Lavoro

Via il camice per due giorni: infermieri in sciopero

Via il camice per due giorni: infermieri in scioperoBraccia incrociate per gli infermieri italiani – Emblema

La protesta Lo stop indetto dai sindacati autonomi Nursing Up e Nursind contro il rinnovo del contratto firmato dai confederali: «Peggiora le nostre condizioni di lavoro»

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 14 aprile 2018

Infermieri in sciopero in tutta Italia per il contratto: a indire lo stop sono stati i sindacati autonomi Nursing Up e Nursind per protestare contro l’accordo siglato dai confederali, considerato «peggiorativo» delle condizioni dei lavoratori. I camici verdi hanno incrociato le braccia per 48 ore, giovedì e anche ieri, con adesioni «a macchia di leopardo», a seconda degli ospedali e delle regioni.

PUNTE DEL 100% DI partecipazione si sono registrate a Milano, dove giovedì sono rimaste chiuse le sale operatorie al Policlinico e sono saltati tutti gli interventi programmati, mentre al Niguarda risultavano in funzione solo la metà dei blocchi operatori e al Fatebenefratelli interi reparti hanno dovuto chiudere, come quello di Endoscopia. Organizzate per l’occasione assemblee e presidi.

«Siamo stanchi di subire dall’alto le decisioni sul nostro futuro: siamo qui con i colleghi non solo della città di Torino, ma della Valle D’Aosta e di tutto il Piemonte», spiegava ieri il presidente di Nursing Up, Antonio De Palma, in testa al rumoroso corteo che si è fatto largo nelle strade intorno all’ospedale Molinette nella città piemontese.

A FARE DA SOTTOFONDO È la musica dei Queen, mentre i tamburi battono il tempo. L’atmosfera è «di festosa partecipazione – riferisce il sindacato – gli infermieri hanno voglia di farsi vedere e farsi ascoltare». «Questa manifestazione, insieme a quella dello scorso 23 febbraio a Roma in Piazza Santi Apostoli con migliaia di colleghi infermieri come oggi sotto la pioggia, è la prova che non solo ci siamo svegliati – ha sottolineato De Palma – ma che siamo vivi e vegeti. Siamo decisi e andremo avanti con altre manifestazioni dopo questo corteo, che è solo una delle tappe».

«Se pensano di averci chiuso la bocca con circolari e altri mezzucci burocratici, che non consentono ai colleghi di scioperare, hanno fatto male i conti e le prossime manifestazioni saranno ancora più imponenti – conclude il sindacalista di Nursing Up – così da far sentire sempre più forte la nostra voce. Per gli infermieri il tempo delle chiacchiere e delle promesse è finito: vogliamo la giusta remunerazione, il giusto riconoscimento professionale e finalmente il doveroso rispetto per la nostra dignità di protagonisti e non comprimari della sanità del Paese».

TORNANDO ALLE ADESIONI, ha incrociato le braccia circa il 40% degli infermieri della provincia di Avellino, dove le attività delle sale operatorie, degli ambulatori e delle Asl sono rallentate, mentre un sit-in ha bloccato pacificamente l’ospedale Moscati dalle 11 alle 13. Di segno opposto la partecipazione in altre regioni, ad esempio in Veneto, dove il reparto di quarta chirurgia del Ca’ Foncello, la più grande di Treviso, ha sospeso tutte le attività non urgenti, o in Liguria, dove al San Martino di Genova sono stati assicurati solo interventi di emergenza e le liste operatorie in elezione sono risultate sospese.

La protesta, in particolare, riguarda il rinnovo del contratto 2016-2018. Tra le rivendicazioni degli infermieri: «Dignità professionale, un contratto che rispetti l’evoluzione della professione, regole che supportino la declinazione operativa delle potenzialità professionali, pari opportunità tra i professionisti della salute e un riconoscimento economico congruo alle responsabilità». Il risultato, secondo Nursing Up, «non è ancora definitivo, ma è in ogni caso positivo, perché si tratta della seconda grande protesta della categoria in meno di due mesi. Contemporaneamente però, rileva, «ci arrivano anche notizie allarmanti di azioni di boicottaggio: più di una direzione sanitaria ha inviato ai colleghi infermieri lettere di precettazione».

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