Cultura

Vita di un paesologo «dei dintorni»

Vita di un paesologo «dei dintorni»

Poesia civile «Arminio & Arminio. Narrazione del poeta italiano più letto» di Norma d'Alessio, per Marlin editore

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 2 dicembre 2023

Difficile «ricevere» una biografia in vita. Non accade spesso agli scrittori italiani. Fa eccezione Arminio & Arminio. Narrazione del poeta italiano più letto (Marlin editore, pp. 240, euro 16) di Norma D’Alessio: un libro che offre un ritratto inedito e appassionante dell’autore irpino. Attraverso una prosa poetica, che nuota con profonda leggerezza nelle onde dei versi e un approccio biografico, l’autrice ci guida alla scoperta dell’uomo che si nasconde dietro l’artista. E ci permette di comprendere meglio il suo ruolo nella cultura italiana contemporanea.

IL LIBRO, pubblicato nella collana Le Ginestre, è stato frutto di un lungo studio e di numerosi incontri, attraverso i quali si riescono a svelare alcuni tratti inediti del periscopio Arminio, «un paesologo cresciuto spaesato». Come la malattia, che segnerà profondamente il suo percorso creativo, diventando una fonte di ispirazione letteraria.

LO SCRITTORE, da bambino, fu ricoverato all’ospedale Cotugno di Napoli per una difterite riuscendo a sopravvivere miracolosamente. «Ancora oggi Arminio, raccontando della sua vita, dice: ’È tutta roba che viene da lì, dal Cutugno’ – scrive D’Alessio – e se gli chiedono perché va tanto in giro, risponde che ci va per cercare un’approvazione di rimpiazzo alla disapprovazione di suo padre. Se una persona gli dice ’non mi piace’, è come se prendesse la parola il padre. E quanti silenzi e quante notti insonni occupa quella voce, come una corda che ogni volta va a pizzicargli la paura. Quando i clienti partivano e il padre, felice, affermava: ‘Sono rimasti sbalorditi!’, forse il giovane Arminio sentiva che lui era distante e non interessato a quella gioia. Forse, addirittura, non la condivideva e ne era infastidito».

È UN ASPETTO interessante il rapporto con i suoi genitori. Perché «Arminio ha avuto due grembi: quello materno (eternamente ansiosa per la sua salute) e quello della locanda. Entrambi lo hanno formato e imprigionato. Come suo padre, anche lui è l’oste. Mentre il padre serviva cibi, Arminio serve poesie. La gentilezza del padre era per i clienti, quella di Arminio è per i lettori. E arriverà il momento in cui Arminio scriverà: ’Mio padre era sacro, ma io non lo capivo. Era sacro quando gridava, quando guardava le partite. Era sacro e io non lo capivo’».
Il libro ci introduce ad Arminio a sua volta padre, insegnante e fotografo, e successivamente al poeta «civico» e paesologo che si apre ai «dintorni», all’intensità, alla rete, al successo e al sacro, pur rimanendo un misantropo che professa il «nuovo umanesimo» delle montagne.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento