Verona, domani il corteo contro la Fiera delle armi
«C’è davvero differenza tra un’arma da difesa e un’arma da tiro? Il fucile del cacciatore che spara al cervo è lo stesso fucile che viene utilizzato dal cecchino». Alberto Modenese, attivista della Rete Veronese per la Palestina, non cambia il suo giudizio sulla Fiera della Armi che andrà in scena a Verona a partire da sabato prossimo.
«Da Fiera Internazionale delle Armi, l’hanno fatta diventare ‘European Outdoor Show. Caccia, tiro sportivo, pesca’. Ma la sostanza non cambia. Di fatto, esporranno i loro strumenti di morte le maggiori industrie di armi del mondo. Chi vende armi da caccia, da tiro e sportive, sono gli stessi che equipaggiano anche gli eserciti, foraggiano la guerra globale e spargono dolore e distruzione nel mondo». La Rete ha annunciato una manifestazione che si svolgerà sabato, nel giorno dell’apertura dell’esposizione, a partire dalle ore 14.30 nel piazzale Fiera di Verona.
Gli attivisti della rete, alla quale hanno aderito i centri sociali del Veneto, ritengono insufficienti i cambiamenti che la nuova amministrazione comunale guidata dal sindaco Damiano Tommasi ha apportato all’evento – con la spinta decisiva (e dopo un lavoro durato due anni) di associazioni pacifiste come il Movimento Nonviolento, la Rete Pace e Disarmo, l’Opal (Osservatorio permanente armi leggere), che ieri hanno tenuto una conferenza stampa per illustrare il «discreto risultato» ottenuto. «I minori dovranno essere accompagnati – spiega ancora Modenese – ma non è stata proibita loro l’entrata. Anche le scolaresche potranno entrare in fiera con una visita guidata. Magari per imparare che la caccia è uno ‘sport’ come un altro…».
A presentare i loro prodotti nell’esposizione veronese, ci saranno anche società israeliane le cui armi stanno mietendo in Palestina migliaia di vittime innocenti, devastando ospedali, scuole, case. E altre aziende che armano l’esercito israeliano che, con la complicità dei “democratici” governi occidentali, sta compiendo quello che l’Onu chiama “plausibile genocidio” del popolo palestinese. «Tutto questo – conclude Mackda Ghebremariam Tesfau’, una giovane attivista veronese per i diritti della Palestina – per noi è inaccettabile. Così come è inaccettabile la semplificazione dell’acquisto di pistole e fucili, magari con la mimetizzazione dello ‘sport’, che i produttori di armi vogliono far passare, proponendoci un nuovo modo di essere: tutti armati, tutti pronti a sparare su qualcun altro per difendere privilegi, denaro, proprietà. Questa fiera propone un mondo dove la parola “pace” sia sempre accompagnata da “armata”».
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