Vicende incrociate di un insegnante e un ricercatore
Narrativa «La scrittrice nel buio» è il nuovo romanzo di Marco Malvestio edito da Voland
Narrativa «La scrittrice nel buio» è il nuovo romanzo di Marco Malvestio edito da Voland
Il nuovo romanzo di Marco Malvestio, La scrittrice nel buio (Voland, pp. 160, euro 18) inizia come molti altri, ma si distingue per la scrittura limpida, capace di presentare due giovani studiosi fin nella loro intimità, di farci prendere con essi una certa confidenza. Marco è un provinciale impacciato ma dedito allo studio, con risultati più o meno buoni; vive nella campagna veneta e non riesce ad agganciare le occasioni professionali per fare carriera nell’accademia. Una carriera che, invece, Federico intraprende brillantemente, più che per il suo impegno, per l’intraprendenza con cui si crea contatti e per l’autostima, confinante con il narcisismo, con cui si apre la strada.
PRESTO LE VICENDE dei due si complicano e la loro storia si tramuta gradualmente in un noir dalle tinte morbose. Mentre il narratore vive la frustrazione dell’insegnamento in una scuola di provincia, Federico è incaricato dall’università di curare l’epistolario di uno scrittore il cui carattere, a dispetto dal successo modesto, è molto simile a quello del giovane ricercatore per alterigia, sfrontatezza, amore profondo di sé. Tale Ferretti si innamora di una misteriosa scrittrice sconosciuta, che vive abbarbicata sulle Alpi. Dallo scambio con un intellettuale veneziano fallito si sa che Ferretti lascia la moglie e convince Maria a trasferirsi a Roma: solo lì lei potrà maturare e perseguire il successo. Un successo che, tuttavia, lui stesso impedirà con sottili mosse dettate dal paternalistico timore di essere da lei messo in ombra. Qui gli eventi ricostruibili attraverso le lettere si fanno tetri: Ferretti cerca di liberarsi della donna, ma improvvisamente scompare, lasciando al ricercatore la curiosità di comprendere questa misteriosa sparizione.
Sulle tracce della donna, Federico la incontra in una casa in mezzo al bosco, in un’esperienza che segnerà il resto della sua breve vita. Chi è Maria Zanca? Una strega immortale? Quali sono le sue intenzioni, facendo scomparire tutti gli uomini superbi e presuntuosi che si mettono di traverso sulla sua strada? Le vicende che già lasciano trapelare misteri spaventosi, nel finale si fanno terrificanti, e il lettore non può rimanere emotivamente indifferente ai risvolti etici della vicenda.
I personaggi, dalla psicologia finemente cesellata, si incontrano e si allontanano in una trama che incastra il lettore; è la medesima prigionia onirica che segna le vicende raccontate. Così come nel libro la realtà e il sogno sono indistinguibili, nel lettore, avvinto dalle parole, non si acquieta mai il sospetto che quanto è narrato sia realmente accaduto. E il sonno disturbato a cui questo libro costringe non aiuta a dissolvere il dubbio nella rassicurazione che è solo l’invenzione di uno scrittore che sa usare parole e immagini con maestria.
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