«Vertigo», il doppio femminile
Al cinema Il capolavoro di Hitchcock restaurato nell'ambito del progetto Cinema ritrovato, nelle sale il 18 novembre
Al cinema Il capolavoro di Hitchcock restaurato nell'ambito del progetto Cinema ritrovato, nelle sale il 18 novembre
Da ormai sei anni, la Cineteca di Bologna, nell’ambito del progetto Il Cinema Ritrovato, promuove la distribuzione in sala di classici senza tempo in versione restaurata. Lunedì 18 novembre esce in 4K Vertigo. La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock, capolavoro del 1958 con una splendida e inquietante Kim Novak e un maturo James Stewart mai così affascinante e dolente. Liberamente ispirato al romanzo D’entre les morts di Boileau e Narcejac, che amavano contaminare poliziesco e ghost story, il film è un caposaldo della rappresentazione cinematografica del doppio femminile sospeso tra inganno e proiezione angosciosa. Più che un semplice poliziesco, infatti, Vertigo è quel che Hitchcock stesso definì «una storia d’amore calata in una strana atmosfera».
INIZIALMENTE la protagonista doveva essere Vera Miles, reduce dalla collaborazione con il maestro del brivido per Il ladro (1956), ma poi i ritardi di lavorazione e soprattutto la gravidanza dell’attrice costrinsero a ripiegare su Novak. Hitchcock non era convinto, le sue reticenze proverbiali resero tesa la relazione con l’interprete, consapevole che lui cercava in lei una bionda algida stile Grace Kelly: «credeva di potermi cambiare ma io resistevo e questa resistenza si avverte sullo schermo». In questo caso, il gioco di potere e manipolazione si rispecchiò positivamente in quello raccontato nel film donandogli spessore e tensione. Vertigo è passione, ossessione ma anche tragedia, dramma psicologico dai risvolti esistenziali sul mal di vivere che si incide nella psiche come una stimmata, sulla vulnerabilità anche mentale a cui ci espone il sentimento amoroso.
PER RENDERE formalmente la dimensione psichica e percettiva dei suoi personaggi, Hitchcock si inventò soluzioni tecniche nuove: la vertigine di cui soffre James Stewart quando arriva in cima a una tromba di scale divenuta celeberrima viene espressa con un doppio movimento ottico e di macchina in soggettiva che prenderà il nome di «carrello-zoom» o «effetto Vertigo». Ma Vertigo è anche un film su San Francisco, sulla sua straordinaria geografia in sali-scendi, sugli echi spagnoleggianti della sua storia. Come rievocato recentemente dall’interessante film-omaggio Green fog (2017) di Guy Maddin, Evan e Galen Johnson, Vertigo è anche un saggio sul colore verde, con quella memorabile scena del volto desiderato che emerge da un raggio di luce al neon che il Technicolor seppe magnificare.
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