunque fanno riferimento ai controlli su strada: «449.293 pattuglie della Polizia Stradale nell’esecuzione dei normali servizi istituzionali, che hanno proceduto al controllo con precursori ed etilometri di 334.176 conducenti, dei quali 9.600 sono stati sanzionati per guida in stato di ebbrezza alcolica e 827 denunciati per guida sotto effetto di sostanze stupefacenti (pari a 2,9% e 0,2% rispettivamente)» (pag.241). Poi agli incidenti: «Gli incidenti correlati alla guida sotto effetto di sostanze stupefacenti passano in 20 anni da 0,1 ogni 100 incidenti stradali del 2001 a 1,4» (pag. 411). Mentre successivamente si fa riferimento ad un 1,7% di incidenti mortali «droga correlati» rilevati dai Carabinieri nel 2020, il 3,1% nel 2019.

L’assessore alla Sicurezza, Protezione Civile e Immigrazione Simona Bordonali si sottopone al test alcolemico nel corso dell’operazione Smart a Milano Foto Ansa

INSOMMA I DATI divergono a seconda delle diverse fonti dai quali sono estratti, ma sembrano tutti confermare la marginalità del fenomeno rispetto al tema di cui stiamo parlando. Di fronte a queste evidenze, invocare maggiori controlli o leggi ancora più severe contro il consumo di sostanze stupefacenti sembrano davvero fare appello a grida di manzoniana memoria. Basti anche ricordare che dal 1990 ad oggi sono state segnalate all’autorità giudiziaria più di 1 milione e 300 mila persone per uso di sostanze illegali, e che dal 2017 al 2020 i Carabinieri hanno controllato più di 44 milioni di cittadini che si muovevano su veicoli su strada (in caso di comportamenti anomali è previsto l’approfondimento al test sulle sostanze). Le sanzioni amministrative e penali previste in Italia sono fra le più pesanti d’Europa, senza considerare l’assurdità della sospensione della patente per chi fa uso di sostanze anche senza essere stato fermato alla guida in stato di alterazione. Insomma i controlli ci sono e le norme anche. È anche bene ricordare che la Cassazione ha ribadito che il reato previsto dal Codice della Strada si configura nel momento della «guida in stato di alterazione psico-fisica derivante dall’assunzione di (…) sostanze» e che quindi «ciò richiede non soltanto l’accertamento del dato storico dell’avvenuto uso di esse ma anche quello dell’influenza sulle condizioni psico-fisiche dell’assuntore durante il tempo della guida del veicolo». E che il Consiglio di Stato ha sentenziato che non ha ragione la Prefettura che segnala alla motorizzazione civile coloro che sono stati trovati in possesso di sostanze stupefacenti per uso personale (art.75 – l. 309/90) per una revisione della patente (art. 128 del Codice della Strada), perché non è il fatto di essere un consumatore che rende inaffidabile e incapace di guidare, ma evidentemente il porsi alla guida in stato di alterazione.

INSOMMA se vogliamo provare a risolvere il problema delle morti su strada, spostare il discorso sul tema delle sostanze stupefacenti tout court, non solo è fuorviante, ma sembra la solita operazione di propaganda politica, più che la ricerca di una soluzione. E concentrarsi solo sui casi di incidente causati dall’alterazione psicofisica del conducente inquadra solo una parte del problema, certamente da risolvere, ma non con l’ostracismo verso le persone che usano sostanze tipico di certe prese di posizione.

LE CAUSE INFATTI sono come sempre complesse e molteplici, ed una seria politica di prevenzione dovrebbe partire prima di tutto da un intervento multidimensionale nel quale ogni attore del settore si prende la sua parte di responsabilità, conducenti compresi. Le proposte sono tante e qualcosa è stato fatto se siamo passati dalle quasi 6000 vittime del 2005 a meno della metà del 2021 (per i giovani fra i 15 e 24 anni, da 1130 a 365 – Istat). Le prime indicazioni sono sempre quelle relative alla buona manutenzione delle strade, la messa in sicurezza degli incroci, dei passaggi pedonali, una segnaletica adeguata, marciapiedi sicuri e piste ciclabili indipendenti; e poi servizi di trasporto pubblico efficienti a basso prezzo che sappiano offrire alternative sicure al trasporto privato giorno e notte. Ci sono anche soluzioni tecnologiche come i limitatori di velocità per le auto, sistemi di allarme e sicurezza moderni da prevedere anche sui modelli economici. E poi le fondamentali sfide logistiche per un Paese come l’Italia dove quasi l’80% delle merci viaggia su gomma a discapito della rotaia, e le liberalizzazioni che hanno diminuito le tutele per gli autotrasportatori a discapito spesso della sicurezza. Per il divertimento notturno, oltre ai famosi discobus, sono attivi da qualche anno servizi di riduzione del danno per tutti i grandi eventi nazionali con l’allestimento di spazi di riposo (chill out) finalizzati anche al superamento dello stato di alterazione da alcol e sostanze, e per promuovere comportamenti responsabili e di consapevolezza rispetto ai rischi derivanti dalla guida.

* Vice direttore Cnca – Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza