La biografia letteraria è da sempre un genere un po’ ibrido, sospesa tra la fedeltà al dato reale e la tentazione di elaborarlo in modo da restituire una esperienza di vita in forma attraente. Il lavoro di Christopher Domínguez Michael, Octavio Paz nel suo secolo (Mimesis, 2023, € 30,00 pp. 472) risponde ad entrambi i criteri: focalizzata su uno dei più grandi poeti del Ventesimo secolo, che vinse il Nobel per la letteratura nel 1990, adotta uno stile abbastanza peculiare, in cui la ricostruzione precisa degli eventi si salda con un ragionamento penetrante sulla poetica dello scrittore messicano, attraverso l’evocazione di versi e poesie cruciali.

La tradizione della biografia letteraria in Messico, pur non essendo stata particolarmente frequentata, conta titoli importanti: Alfonso Reyes aveva pubblicato saggi notevoli su Goethe, Virgilio e i poeti greci classici; in anni più recenti sono apparsi libri importanti di Guillermo Sheridan e di Fabienne Bradu su diversi scrittori del Novecento; Domínguez Michael ha pubblicato un’imponente biografia su Fray Servando Teresa de Mier, personaggio tra i più affascinanti della storia del Messico tra Sette e Ottocento. E lo stesso Paz dedicò uno dei suoi libri più conosciuti, e ormai introvabile, alla straordinaria vita di Sor Juana Inés de la Cruz. Come ricorda Massimo Rizzante nella sua postfazione, sebbene in America Latina Paz sia considerato un maestro, rimane per noi un grande sconosciuto: le traduzioni delle sue opere poetiche e saggistiche, anche numerose nel corso degli anni, si sono susseguite in modi effimeri e precari, e sono ormai in gran parte introvabili, salvo i tre titoli che la casa editrice SE ha ristampato meritoriamente in varie collane.
Sono eventi cruciali del secolo scorso quelli che si sono sovrapposti alla vita di Octavio Paz: la Rivoluzione Messicana, la Guerra Civile in Spagna, la Decolonizzazione, i movimenti studenteschi degli anni Sessanta e tutto il processo politico messicano, fino alla rivolta zapatista dei primi anni Novanta. Passaggi storici che non sono rimasti sullo sfondo, né si sono limitati a funzionare da cornice per l’evoluzione della poetica: i non pochi mutamenti nella scrittura di Paz sono avvenuti, infatti, proprio a partire dal confronto serrato con la storia, alternando riflessioni saggistiche a raccolte di versi. La biografia di Domínguez Michael riesce a dare conto di questa compresenza e giustifica così il fatto che Paz venga considerato, con Valéry, Eliot, Pound, Yeats e Borges tra i maggiori poeti-critici del Novecento.

La ricostruzione di una vita tanto satura di eventi ha richiesto l’accesso a un’enorme documentazione, e la precisione erudita, a volte perfino pignola, dell’autore non si sottrae a una certa vocazione romanzesca, così che quella di Paz diventa in una certa misura una vita esemplare del Ventesimo Secolo, che al tempo stesso permette di seguire l’evolversi della vita culturale in Messico, paese che per molte ragioni ha vissuto un passato recente leggendario.

Tessendo una ragnatela minuziosa che segue l’erranza del poeta messicano tra America, Europa ed Asia, e correlando eventi ed elaborazione poetica senza voler imporre alcun rapporto di causa-effetto tra storia e scrittura, Domínguez Michael controlla con rigore le fonti e sfugge alla tentazione di idealizzare quello che fu uno dei suoi maestri negli anni giovanili, quando Paz lo chiamò a collaborare a Vuelta, l’ultima grande rivista da lui fondata.

L’opera di uno scrittore, ha chiarito Valéry, è solo la parte visibile di quell’iceberg che è la sua vita intera; qui, tra le pagine di Domínguez Michael, l’accesso anche agli aspetti più nascosti della personalità di Paz non offusca ma anzi restituisce le ragioni più profonde della sua scrittura. Aneddoti, dettagli a volte curiosi, qualche pettegolezzo vengono convocati sulla pagina insieme a un’impressionante quantità di testimonianze sulla vita di Paz, tanto intensa sul piano pubblico che su quello privato. E la scrittura segue l’andamento sinuoso della vita con un procedere che non sempre ricalca la linearità del tempo: lo accelera, lo ferma, a volte anticipa il futuro, con uno stile avvolgente che nell’edizione originale raggiunge risultati del tutto convincenti, mentre in quella italiana, ridotta dallo stesso autore a circa la metà delle pagine, perde a volte di fluidità, pur restando uno strumento imprescindibile per conoscere un poeta e un intellettuale capace come pochi di interpretare il Novecento.