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Visioni tra arte e natura in Italia: creatività, estetica e territorio

Visioni tra arte e natura in Italia: creatività, estetica e territorio

L’oro e il nero sono due colori (o meglio non colori, almeno nel caso del secondo che nasce dall’assenza di luce) decisamente fuori dal comune. Considerando che il percorso della […]

Pubblicato più di un anno faEdizione del 4 maggio 2023

L’oro e il nero sono due colori (o meglio non colori, almeno nel caso del secondo che nasce dall’assenza di luce) decisamente fuori dal comune. Considerando che il percorso della mostra Terra animata. Visioni tra arte e natura in Italia (1964-2023), curata da Paola Bonani e Francesca Rachele Oppedisano al Mattatoio di Roma – Padiglione 9a (fino al 27 agosto), inizia proprio con due opere che ne sono l’essenza più perfetta – il Concetto spaziale. Cratere (1968) di Lucio Fontana e il Cretto nero D (1971) di Alberto Burri – si potrebbe ipotizzare un’interpretazione duale.

L’ORO, COME CI INSEGNANO gli antichi, metafora del grano, della coltivazione rigogliosa, preziosa e vitale e l’altro, il nero, con quelle sue spaccature, nella visione di terra arida in attesa di una nuova fertilità. Altri significati, naturalmente, vanno collegati ad entrambi i lavori: nel gesto dell’artista e nell’energia sprigionata durante l’azione si esplicita il concetto di trasformazione della materia, della natura e dell’universo.

PROPRIO LA RELAZIONE TRA «arte, creatività, estetica e i territori naturali che l’uomo abita» è, come dichiarano le curatrici, spunto di riflessione e indagine nell’esposizione Terra animata, ideata e organizzata da Azienda Speciale Palaexpo e promossa insieme a Roma Culture con i lavori di artiste e artisti di diverse generazioni. Oltre che le opere di Burri e Fontana, sono presenti i disegni che Pino Pascali realizzò nel ’64 su commissione della FAO dei pannelli murali andati dispersi, insieme ai lavori di Nico Angiuli, Emanuela Ascari, Massimo Bartolini, Gianfranco Baruchello, Giacinto Cerone, Leone Contini, Pamela Diamante, Bruna Esposito, Giosetta Fioroni, Piero Gilardi, Michele Guido, Renato Leotta, Mario Merz, Marzia Migliora, Luca Maria Patella, Giuseppe Penone.

A PARTIRE DAGLI ANNI SESSANTA si evidenzia da parte degli artisti un’attenzione al territorio in una chiave socio-politica che è sempre più consapevole. La contrapposizione di paesaggio rurale e urbano, diventa per alcuni una presa di coscienza se non addirittura, come per Gianfranco Baruchello, un autentico «ritorno alla natura». Infatti, per l’artista livornese recentemente scomparso Agricola Cornelia è un progetto artistico che coincide con un progetto di vita. Nel ’73 aveva acquistato, nella periferia nord di Roma, una casa circondata da terreni agricoli che aveva sottratto alla speculazione edilizia e trasformato in un radicale laboratorio sperimentale. Fino al 1981 produceva grano, orzo, barbabietole da zucchero e allevava mucche, pecore e api

QUESTA ATTIVITA’ CONFLUISCE nel complesso progetto artistico Agricola Cornelia S.p.A. (1973-1981) – una risposta provocatoria agli interventi di Land Art che, secondo Baruchello, operavano solo in una dimensione estetica e non politica – a partire dal documento ciclostilato Agricolantipotere (1976) e dal video Il grano (1975) che con la sua inquadratura fissa di quasi 9 minuti esprime il concetto di pura contemplazione della natura e dei suoi processi di trasformazione.

ANCHE GILARDI (purtroppo venuto a mancare da poco) ha posto al centro della sua poetica l’azione bio-politica creando il PAV-Parco Arte Vivente di Torino: in mostra il suo Tappeto-Natura è dedicato al Granoturco caduto (1968). Tra le patate di Penone, la buccia di cipolla di Bruna Esposito, l’uva pressata di Michele Guido (insieme a nidi di vespa, frutti di Liquidambar), i soffioni e i fili d’erba di Giosetta Fioroni nei suoi «teatrini» poetici, ispirati ai racconti misteriosi di Goffredo Parise, ritroviamo elementi di un mondo genuino, transitorio e precario mostrato nei suoi diversi strati.

UNA «TERRA ANIMATA», come suggerisce il titolo stesso della mostra, tratto dal video in 16 mm realizzato da Luca Maria Patella nel 1967. Sulla superficie di terreno arato, il grande artista concettuale filma il movimento di tre personaggi – Claudio Meldolesi, Rosa Foschi e Cristina Gigante – intenti a misurare le dimensioni del terreno su cui si muovono con un nastro bianco e il movimento stesso delle proprie braccia, alzate e abbassate. Stabilire la relazione fisica dell’essere umano con l’ambiente è essenziale per la sua stessa comprensione.

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