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Viaggio sulla giostra del terrore per esorcizzare le nostre paure

Viaggio sulla giostra del terrore per esorcizzare le nostre paureUna scena di «Terrifier 3» di Damien Leone

Al cinema Arriva nelle sale «Terrifier 3» di Damien Leone, terzo capitolo della saga horror

Pubblicato circa 2 ore faEdizione del 7 novembre 2024

Allora. Il secondo capitolo finiva con Sienna (Lauren LaVera) trasformata in una supereroina fantasy uscita dritta da un videogioco tutta presa dall’andare dalla sua missione di andare a scovare alla radice il male assoluto incarnato da Art (David Howard Thornton). L’imprevista svolta sovrannaturale del precedente film sembrava fornire qualche indicazione che l’annunciato terzo capitolo di Terrifier potesse presentarsi come l’equivalente de L’armata delle tenebre per Damien Leone. Niente di più lontano per Terrifier 3.

IL REGISTA, non contento del massacro e degli scempi commessi nel numero due, affonda ancora di più il pedale sull’acceleratore, quasi a volere saggiare la capacità dello spettatore di reggere il gioco sino alla fine. Il milione e mezzo di euro conquistato dal film nel corso della notte di Halloween e le 380 sale che hanno deciso di programmarlo, nonostante il divieto ai minori di 18 anni, dimostrano che Art non teme rivali. Rivincita, questa, anche di un pubblico che non vuole essere «elevated» e che sogna sfrontatamente gli anni d’oro dello slasher in vhs (e nei residui cinema di quartiere o di seconda visione). Dunque: Sienna decapita Art alla fine del secondo capitolo. Art, ovviamente, non ne vuole sapere di «starsene morto», ammazza il poliziotto che si reca sul luogo del fattaccio e poi si reca nel manicomio dove si trova Victoria (Samantha Scaffidi) posseduta da «The Little Pale Girl» (la piccola ragazza pallida, interpretata da Amelie McLain) che partorisce la nuova testa di Art.

QUESTA LA PREMESSA. Dopo avere massacrato l’incauta infermiera che accorre incuriosita, Art e Victoria si rifugiano in una casa abbandonata e si abbandonano a un misterioso sonno non prima di una scena di masturbazione femminile con scheggia di vetro (un wet dream del Jörg Büttgereit dei tempi che furono). Degli improvvidi traslocatori, però, li svegliano dal loro letargo. E la strage riprende più efferata che mai. Damien Leone non è affatto un regista pessimo o superficiale. Compone i suoi massacri con la precisione chirurgica di un regista che conosce il valore del montaggio, dei piani ravvicinati e sa dove colpire, come se avesse a disposizione un manuale degli incubi e delle fobie di tutti gli spettatori possibili.

EPPURE. Non si tratta solo di aggredire lo spettatore all’arma bianca (occhio al cameo di Tom Savini). Leone conosce «la strategia della tensione» e quando si lascia anticipare dallo spettatore lo fa perché ha qualche asso nella manica. Di quelli che fanno male. Se si ritiene che band come Cannibal Corpse non sappiano suonare e producano solo rumore, allora probabilmente si potrà concludere che Leone non è un cineasta. Invece Leone ama il suo genere di elezione (chissà se lo abbandonerà un giorno come fece, per esempio Wes Craven, per tentare altre strade) e ha saputo creare con il suo pubblico – alla pari di certe band metal o punk – un rapporto di fedeltà che sfida lo sdegno perbenista dei puristi e benpensanti. Sembra banale, ma è tantissimo considerato che è anche lucrativo e che il successo non lo ha reso più ragionevole o frenato il suo «cattivo gusto».
Terrifier 3 sembra essere fatto su misura per questi tempi bui in cui domina la paura (vera) del domani. Art, al costo di un biglietto, ci permette di volgere lo sguardo altrove e giocare con il nostro timore di finire a pezzi o senza futuro (che è la stessa cosa). Non un banale esorcismo, ma un attacco frontale, spietato, contro chi predica molto male e razzola pure peggio. Terrifier 3 è una boccata di aria fresca, in un momento in cui il genere ha bisogno di essere difeso a spada tratta dagli usurpatori. L’ironia c’è ma non si vede (per fortuna). E ora si aspetta il gran finale. Damien (che nome…), non deluderci.

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