Cultura

Viaggio nella costruzione sociale dell’immigrato come nemico

Viaggio nella costruzione sociale dell’immigrato come nemicoUn'immagine delle tensioni che si sono registrate a Tor Sapienza nel 2014

Scaffale «La rabbia e l'imbroglio» di Fabrizio Battistelli, per Mimesi. Un volume che smonta la retorica di quella destra che si riconosce nelle tesi dell’ultima Fallaci. Tra i temi, un’analisi di quanto accaduto nel 2014 intorno al centro Spar di Tor Sapienza

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 21 gennaio 2020

Riappropriarsi del senso delle parole e dei fenomeni che esse sottendono è una delle sfide più urgenti che ci troviamo di fronte. Questo vale in particolare per il razzismo, l’antisemitismo, la xenofobia, il neo-fascismo. Termini e soprattutto fenomeni resi opachi ed edulcorati all’interno della retorica (a-politica) della lotta all’odio e all’hate speech. Animata si dalle migliori intenzioni ma che trasportando su un piano tutto emotivo la rappresentazione e il contrasto a quei comportamenti e movimenti, favorisce involontariamente sia il terreno «irrazionalista» sui quali proliferano sia il loro sdoganamento nell’opinione pubblica.

AL CONTRARIO, occorre tornare alle persone, alle cose e alle parole, in un’espressione alla realtà, se si vogliono impostare sia politiche all’altezza delle sfide del mondo di oggi sia ridare senso al discorso critico. Questo compito, tipico delle scienze sociali, è quello che si assume Fabrizio Battistelli nel suo ultimo libro La rabbia e l’imbroglio. La costruzione sociale dell’immigrazione (Mimesis, pp. 148, euro 12,00).

Articolato in cinque agili capitoli il volume, che sin dal titolo si propone di smontare la retorica semplificatrice e tutta ideologica di quella destra europea che riconosce la propria genesi culturale nelle tesi dell’ultima Fallaci, si muove principalmente su tre piani. Il primo punta ad analizzare il fenomeno delle migrazioni e quello dei rifugiati riportando al centro i dati empirici dai quali si apprende, ad esempio, come i paesi che ospitino più rifugiati nel mondo siano quelli meno sviluppati; come i flussi migratori dall’Africa verso l’Europa siano in crescita e non siano stati minimamente governati in modo davvero concertato tra i paesi dell’Unione.

Il secondo piano affrontato, strettamente connesso al primo, riguarda invece il rapporto tra sicurezza, insicurezza e migrazioni. Il terreno sul quale sono cresciuti il discorso dell’estrema destra e i successi elettorali di forze come la Lega. In questo caso, Battistelli non utilizza solo i dati ma, dopo aver ribadito che il senso d’insicurezza è per varie ragioni un dato strutturale delle soggettività contemporanee – mentre sono di «destra» o di «sinistra» le risposte, molto diverse tra loro, che si possono dare a questo sentimento collettivo – si concentra su un’operazione di elaborazione teorica volta ad inquadrare gli attori del processo di costruzione sociale dell’insicurezza attraverso l’immigrazione: i politici e i mass media da una parte, i conflitti sociali e i contesti urbani dall’altra.

DA QUESTA ANALISI risulta che la città con le sue contraddizioni e sperequazioni è il terreno sul quale matura, soprattutto tra i ceti popolari, quel disaggio e quel senso di insicurezza strumentalizzato (anziché governato) da una certa classe politica e da una parte significativa del sistema mediatico. E qui veniamo direttamente al terzo tema affrontato dal libro: l’analisi del rapporto tra periferie, conflitti e costruzione sociale dell’immigrato come nemico.

Presentando i risultati di una vasta indagine sociale da lui sviluppata nel quartiere romano di Tor Sapienza, protagonista nel 2014 di gravi disordini legati alla presenza del centro Spar, Battistelli mostra come nelle periferie la «rivolta contro i rifugiati» in quanto tale sia non solo portata avanti da una piccola minoranza ideologicamente orientata; ma come essa trovi un certo sostegno nel momento in cui canalizza su un classico capro espiatorio il degrado, la carenza di servizi pubblici e l’abbandono cronico da parte delle istituzioni di vasti territori delle grandi città. Non è la troppo semplicisticamente sbandierata «guerra tra poveri» quella che ci si trova di fronte (perché non esistono due attori organizzati «l’un contro l’altro armati») ma un vasto disaggio sociale e territoriale che se da una parte imbarbarisce, dall’altro non trova altre narrazioni disponibili se non quella xenofoba per esprimersi.

ATTRAVERSO il metodo della «giuria dei cittadini», con il quale gli abitanti del quartiere Tor Sapienza vennero coinvolti dai ricercatori in un processo di discussione e razionalizzazione dei loro problemi e del loro rapporto con i rifugiati presenti, Battistelli mostra il valore della partecipazione e dell’informazione corretta come antidoto alla crescita dell’insicurezza e dell’intolleranza. Rimettendo così al centro della scena quel tema dell’emancipazione delle persone (indipendentemente da nazionalità ed etnia) senza il quale né la sinistra né le società europee possono davvero sperare di sopravvivere, di fronte alle sfide e alle minacce portate alla convivenza civile da un’estrema destra sempre più aggressiva.

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