Vernier,  Kast,  Elorrieta
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Vernier, Kast, Elorrieta

Loquasto International Film Festival «Macchie solari» (1975) di Armando Crispino alla contemporanea e spiazzante alienazione in Costa Azzurra il passo è lunghissimo, ma degno di attenzione...
Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 17 settembre 2022

Quel che incide nella struttura e nell’immaginario di «Sophia Antipolis», secondo film di Virgil Vernier – a Locarno nel 2018 – è il costante riferimento alla minaccia rappresentata dalla luce solare, l’obbligo di guardarla e le conseguenze che vi si riflettono nelle anonime esistenze dei personaggi delineati dallo sguardo del regista. «Sophia Antipolis» è un agglomerato architettonico vicino Antibes voluto dallo scienziato Pierre Laffitte come land tecnologica, appunto un cimitero del soleprogressivamente estraneo alla realtà oggettiva, così come evidenzia la sommessa ma allucinata mimesi esistenziale dei suoi protagonisti, siano essi adolescenti già vogliose solo di chirurgia plastica, disorientati new age o bande auto-organizzate per ronde spontanee di police-moeurs…

Dalle «Macchie solari» (1975) di Armando Crispino alla contemporanea e spiazzante alienazione in Costa Azzurra il passo è lunghissimo, ma degno di attenzione. Sulla piattaforma MUBI.

Francoise (Prevost) e Jean-Pierre (Aumont), coppia aperta al capriccio libertino, ospitano un gruppo di amici nella loro proprietà in Portogallo per un week-end invernale: occasione inevitabile per la messa a fuoco di molteplici incroci sentimentali, sul filo di una conversazione amorosa ininterrotta da cui nessuno è escluso, trattandosi di materia incontenibile rispetto a una dimensione unica: il possesso, la rottura e la riconciliazione, l’irrazionalità e il discernimento, tutto è veicolato nell’equilibrio del «conte philosophique». Di Pierre Kast (1920-1984), già firma dei Cahiers du Cinema, è per così dire noto «La morta stagione dell’amore», ancor meno questo «Vacances portugaises» (1963, ma in Italia addirittura col titolo «Antologia sessuale»), con una giovane Catherine Deneuve ma anche il critico Jacques Doniol-Valcroze e il regista Bernhard Wicki, da riscoprire oggi grazie a LaCinetek (lacinetek.com).

Il dottor Alejandro Liema, proveniente dalla città, giunge come medico condotto in un remoto villaggio, dove l’attenzione principale sembra essere dedicata all’attività venatoria: l’accoglienza rivolta al forestiero non è delle migliori, mentre un furgone dall’aria sospetta – e con tanto di insegna, «La Madriguera» – gira indisturbato. È un evento traumatico del passato che impone all’arretrata comunità l’utilizzo repressivo della violenza oltre i limiti, soprattutto se rivolta verso giovani vittime tossicomani. Nel 1985 con «La noche de la ira» Javier Elorrieta fuse l’esperienza spagnola del genere «quinqui» (delinquenza urbana e tossicodipendenza) con le suggestioni del thriller/horror rurale: l’americana Severin lo presenta – inedito per il mercato USA – come «Blood Hunt», blu-ray con nuovo 2K scan dal negativo originale, seguito da un’intervista al regista

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