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«Via i brevetti sui farmaci, non è solo questione di equità ma di salute pubblica»

«Via i brevetti sui farmaci, non è solo questione di equità ma di salute pubblica»Camionisti sul lato Kenya del valico di frontiera Namanga con la Tanzania in attesa del test – Ap

La campagna contro i monopoli Silvia Mancini (Msf): «La proposta di Sudafrica e India è concreta e si muove nella direzione indicata anche dall’Oms, e cioè di opposizione a quello che potremmo chiamare sovranismo dei vaccini»

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 5 febbraio 2021

L’incontro al Wto per discutere la proposta di Sudafrica e India di sospendere in via temporanea i diritti di proprietà intellettuale sui farmaci si concluderà oggi, ma in ogni caso non si arriverà a un documento condiviso. I colloqui cominciati ieri, infatti, hanno carattere puramente informale e, nella migliore delle ipotesi, soltanto a marzo si potrebbero aprire spiragli per una discussione in qualche modo vincolante.

La proposta, oltre ai due paesi capofila, è sostenuta anche da Kenya, Mozambico, Pakistan, Mongolia, Venezuela, Bolivia, Egitto e Swaziland, mentre ad opporsi ci sono Italia, Regno Unito, Stati Uniti, Australia, Giappone e Svizzera.

La questione della proprietà intellettuale su farmaci, test e vaccini è di fondamentale importanza nella lotta al Covid: i paesi più poveri, infatti, avrebbero la possibilità di produrre l’occorrente in autonomia, una manovra che potenzialmente potrebbe salvare miliardi di vite umane. Le differenze tra una parte e l’altra del mondo sono piuttosto evidenti già adesso: se nei 49 paesi più ricchi sono state distribuite 40 milioni di dosi di vaccini, nei paesi a basso reddito la distribuzione è ferma a quota 25 dosi.

Covax, la struttura dell’Oms che si occupa dell’equa distribuzione dei farmaci nel mondo, arranca: i soldi sono pochi e l’obiettivo dei due miliardi di vaccinazioni entro la fine dell’anno appare già irraggiungibile. Bruxelles, dal canto suo, attraverso la commissaria alla salute Stella Kyriakides, sta studiando un modo per girare il surplus dei vaccini ordinati (2.3 miliardi di dosi) ai paesi dell’area balcanica e dell’Africa. Questo piano, tuttavia, è ancora un’astrazione e di progetti concreti ancora non se ne vede nemmeno l’ombra.

«La pandemia ha amplificato e reso ancora più evidenti le disuguaglianze e gli squilibri tra il nord e il sud del mondo», dice Silvia Mancini, esperta di salute pubblica di Medici Senza Frontiere.

Mancini, le speranze che dal consiglio del Wto esca fuori qualcosa di concreto a breve, dunque, sono ridottissime.

Direi che non ci sono proprio. Si tratta di uno scambio di vedute tra i vari paesi, ma non ci saranno passi avanti concreti. Ormai si va di rinvio in rinvio da ottobre su questo tema. La proposta avanzata da Sudafrica e India è concreta e si muove nella direzione indicata anche dall’Oms, e cioè di opposizione a quello che potremmo chiamare «sovranismo dei vaccini».

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha scritto ai governi per dire che farà di tutto per aumentare la produzione dei farmaci. Questo intervento può sbloccare la situazione anche per quello che riguarda la proposta di India e Sudafrica?

L’approccio in Europa non è quello di sospendere la proprietà intellettuale, ma soltanto di aumentare la produzione. È una cosa diversa, dunque. Si tratta nell’immediato di trovare accordi con le multinazionali. Il fatto è che gli interessi economici sono predominanti, benché anche qui abbiamo sofferto molto all’inizio della pandemia. Penso al fatto, ad esempio, che non si trovassero le mascherine, alcune delle quali erano appunto soggette a brevetto. Quello che stiamo facendo come Medici Senza Frontiere è un appello alla solidarietà globale.

L’accesso universale ai farmaci influirebbe anche sulla durata della pandemia, nel senso che più si allarga la base di chi può curarsi e prima si potrà uscire da questa situazione.

Sì, è chiaro. La disponibilità universale del vaccino non è solo una questione di equità, ma anche di salute pubblica. Le previsioni di distribuzione fatte da Covax diffuse mercoledì dicono sostanzialmente che la maggior parte della produzione e della distribuzione avverrà nel secondo quadrimestre. E se a fine giugno Covax avrà raggiunto il 3.3% della copertura, i paesi ricchi saranno tra il 50% e il 60%. Qualsiasi forma di rifornitura supplementare di Covax sarà fondamentale per rafforzare e aumentare la copertura.

Secondo lei alla fine India e Sudafrica riusciranno a imporsi?

L’India è un po’ la farmacia del sud del mondo, e ha una grande capacità produttiva, tanto che sta cominciando a distribuire medicinali ai paesi a lei vicini. Ha sicuramente un ruolo rilevante, ecco. Adesso bisogna capire in che modo si porrà la geopolitica dei vaccini. I paesi ricchi stanno facendo accordi tra di loro e con le multinazionali, mentre gli altri si arrangiano.

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