Il M5S sfida Renzi: «Pronti a votare le unioni civili»
Europa Maggioranza sempre più divisa. Alfano: «Non era nel programma di governo»
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«Senza compromessi al ribasso il Pd potrebbe approvare una vera legge sulle unioni civili insieme al M5S. Se iIl Pd ci sta, il M5S è pronto». Dalle pagine di Facebook il capogruppo grillino al Senato Gianluca Castaldi sfida Matteo Renzi. Domani in commissione Giustizia di palazzo Madama ricomincia l’esame del ddl Cirinnà sulle unioni civili, ma il provvedimento potrebbe rimanere impantanato dall’ostruzionismo del Ncd, Lega e Foza Italia. Prima della sospensione estiva dei lavori erano stati esaminati solo alcuni dei 1400 emendamenti presentati dal centrodestra per di fermare il testo, che rischia adesso di non vedere mai la luce. A meno che il Pd non decida di mettere da parte Alfano e il suo partito e licenziare la legge con i voti di una maggioranza alternativa formata con M5S e Sel. Una possibilità che in realtà esiste solo sulla carta, Difficilmente infatti il premier sceglierà di rompere con il Ncd, visto che i suoi voti gli servono per far passare la riforma del Senato. Da qui la sfida dei grillini al premier, per vedere se è davvero sincero quando afferma, come ha fatto in un’intervista al Corriere che «le unioni civili si faranno. Punto».
Già domani, quando i lavori ricominceranno in commissione Giustizia, si capirà se il ddl avrà un futuro oppure no. La maggioranza potrebbe anche decidere di portarlo direttamente in aula, dove sarebbe più facile annullare l’ostruzionismo del Ncd «cangurando» gli emendamenti. Pratica in teoria vietata dal regolamento del Senato, ma nonostante questo applicata un anno fa con le riforme costituzionali. Nel frattempo, però, si tratta, con il rischio di snaturare il testo pur di accontentare Alfano e Giovanardi. Una prima mediazione è stata fatta nei giorni scorsi, quando il Pd si è detto disponibile a mettere per iscritto che l’istituto delle unioni civili sarà diverso da matrimonio. Quindi nessun riferimento all’articolo 29 della Costituzione e via tutti gli articoli del codice civile in cui si fa riferimento al matrimonio, sostituiti con un elenco di diritti (modifica richiesta da centristi e cattolici, anche dem). «Sono piombati i veti di Cei e del Ncd», è il commento su Facebook di Castaldi.
Al Ncd però non è bastato neanche questo. «La legge sulle unioni civili non era nel patto di governo, noi ci sentiamo liberi di non votarla» è la replica data, sempre con un’intervista al Corriere, da Alfano a Renzi. «Non ingoieremo qualsiasi proposta senza sederci al tavolo delle trattative», ha rincarato ieri la dose il deputato di Area popolare Gianni Sammarco. Tre i punti che l’Ncd vorrebbe veder sparire dal testo: la reversibilità della pensione, ogni riferimento al matrimonio ma soprattutto la step child adoption, la possibilità di adottare il figlio del partner. «Si continua a fingere di non capire il punto di dissenso fondamentale – ha detto ieri Maurizio Sacconi, alfiere con Carlo Giovanardi della battaglia contro il ddl Cirinnà – e che consiste nell’adozione del figlio ”biologico” del convivente, vero scopo di questo ddl ideologico».
«Sulle unioni civili ci sono tutte le condizioni per fare un accordo all’interno della maggioranza ma è irrinunciabile definire questo ulteriore passo in avanti nella difesa dei diritti del nostro paese», ha affermato invece il senatore dem Nicola Latorre. Parole che però non rassicurano affatto chi è maggiormente interessato al provvedimento. Ieri l’Arcigay ha lanciato un appello ai senatori dem perché non accettino «nessuna mediazione con gli omofobi». «Sarebbe come scrivere una legge sui neonati con Erode», ha detto il presidente Flavio Romani. Mentre in una nota comune le principali associazioni lgbt affermano di considerare già il ddl Cirinnà una mediazione rispetto alle loro esigenze: «L’unica legge che può avere il nostro consenso – dicono Agedo, Arcigay, Arcilesbica, Certi Diritti, Equality e famiglie Arcobaleno – è quella che autorizza il matrimonio egualitario».
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