La riunione del consiglio dei ministri prevista per le 16 comincia con oltre due ore di ritardo. La discussione nel governo che ritarda la seduta non riguarda però il cosiddetto «decreto Fuortes», la norma buttafuori pensata per far sloggiare il sovrintendente e direttore artistico del San Carlo di Napoli Stéphane Lissner, settantenne, mandandolo in pensione per sostituirlo con l’attuale amministratore delegato della tv pubblica, Carlo Fuortes. Liberando la postazione al vertice di viale Mazzini si potrà così procedere con la melonizzazione della Rai.

A FAR DISCUTERE è invece la nomina del nuovo comandante della Guardia di finanza dopo che il generale Giuseppe Zafarana è stato indicato per il ruolo di presidente di Eni: il sottosegretario alla presidenza del consiglio, l’FdI Alfredo Mantovano, punterebbe su Andrea De Gennaro (fratello dell’ex capo della polizia Gianni), il ministro dell’Economia Giorgetti (ma anche Crosetto) su Umberto Sirico, attuale comandante dei Reparti speciali della Gdf. Lo scontro, si racconta, è piuttosto duro. Nessuna divergenza, giurano però dal Mef, il rallentamento è dovuto al fatto che si tratta di un «procedimento complesso». Ma tant’è: l’attesa nomina alla Guardia di finanza viene rinviata insieme a quella del nuovo prefetto di Roma.

Se sulle nomine si litiga (tra Meloni e Salvini non si placa nemmeno lo scontro sui vertici di Trenitalia e Rfi) si va invece avanti con il decreto Fuortes, anche se la Lega teme pure l’avanzata di FdI a rullo compressore sulla Rai. Ma quella sui vertici di viale Mazzini non è l’unica forzatura del consiglio dei ministri di ieri. Perché nel decreto si procede con un blitz su Inps e Inail: si prevede che entro 10 giorni dall’entrata in vigore del dl sia nominato un commissario straordinario, con la conseguente decadenza degli attuali presidenti (Pasquale Tridico e Franco Bettoni), dei vicepresidenti e dei cda in vista della riforma della governance dei due istituti. «Il decreto approvato dal governo Meloni è un marchingegno costruito solo per mettere le mani subito su Rai, Inps e Inail. È una indecenza, una forzatura gravissima e senza precedenti che non può essere avallata in alcun modo», twitta il responsabile economico del Pd Antonio Misiani.

Per quanto riguarda la Rai, il cdm estende ai direttori stranieri di teatri e fondazioni liriche il limite d’età di 70 anni. In questo modo Lissner, con l’entrata in vigore della norma, retroattiva, dovrebbe decadere dall’incarico e lasciare il posto a Fuortes che per l’uscita anticipata dalla tv pubblica (scade nel 2024) chiede un’alternativa di suo gradimento (aveva anche puntato sulla Scala di Milano). L’attuale direttore del San Carlo ha già annunciato ricorso. Il Pd, con i capigruppo di camera e senato, Chiara Braga e Francesco Boccia, tuona contro la norma ad personam, «una scelta molto grave», e annuncia battaglia in parlamento. Anche i 5 Stelle, sospettati di essere pronti a sedersi al tavolo della lottizzazione Rai, alzano la voce: «Il governo Meloni si è assunto una responsabilità grave. La norma approvata in cdm mette nero su bianco l’arroganza di un esecutivo che non si fa problemi a piegare le istituzioni e le leggi alle proprie logiche di partito», dichiarano i pentastellati della commissione di vigilanza Rai.

All’ordine del giorno del cda di viale Mazzini in programma oggi sono previste anche «comunicazioni» dell’ad Ma l’annuncio delle dimissioni da parte di Fuortes non è atteso per oggi. Il decreto dovrà essere pubblicato in Gazzetta ufficiale, poi la Fondazione Teatro di San Carlo dovrebbe proporre il nome di Fuortes al ministro della Cultura, che dovrà fare un decreto ministeriale di nomina del nuovo sovrintendente. Come amministratore delegato di viale Mazzini è già da tempo pronto ai blocchi di partenza il direttore di Radio Rai Roberto Sergio. Ma solo per tenere il posto a Giampaolo Rossi, che gli subentrerebbe tra un anno dopo una parentesi come direttore generale. (mi . b.)