Il Consiglio provinciale di Trento ha approvato con 19 sì, 11 astenuti e appena 2 voti contrari il ddl dell’assessore alla caccia Roberto Failoni sull’abbattimento degli orsi ritenuti «problematici». Il voto è arrivato il 3 marzo, a tarda sera. Il testo prevede, per il 2024 e il 2025, in base all’analisi demografica condotta da Ispra nel 2023, che il numero di orsi potenzialmente rimovibili è determinato nel massimo di 8 all’anno: non più di due femmine adulte e non più di due maschi adulti. Un emendamento approvato riserva al solo Corpo forestale gli abbattimenti degli orsi problematici. A partire dal 2026 le quote massime andranno ridefinite.

L’aula ha approvato anche un odg di Vanessa Masè, con 28 sì e 2 astenuti, che impegna la giunta a chiedere la modifica della normativa statale per consentire a chi frequenta il bosco per motivi professionali di dotarsi dello spray anti orso. L’Organizzazione internazionale protezione animali ha annunciato battaglia in sede europea e in Italia con l’impugnazione al Tribunale amministrativo di Trento di ordinanze e decreti del presidente Maurizio Fugatti: «Con l’approvazione della legge, la provincia autonoma di Trento vince la maglia nera in tutela della biodiversità e il primo premio in mancata prevenzione – denuncia l’associazione -. Non avendo adottato adeguate misure di prevenzione per mettere in sicurezza residenti, escursionisti e animali, Fugatti, la sua giunta e ora anche il consiglio provinciale hanno dimostrato di ragionare solo in termini di abbattimento contro ogni normativa europea, nazionale e contro l’articolo 9 della Costituzione, che tutela la biodiversità».

Anche la Lav ha chiesto a Bruxelles di avviare la procedura d’infrazione nei confronti della provincia autonoma di Trento: «L’approvazione della legge orsicida viola la direttiva europea e per questo chiediamo di aprire una procedura d’infrazione contro la provincia di Trento e il governo nazionale succube di Fugatti». Massimo Vitturi, responsabile Lav Animali Selvatici, all’Agi ha spiegato: «Abbiamo chiesto varie volte a Fugatti di riceverci ma non abbiamo mai avuto risposte. Sempre dall’Europa nei prossimi mesi aspettiamo il pronunciamento della Corte di giustizia del Lussemburgo sul futuro dell’orsa Jj4 che attende ancora di essere trasferita nel rifugio che la Lav ha individuato in Romania». La Lav ricorda anche che «cassonetti non protetti, cibo di origine antropica, postazioni di foraggiamento, sono tutti elementi che abituano l’orso alla frequentazione dell’uomo ma dei quali nessuno dei consiglieri di maggioranza ha fatto riferimento ricordando la necessità di intervenire con urgenza mettendoli in sicurezza per prevenire possibili incidenti».

Il 7 febbraio 2024 lo scontro, che va avanti ormai da mesi, tra gli animalisti e il presidente trentino Fugatti aveva toccato l’apice con l’uccisione dell’orso M90, considerato pericoloso, perché ad appena due ore dal decreto di uccisione la condanna a morte era già stata eseguita. «Ci è stato impedito di difendere M90 ricorrendo al Tar contro la sua condanna a morte, ma non ci fermeremo di fronte agli ammazzaselvatici» aveva spiegato Vitturi. «Si tratta di una vera e propria esecuzione e i tempi ristretti tra pubblicazione del decreto e la notizia di esecuzione ci fanno pensare che mentre Fugatti firmava l’uccisione, le carabine erano già fumanti. Tutto questo è stato studiato a tavolino per impedirci di intervenire in difesa di M90, un giovane orso di appena 3 anni, da poco indipendente dalla madre» sottolineava l’attivista.
Il caso aveva mosso anche il ministro dell’Ambiente, Pichetto Fratin: «La soppressione non può essere l’unica alternativa» aveva scritto in una nota. Ed è così anche per l’Ispra, chiamato a valutare i comportamenti degli individui di orso. Tra le opzioni per M90 c’era anche la «cattura con rilascio allo scopo di spostamento e/o radiomarcaggio». Ma Fugatti preferisce sparare.