Europa

«Vergognoso il comportamento di Skopje»

Migranti Atene attacca la Macedonia: «Non può entrare nell’Unione europea». La replica: «La polizia greca non è intervenuta»

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 12 aprile 2016
C. L.ROMA

Rischiano di trasformarsi in un incidente diplomatico gli scontri avvenuti al confine greco di Idomeni tra migranti e polizia macedone, con reciproci scambi di accuse tra i due stati. Alexis Tsipras ha definito ieri «vergognosa» la decisione della polizia di Skopje di caricare con gas lacrimogeni e proiettili di gomma alcune centinaia di migranti che domenica hanno tentato di superare la recinzione che separa il confine dopo che si era sparsa la falsa voce di una possibile riapertura della frontiera. Negli incidenti circa 300 migranti, tra i quali molti bambini, sono rimasti feriti e hanno dovuto far ricorso alle cure dei sanitari di Medici senza frontiere. «Gente che non rappresentava nessuna minaccia e che non era armata» ha detto il premier greco, per il quale quanto accaduto «è una grande vergogna per la società europea e per un paese che vuole farne parte». Lo stesso concetto espresso anche dal presidente ellenico Prokopis Pavlopoulos, per il quale non c’è posto nell’Ue e nella Nato per l’ex Repubblica jugoslavia di Macedonia. Da parte sua, Skopje ha accusato la polizia greca di aver assistito agli scontri senza intervenire per fermare i migranti che stavano prendendo d’assalto la recinzione.
La violenza di quanto accaduto è provata anche dai referti stilati dai medici che hanno prestato soccorso ai circa 300 migranti feriti. Di questi 200 accusavano problemi respiratori a causa dei gas lacrimogeni, 30 avevano ferite provocate dai proiettili di gomma e altri 30 lesioni. Dei dieci per i quali domenica era stato necessario il ricovero, ieri solo due sono stati trattenuti in ospedale. Un bilancio pesante, al quale vanno aggiunti anche 23 agenti macedoni feriti, ma che fino a ieri sera nessuna istituzione europea si è sentita in dovere di condannare. La portavoce della Commissione europea Mina Andreeva si è limitata a ricordare che le migliaia di persone presenti a Idomeni «dovrebbero essere ricollocate oppure essere ospitate in centri di accoglienza in Grecia e non dovrebbero tentare di continuare un viaggio illegale e pericoloso».
Non la pensa ovviamente così il portavoce dell’Alto commissario per i rifugiati delle Nazioni unite Filippo Grandi, che ha definito «preoccupante» quanto accaduto a Idomeni. «Ancora una volta abbiamo visto tensioni crescenti in varie frontiere europee tra le forze di sicurezza e persone che fuggono dalla guerra – ha detto il portavoce dell’Unhcr -. In questo modo si danneggia la percezione del rispetto ai rifugiati e la stessa immagine dell’Europa».
Non è la prima volta che la polizia macedone interviene con la forza contro i migranti ammassati a Idomeni, poco più di 11 mila uomini, donne e bambini decisi a non allontanarsi dalla frontiera nella speranza di riuscire prima poi a proseguire il loro viaggio verso la Germania e la Svezia. Gli incidenti di domenica, però, acuiscono ancora di più le frizioni esistenti dagli anni ’90 tra Atene e Skopje sull’uso del nome Macedonia, che i greci reclamano anche nel timore di una rivendicazione territoriale sull’omonima provincia settentrionale. Proprio per questo Atene ha sempre posto il veto all’ingresso della Macedonia (che in Grecia chiamano Fyrom, acronimo di Former Yugoslav Republic of Macedonia) sia nell’Unione europea che nella Nato.
Dopo quelli di domenica, altri momenti di tensione potrebbero verificarsi nei prossimi giorni in Grecia. E questa volta la responsabilità non sarebbe della polizia macedone, le autorità greche sono infatti intenzionate a trasferire i migranti che si trovano sia a Idomeni, che nel porto del Pireo. Se si escludono i profughi richiusi negli hotspot sulle isole, si tratta del due situazioni di maggiore emergenza. Fino a qualche giorno fa al Pireo si trovavano 5.700 persone alloggiate alla meglio nelle sale d attesa dei passeggeri, in tende montate sulla banchina, ma anche costrette a dormire all’aperto. Uomini, donne e tantissimi bambini che, insieme a tutti gli altri, il governo vorrebbe trasferire in nove nuovi campi allestiti intorno alla capitale. Sia a Idomeni che al Pireo, però, le persone si rifiutano di muoversi nel timore di essere trasferiti in Turchia. Una situazione di stallo che le autorità greche non intenderebbero più accettare, tanto da aver dato una sorta di ultimatum ai migranti scaduto il quale comincerebbero i trasferimenti. Attualmente in Grecia si trovano 53.117 rifugiati e migranti. Di questi, secondo quanto riferito dall’Unità di coordinamento per la crisi dei rifugiati, 29.429 si trovano nel nord della Grecia (11.194 nel campo di Idomeni), 14.387 nella regione dell’Attica, 6.976 nelle isole e 2.325 in differenti aree della Grecia centrale.

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