«Vision», oltre i confini dell’appartenenza
Salone del libro Il mondo arabo al microscopio, tra innovazione e riproduzione di stereotipi «orientalisti». Da domani, per la prima volta in Italia scrittori, artisti e scienziati che hanno analizzato una realtà in forte e talvolta drammatico mutamento
Salone del libro Il mondo arabo al microscopio, tra innovazione e riproduzione di stereotipi «orientalisti». Da domani, per la prima volta in Italia scrittori, artisti e scienziati che hanno analizzato una realtà in forte e talvolta drammatico mutamento
Al via la XXIX edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino che aprirà le sue porte a partire dal 12 e fino al 16 maggio presso il Lingotto Fiere. Il tema dell’edizione di quest’anno è la «visionarietà» intesa come capacità di guardare al futuro con occhi nuovi, anticonvenzionali, fuori dagli schemi e dagli itinerari già battuti.
Visionaria, ed affascinante, anche l’idea di superare la vecchia impostazione geopolitica nella scelta del Paese Ospite d’Onore, sostituendo ad una «letteratura nazionale» un focus sulle tendenze culturali, plurali, variegate, complesse e dissonanti, di una zona geo-culturale. A partire dall’adesione del Salone alla campagna di Amnesty International contro la pena di morte comminata a Ashraf Fayadh in Arabia Saudita (www.amnesty.it/Una-poesia-per-Ashraf-Fayadh) e la conseguente decisione di cancellare l’invito al Regno come ospite d’onore della manifestazione, è stata scelta al suo posto la letteratura del mondo arabo, un’area che, mentre vive un periodo di instabilità e conflittualità drammatica, è anche – non è un paradosso – al centro di un eccezionale processo di accelerazione del dibattito intellettuale e culturale interno dopo le rivolte del 2011.
Si parte dunque giovedì, alla 11.30, con la Siria e la testimonianza di Shady Hamadi, autore di Esilio dalla Siria, una lotta contro l’indifferenza (Addeditore) Allo spazio Babel si parla di Desaparecisos/Mukhtafun in Egitto con Rosita Di Peri, Stefano Allievi, Sharif Abdul Quddus e Andrea Teti. Al Caffè Letterario è in programma un incontro sull’economia e la finanza nel Medioriente con Paolo Biancone, Rauf Gritli, Aly Khorshid, Alberto di Gennaro. Nel pomeriggio tre incontri di rilievo: quello alle 13.30 sull’essere giovani musulmani in Europa con Chaimaa Fatihi, autrice di Non ci avrete mai (Rizzoli); quello sulla letteratura in un mondo oltre lo stato nazione con Paola Caridi, Lucia Sorbera, Ahdaf Soueif e May Telmissany; quello con Karim Franceschi, l’italiano che ha combattuto l’Isis a Kobane. Alle 17 è previsto l’incontro con il direttore del Museo del Bardo, Moncel Ben Moussa. Chiude la giornata Lingua Madre, dedicato a Fatima Mernissi e Assia Djebar. Venerdì 13 presenteranno i loro nuovi libri Muhammad Aladdin (Cani Sciolti, Il Sirente), Boualem Sansal (2084. La fine del mondo, Neri Pozza) e Tahar Ben Jelloun (Il matrimonio di piacere, La nave di Teseo). Alle 19.30 il dialogo di Sinan Antoon, importante intellettuale di origini irachene, con Filippo Landi sulla pesante eredità della Guerra del Golfo, a 25 anni di distanza. Sabato 14, alle 10.30, di nuovo l’Egitto protagonista in «Cairo Times», spazio di approfondimento su politica e società egiziane con Lina Atallah, Ahdaf Soueif e May Telmissany. Segue la presentazione del romanzo del marocchino Mahi Binebine sui suicidi di matrice islamica a Casablanca, nel maggio 2003 (Il grande salto, Rizzoli).
La sera alle 21, «Quaderni dal carcere arabo» dove il riferimento all’opera gramsciana (tra l’altro il Salone ospita la mostra dei 33 quaderni autografi di Antonio Gramsci appena restaurati) mette al centro il rapporto tra intellettuale e potere attraverso le letture di autori arabi incarcerati in Egitto, Arabia Saudita, Siria, Iraq, Palestina, Marocco. Domenica 16, alle 16.30, incontro con l’algerino Mohammed Moulessehoul, in arte Yasmina Khadra. Alle 19.30, poi, si svolgerà la tavola rotonda sulle poesie di Nizar Qabbani, con Sinan Antoon, Paola Caridi, Shady Hamadi, Ghazi Makhoul e Nabil Salameh.
Tra le critiche, anche aspre, di vari ricercatori ed esperti di letterature arabe e mediorientali emerge quella che sottolinea la preponderanza di autori che non usano l’arabo come lingua di scrittura ma lingue «coloniali» come il francese o l’inglese: un tratto questo, che, riteniamo, tuttavia non rende certo intellettuali come Ahdaf Soueif, Sinan Antoun o May Tilmissany – per fare solo alcuni nomi – meno interessanti o meno in grado di articolare critiche ed analisi penetranti delle loro società. Infine, emergono anche stereotipi: violenza, guerra, terrorismo, la fanno da padroni tra i temi affrontati dalle opere degli scrittori ed intellettuali invitati. Tra questi spuntano autori che indugiano su riduzionismi neo-orientalisti. Spiccano tra questi Maurizio Molinari, direttore de La Stampa e autore di Il Califfato Nero, in conversazione con il poeta siriano Adonis, ma anche l’evento relativo alla presentazione del libro di Lilli Gruber Prigionieri dell’Islam. Dal nuovo terrore alla battaglia delle donne, che sarà discusso con Marco Travaglio.
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