Video-shock: Fronte al Nusra sgozza in pubblico due condannati a morte
Siria Gli uccisi non sono frati francescani come riferito inizialmente. Secca smentita della Custodia di Terra Santa. L'opposizione: e' un falso messo in giro dal regime
Siria Gli uccisi non sono frati francescani come riferito inizialmente. Secca smentita della Custodia di Terra Santa. L'opposizione: e' un falso messo in giro dal regime
Non sono frati francescani i due uomini la cui brutale decapitazione, avvenuta qualche giorno fa, è mostrata in un video pubblicato ieri sul sito ‘Syrian Documents’ (http://www.documents.sy/index.php?lang=en). La Custodia di Terra Santa ha escluso con certezza che siano frati gli sventurati orribilmente sgozzati da presunti jihadisti del Fronte al Nusra, stretto alleato dell’Esercito libero siriano, la milizia ribelle finanziata e armata dall’Occidente e dalle petromonarchie del Golfo per combattere contro Bashar Assad. Dopo che la notizia dell’esecuzione era stata data dalla Middle East Christian News Agency e rilanciata da Radio France International, Padre Noel Muscat, membro del Consiglio della Custodia di Terrasanta, ha assicurato che «i frati francescani residenti in territorio siriano stanno tutti bene». L’agenzia cattolica Fides da parte sua ha rimarcato che «ogni giorno circolano sul web video su presunte esecuzioni di cristiani da parte di gruppi islamisti in Siria ma è impossibile verificarne la veridicità, dato il caos sul terreno». Tuttavia, secondo alcune fonti, non è del tutto escluso che una della due vittime sia un eremita cattolico, Francois Mourad, rapito da miliziani di al Nusra nel monastero di Ghassaniyeh il 23 giugno, o come dicono altri, ucciso quel giorno da un proiettile vagante.
Resta perciò il mistero sull’identità degli uomini condannati a morte per collaborazione con il regime di Assad dal “tribunale jihadista”, sgozzati lentamente fino al taglio completo della testa, sotto lo sguardo di un centinaio di uomini che esultano, urlano “Allahu akbar” (“Dio è grande”) e filmano la scena con i loro telefoni cellulari. Un terzo “imputato” invece è risparmiato, perchè non ci sono prove sufficienti a suo carico. Le immagini mostrano un uomo, presumibilmente un miliziano di al-Nusra, che si avvicina alla sua prima vittima e comincia a sgozzarla con un coltello. Poi è la volta della seconda vittima, alla quale è riservata la stessa orribile sorte, che il video mostra nel dettaglio. Alla fine le teste delle due vittime vengono innalzate e mostrate alla folla esultante, per poi essere adagiate sui rispettivi corpi, riversi sul suolo in una pozza di sangue. Secondo l’analisi del filmato fatta dall’agenzia Tmnews, il “boia” sarebbe un ceceno e quasi sicuramente è un saudita il “giudice”. Dopo che il primo illustra le «accuse» in un arabo approssimativo, una voce fuori campo, quella del “giudice”, pronuncia la sentenza di morte – “Sia eseguito il verdetto di Allah” – non in arabo siriano ma nella parlata dell’area del Golfo, forse saudita.
Per l’opposizione siriana il video sarebbe un falso, messo in giro da un sito vicino al regime per screditare i ribelli. Una ipotesi che non si può escludere ma le immagini non sembrano “fiction”, per la situazione che mostrano, per come sono state girate e per il numero elevato di presunti “attori”. Al contrario il filmato shock, dice Andrea Avveduto della Ong francescana, Pro Terra Santa, «è stato diffuso da al Qaida proprio per terrorizzare i cristiani» in Siria. Messa in difficoltà da immagini che hanno fatto il giro del mondo, l’opposizione ieri ha puntato di nuovo l’indice contro il regime di Bashar Assad, accusandolo di usare persone affette da malattie mentali come scudi umani. Muhammed el Halebi, dei Comitati di coordinamento locale dell’opposizione ad Aleppo, ha affermato in una intervista che il regime usarebbe da cinque mesi l’ospedale psichiatrico di Ed-Duveyrine come base militare per attaccare le forze di opposizione. «Il regime di Assad – ha concluso el Halebi – dopo aver usato i malati mentali come scudi umani, li uccide come fa con i detenuti politici o gli attivisti. E li getta nel fiume Quweiq».
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