Uno psicologo norvegese, Finn Skårderud, ha espresso una teoria secondo la quale l’uomo nasce con una carenza di alcol di 0,5 nel sangue. Quindi secondo questa teoria una piccola ebbrezza è in grado aprire le nostre menti a tutto quello che ci circonda, diminuendo la percezione dei problemi e aumentando la nostra creatività.

Partendo da qui Thomas Vinterberg ha scelto le sue cavie da esperimento: quattro insegnanti di liceo danesi che, con il pretesto scientifico di dimostrare le tesi suddette, cominciano a bere alcol. Naturalmente bisogna rispettare rigorosamente le regole: mai bere la sera, mai nel week end e mantenersi a livello 0,5.

Tutto fila alla perfezione, anzi, aldilà di ogni più rosea aspettativa. Così uno di loro lancia l’idea di andare oltre, di strafarsi sino a ridursi come stracci. Già, ma così non va più bene. Prima i riscontri erano eccellenti (molto divertente la lezione di storia sul consumo di alcol di Roosevelt, Churchill e Hitler e i pregiudizi che ne conseguono), ora invece tutto precipita. I disastri sono in agguato.

IL DOGMATICO Vinterberg sceglie una strada scivolosa e controcorrente: sembra suggerire che qualche indulgenza alcolica possa favorire un’inedita vitalità e soffocare tutto quanto rischia di reprimere la gioia di vivere. Infatti comincia con una festa studentesca con litri di birra allegramente schiumati e prosegue con un’ubriacatura progressiva tra una lezione e l’altra.

Forse un po’ troppo comprensivo nei confronti del bere, spesso causa di un’infinità di guai, l’impianto del film sta tutto nel guardare e riportare quel che succede, lasciando intendere che se ci si dovesse mantenere entro quello 0,5 grammi per litro (tra l’altro questo è il limite per poter guidare e corrisponde a poco meno di un paio di bicchieri di vino) tutto andrebbe per il meglio, con buona pace degli astemi e dei quaresimali.

POI PERÒ si citano solo personaggi che dall’abuso di alcol hanno tratto elementi positivi, dimenticando per par condicio diversi astemi altrettanto famosi. Buona parte della riuscita del film (Oscar come miglior film internazionale, questa volta reduce da Roma e non da Venezia) sta però nella scelta del protagonista Mads Mikkelsen, grazie a una sceneggiatura cucita da Vinterberg su misura per lui, che ha modo di esibire oltre a quello di attore anche il suo talento da danzatore.