Via libera del governo allo sblocco dei licenziamenti
Decreto lavoro Cashback solo sospeso, ma Draghi lo stronca: «Favorisce i più ricchi»
Decreto lavoro Cashback solo sospeso, ma Draghi lo stronca: «Favorisce i più ricchi»
Arrivati all’ultimo giorno, a un passo dalla scadenza della proroga per l’invio delle cartelle fiscali e dello sblocco totale dei licenziamenti arriva il dl del governo che posticipa di due mesi l’invio delle cartelle e mitiga la prevista ondata di licenziamenti. Le norme sono quelle già note, partorite dalla lunghissima riunione tra governo e sindacati di due giorni fa. Non c’era molto da aggiungere e infatti il consiglio dei ministri è stato tanto rapido quanto interminabile era stato il giorno prima il vertice con i sindacati e, telefonicamente, con Confindustria.
Lo sblocco dei licenziamenti c’è: inutile giocare con le parole per negarlo. Ne saranno esentate solo le tre categorie già note: tessile, abbigliamento e calzaturiero. Vengono però garantite alle aziende rimaste senza fondi per l’integrazione salariale altre 13 settimane di cassa integrazione gratuita. Il testo firmato dalle parti sociali martedì «impegna a raccomandare» l’uso di questo strumento al posto dei licenziamenti. Privo com’è di vincoli reali, può voler dire tutto e il suo contrario. Dipenderà da quanto le aziende si adegueranno alla raccomandazione e da come funzionerà la cabina di regia che dovrebbe essere istituita a palazzo Chigi con il compito di monitorare e intervenire ove necessario. Se l’impegno sarà preso sul serio e se il governo vigilerà davvero l’ondata di licenziamenti sarà effettivamente frenata. Se invece resterà solo una formuletta vuota la crisi sociale nei prossimi mesi sarà inevitabile e massiccia.
In ogni caso, anche nella migliore delle ipotesi, allo sblocco totale si arriverà relativamente presto. La vera partita di ampio respiro è dunque quella sulla riforma degli ammortizzatori perché senza di quella, cioè senza la tempestiva messa in campo di strumenti alternativi al licenziamento e tali da offrire una rete di protezione a tutti i lavoratori inclusi quelli oggi senza diritti e senza rete, la slavina arriverà comunque. Il ministro Orlando ha promesso il testo per i prossimi giorni. La situazione sociale del Paese dipenderà soprattutto da quella riforma.
Sul fronte politico le tensioni negli ultimi giorni non si sono però concentrate su una questione davvero fondamentale come i licenziamenti ma su un fronte del tutto secondario come quello del cashback. È stato sospeso per tutto il secondo semestre del 2021, dovrebbe riprendere nel 2022. Dal punto di vista materiale e concreto il cashback è del tutto ininfluente ma era una bandiera dei 5S, uno dei fiori all’occhiello del governo Conte e dunque i 5S, come se non avessero problemi più seri di cui occuparsi, hanno protestato rumorosamente per giorni. Tutti, quelli grillini e quelli contiani, tra i quali le differenze politiche sfuggono persino al microscopio, scelta del leader a parte. Draghi è stato irremovibile e durissimo. In un dettagliato intervento inviato poi anche ai media ha definito il cashback «regressivo e destinato a indirizzare le risorse verso le categorie e le aree del Paese in condizioni migliori». Una misura, ha rincarato, che «rischia di accentuare la sperequazione tra i redditi, favorendo le famiglie più ricche». A chiudere la sterile polemica, stavolta, è stata la necessità di dirottare il miliardo e mezzo del cashback verso gli ammortizzatori sociali. Ma dopo una bocciatura così impietosa non sarà facile neppure la resurrezione nel 2022.
Il dl Lavoro, che confluirà nel dl Sostegni bis, stanzia anche 100 milioni per Alitalia, rifinanzia con 600 milioni il fondo a sostegno degli investimenti produttivi, cioè del rinnovo o restauro degli impianti per le Pmi, e mette in campo un miliardo per alleviare il peso delle tariffe elettriche maggiorato per il rincaro delle materie prime. Il passaggio essenziale è però l’approvazione della legge delega che dovrebbe riformare per intero gli appalti, rendendo le norme «più semplici e chiare», assicurando «tempi certi per le gare» e anche «efficienza e tempestività nell’affidamento, gestione ed esecuzione dei contratti». È una delle riforme chiave nel pacchetto Draghi, ai fini del Pnrr e non solo di quello. Ma, come l’illustrazione da dépliant pubblicitario attesta, per ora siamo alla lista dei buoni propositi. La sostanza arriverà con i decreti attuativi.
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