Visioni

Vibrazioni, «Ci sentiamo come alieni su un altro pianeta»

Vibrazioni, «Ci sentiamo come alieni su un altro pianeta»Le Vibrazioni – foto di Chiara Mirelli

Sanremo 68 La band guidata da Francesco Sarcina è tornata nella formazione originaria e pubblica un nuovo disco. In tour dal 16 marzo

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 10 febbraio 2018

Curioso come questo Sanremo 2018, dove il format Gabbani sembra moltiplicarsi con Lo Stato Sociale e Lorenzo Baglioni, ci riporti improvvisamente a quel 2003 quando il video in piano-sequenza di Dedicato a te de Le Vibrazioni generò una serie di figli legittimi (Shpalmen di Elio e le Storie Tese e Chiedi chiedi di Frankie Hi-NRG Mc) Questo cortocircuito temporale fa sì che le due band quest’anno si ritrovino sullo stesso palco, quindici anni dopo il video, ma con opposte vedute sui rispettivi futuri.

Se per gli Elii Arrivedorci è ufficialmente l’ultimo bagliore di un crepuscolo prima delle ultime date live, il quartetto milanese ritorna all’Ariston con Così sbagliato e la voglia di sentirsi esordienti ancora una volta:  «Ricominciamo da qui dopo una pausa di cinque anni che ci è servita per tante cose, per resettare il nostro mondo. Torniamo con una produzione indipendente da logiche e grosse strutture. Ci sentiamo quasi alieni atterrati su un nuovo pianeta perché oggi, nel mondo della musica, le cose vanno tutte da un’altra parte».

Per Francesco Sarcina e soci infatti, ci ritroviamo in un vero e proprio Medioevo musicale dove tutto è cambiato, rispetto ai loro esordi, dalla produzione fino alla sua diffusione della musica, specificando però che «Medioevo musicale per noi non ha necessariamente una connotazione negativa. Parliamo di un momento di passaggio, come lo era stato quello fra Impero romano e Rinascimento, dove si eredita ma al tempo stesso si distrugge e forse, alla fine di quest’era, si arriverà a un ritorno alle origini. Oggi la musica si guarda e si pensa a codificare la canzone in 3 minuti per le radio. Si calcola già tutto: dove deve stare l’inciso, lo special, il bridge. Invece noi ce ne freghiamo, grazie al cielo.»

Questo sano “menefreghismo” è percepibile in nel loro quinto disco V, uscito proprio ieri, album che per compattezza e varietà, ricorda l’ampiezza di certe opere rock «A noi ha giovato la fretta. Siamo tendenzialmente scarni e sporchi nel nostro sound anche se, quando hai possibilità di stare mesi in studio, ti viene spontaneo aggiungere roba. Volevamo essere pragmatici e coprire la gamma di frequenze con i nostri quattro strumenti, una sorta di cerchio del suono, e abbiamo addirittura tenuto alcune cose registrate durante le prove. Volevamo suonare come se fosse già un live, la nostra dimensione naturale, e dopo il consueto e amato giro degli instore, partiremo in tour il 16 marzo».

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