Visioni

«Visitors», Godfrey Reggio tra la tecnologia e il cielo

«Visitors», Godfrey Reggio tra la tecnologia e il cielo

Festival «Visitors» in anteprima a Arcipelago che si apre oggi. Inaugurazione con «Station to Station» di Doug Aitken.

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 4 novembre 2015

Non siamo noi che guardiamo il film, è il film che sta guardando noi», ha detto Godfrey Reggio a proposito del suo nuovo lavoro, Visitors, che arriva a undici anni di distanza dal suo ultimo lungometraggio, Naqoyaqatsi, parte della trilogia Qatsi che lo ha reso famoso. Il film è stato presentato a Toronto nel 2013, e solo adesso arriva in Italia (l’8 novembre) grazie al Festival di Cortometraggi e Nuove Immagini Arcipelago, che si svolgerà nel quartiere della Garbatella di Roma da oggi al 10 novembre.
È il film che guarda noi: infatti Visitors si apre con un primo piano della «protagonista» – la gorilla Triska – che guarda dritto in camera e si chiude con quella stessa immagine su uno schermo cinematografico, mentre l’inquadratura si allarga e mostra noi, gli spettatori, intenti a guardare.

 

 

In mezzo, il film di Godfrey Reggio prodotto da Steven Soderbergh e con musiche del compositore Philip Glass – collaboratore di lunga data del regista americano – realizza un affresco dell’espressività umana isolando dei volti su sfondo nero. Volti che fissano qualcosa, immobili, e poi progressivamente attraversano una gamma di espressioni su cui ci si sofferma lungamente, al ralenti, alternandoli a paesaggi naturali e umani – un parco giochi abbandonato, le paludi della Louisiana dove in cui il regista è nato, una discarica. Poi ai volti si aggiungono delle mani, dei gesti, delle azioni che cominciamo poco a poco a riconoscere: suonare il piano, scrivere su un cellulare, guardare qualcosa che sta al di là della macchina da presa – un film, una partita alle televisione o magari un videogioco.

 

 

Di Visitors il produttore Steven Soderbergh ha detto che «rivela il rapporto di trance tra umanità e tecnologia», in un gioco di sguardi dentro e fuori campo aperto proprio dalla gorilla Triska che ci guarda, e che al pari degli ominidi di 2001 Odissea nello spazio rimanda a qualcosa di ancestrale come il misterioso monolite che attraversa il tempo e lo spazio nel film di Kubrick. Sia l’inizio che il finale mostrano immagini della terra viste dalla superficie lunare. In mezzo c’è il bianco del cielo nel quale volano i gabbiani. Una relazione costante tra la tecnologia – anche se mai mostrata – e il genere umano con le sue creazioni: un anonimo palazzo, delle montagne russe desolate, un edificio diroccato. Come nel precedente Koyaanisqatsi, Reggio torna sul confronto-scontro di vita urbana e natura, anche se qui i paesaggi urbani ne sono privi.

 

 

Dopo l’anteprima ad Arcipelago, Visitors uscirà in sala nel 2016 grazie alla distribuzione di Wanted Cinema. Come anche Station to Station di Doug Aitken, che aprirà oggi il Festival di Nuove Immagini.
In cartellone (domani) il nuovo film di Costanza Quatriglio, 87 ore, «racconto» degli ultimi giorni di vita di Francesco Mastrogiovanni nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Vallo della Lucania, dove il maestro elementare è morto 94 ore dopo esservi stato condotto a forza, la mattina del 4 agosto 2009,. Durante il ricovero è rimasto legato mani e piedi a un letto, la sua dieta per tre giorni e mezzo sono stati i medicinali (En, Valium, Farganesse).

 

 

Ci saranno poi i concorsi di corti italiani e internazionali – Con/Corto e Short Planet – mentre la sezione Outsiders propone la prima retrospettiva sul cinema dei Manetti Bros: «Il cinema de/genere». Tra gli Eventi Speciali spiccano gli anniversari: il centenario della nascita di Orson Welles, i 70 anni da quella di Fassbinder e il quarantennale della morte di Pasolini. Il regista di Quarto potere verrà omaggiato con la proiezione di tutti e sei gli episodi del suo Orson Welles Around the World, quello di Un anno con 13 lune con il documentario di Christian Braad: To Love Without Demands.

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