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Vitalizi, tutto da rifare dopo lo stop giuridico ai tagli

Vitalizi, tutto da rifare dopo lo stop giuridico ai tagliL'aula di Palazzo Madama

Politica e populismo Dopo la decisione della commissione Contenziosa del Senato, il M5s annuncia ricorsi, il Pd chiede di cancellare gli errori della delibera sui tagli, e la Lega cavalca l'onda chiamando a una raccolta di firme. Forza Italia, sotto accusa, replica: "Era un provvedimento tecnicamente sbagliato".

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 27 giugno 2020

Il giorno dopo è quello delle accuse e delle controaccuse, delle prese di distanza, anche delle giustificazioni. Azioni e reazioni che, di fronte al concreto rischio di un crollo generale della credibilità rispetto all’opinione pubblica, cercano di mettere una toppa al voto notturno della “commissione Contenziosa” del Senato, che a porte chiuse ha accolto i ricorsi sul taglio dei vitalizi presentati da un migliaio di ex parlamentari, fra senatori e deputati. Cancellando, in sostanza, la delibera dell’ufficio di presidenza di Palazzo Madama che ricalcolava col sistema contributivo l’assegno per gli ex senatori.
Le principali forze politiche in Parlamento – M5S in primis, ma anche Pd e Lega – fanno a gara a stracciarsi le vesti. “Pensare di utilizzare i soldi degli italiani per ripristinare degli assurdi privilegi – dice ad esempio Luigi Di Maio – in una fase così delicata e con una crisi economica da affrontare, è un atto di una gravità assoluta. E’ un bene – aggiunge – che tutte le forze politiche si siano mostrate unite contro la reintroduzione dei vitalizi”. Parole analoghe a quelle dette, già nella nottata di giovedì, dal segretario dem Nicola Zingaretti.
Resta il fatto che su cinque componenti della “commissione Contenziosa”, tre hanno votato a favore, il presidente della commissione Giacomo Caliendo, forzista, che parla di “applicazione della legge”, e i due tecnici, i professori Gianni Ballarani e Giuseppe Della Torre, entrambi nominati dalla presidente del Senato, Elisabetta Casellati, anche lei forzista. Mentre i due contrari sono stati il leghista Simone Pillon, e l’ex pentastellata Alessandra Riccardi, da pochi giorni entrata fra i salviniani. “Chi dobbiamo ringraziare per questa operazione, la presidenza del Senato?”, tira le somme il capo politico M5s, Vito Crimi. “Se poi dice che le dispiace per la scelta – aggiunge – allora sarà disponibile ad accettare che si possa procedere al ricorso. Certo forse era opportuno azzerare già da tempo la commissione”.
Casellati cerca di tirarsi fuori. “La presidente del Senato non c’entra nulla con la decisione della giunta, che è come un tribunale. Pochi mesi fa c’è stata una forte polemica su alcuni componenti, e ho sollecitato, e posso fare soltanto questo, il cambiamento di alcuni membri, cosa che è avvenuta. A me dispiace molto che questa decisione sia intervenuta in un momento così difficile per gli italiani. Ma comunque la sentenza è appellabile”.
Come? Lo spiega la pentastellata Paola Taverna: “Proporremo al consiglio di presidenza del Senato di fare ricorso. La decisione presa ieri dalla commissione Contenziosa può essere rivista dal secondo e ultimo grado di giudizio interno di Palazzo Madama, il Consiglio di Garanzia. Questa è l’unica cosa da fare”.
La vicepresidente del Senato ne ha anche per Salvini, che annuncia addirittura una raccolta di firme: “Quelle di Salvini sono le solite parole vuote, servono i fatti. Quelli che ad esempio sono mancati da parte della Lega: si sono detti contrari alla decisione presa dalla commissione, ma hanno fatto ben poco per fermarla, e per convincere gli alleati di Forza Italia”. I quali, con un sornione Antonio Tajani, ora agitano un ramoscello d’ulivo: “Forza Italia voterà a favore di una nuova delibera che non provochi decine di ricorsi come quella, tecnicamente errata, voluta dal M5S, destinata ad arrecare più danni che vantaggi alle casse dello Stato”.
Va da sé che l’unico apertamente soddisfatto è chi aveva presentato il ricorso. “La delibera – spiega l’ex parlamentare Maurizio Paniz – è stata annullata perché ritenuta ingiustificata a fronte della giurisprudenza consolidata della Corte Costituzionale e del diritto dell’Unione europea, in base alla quale di fronte a una situazione consolidata gli interventi di riduzione degli importi devono rispondere a cinque requisiti, nessuno dei quali era stato rispettato”. E in effetti le sentenza della Consulta, chiamata a esprimersi in materia di tagli delle pensioni, li ammettevano purché fossero limitati nel tempo, non esagerati, e comunque non retroattivi. Tutti elementi che per la commissione Contenziosa sono invece presenti nella delibera del Senato che aveva tagliato i vitalizi.

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