Ventimiglia, al confine della realtà
Migranti Mani sulla faccia, persone trascinate a forza, donne che urlano, fuggi fuggi generale. Una mattina di paura e sgomento per decine di migranti che la polizia ha trascinato a forza su furgoni diretti alla stazione ferroviaria. Un'operazione inutile che non ha disinnescato la protesta dei migranti che ancora ieri notte hanno dormito arrampicati sugli scogli della cittadina ligure
Migranti Mani sulla faccia, persone trascinate a forza, donne che urlano, fuggi fuggi generale. Una mattina di paura e sgomento per decine di migranti che la polizia ha trascinato a forza su furgoni diretti alla stazione ferroviaria. Un'operazione inutile che non ha disinnescato la protesta dei migranti che ancora ieri notte hanno dormito arrampicati sugli scogli della cittadina ligure
Per alcune persone gli scogli sono il posto più sicuro al mondo. Pochi centimetri quadrati di libertà, almeno quella di non farsi mettere le mani in faccia. Hanno viaggiato per mesi e hanno sfidato la morte prima di accovacciarsi nell’unico luogo dove nessuno, credono, può trattarli come delle bestie. Nemmeno la polizia, perché sarebbe troppo pericoloso (un sussulto di buon senso, forse). Sono ottanta persone costrette ad aggrapparsi a un lembo di terra tra l’Italia e la Francia, gli scogli di Ventimiglia, Europa, dove i più elementari diritti umani sono stati sospesi in nome di un’emergenza che non esiste. Hanno paura, loro malgrado sono diventati il simbolo della disumanità di un continente moribondo, ma comprendono che le loro vite in bilico esibite in riva al mare sono un messaggio fortissimo, difficile da sopportare anche per le burocrazie del vecchio continente. Vogliono restare lì per non rischiare di scomparire in qualche stanzone improvvisato per chissà quale accoglienza. Li chiamano “irriducibili”. Di giorno si riparano dal sole con gli ombrelloni regalati dai cittadini di Ventimiglia, di notte si scaldano con le coperte termiche.
“Quelle immagini sono un pugno in faccia all’Europa” ha detto il ministro dell’Interno Angelino Alfano, un marziano, un incapace, come se ieri non ci avesse messo del suo comandando un intervento inutile, disordinato e violento per allontanare con la forza alcuni migranti che dormivano in una pineta vicino al mare, quelli che non si sono rifugiati sugli scogli. Un’azione insensata che almeno per una questione di “decoro” (in questi giorni sono tutti così affezionati al “decoro”) le autorità italiane avrebbero potuto risparmiarsi. Mani in faccia e sul collo, persone braccate e caricate a forza sui furgoni della Croce Rossa, donne che piangevano, urla, bambini spaventati, il tutto per “invitare” i migranti a spostarsi alla stazione di Ventimiglia. Secondo la polizia, lo sgombero si sarebbe reso necessario anche per non meglio precisati motivi di igiene. Alla fine del parapiglia due eritrei sono stati fermati con l’accusa di aggressione e resistenza a pubblico ufficiale. Gli scogli però non sono stati liberati: “Abbiamo bisogno di passare, non torneremo indietro” gridavano ieri sera gli ottanta profughi aggrappati in riva al mare.
Anche la Croce Rossa “prende le distanze dallo sgombero” scrivendo in una nota “di non aver prestato il fianco ad azioni di forza”. Quel furgone, scrive la Cri, doveva essere utilizzato solo per operazioni di soccorso. Una nota inusuale. L’Arci Imperia (e l’Arci Nazionale) invece parla di vergogna europea e impotenza italiana. Secondo l’associazione il blitz improvviso sarebbe stato pensato per inqualificabili esigenze mediatiche: “Un modo per accontentare le telecamere sempre alla ricerca di immagini cruente e per tentare di dimostrare efficienza e autorevolezza”. Con questo risultato: “E’ stata liberata l’aiuola antistante un noto ristorante di lusso, una decina di migranti sono stati riportati alla stazione mentre gli animi si sono ancora più surriscaldati al confine di Stato, dove un centinaio di persone allo stremo continuano a sollecitare un intervento dei governi europei affinché venga riconosciuto il loro diritto a circolare liberamente”. Un pugno in faccia anche all’Italia e al suo governo. Per Nicola Fratoianni (Sel), che è a Ventimiglia con una delegazione del suo partito, è stata “una prova di forza inutile ed umiliante per persone che già hanno sofferto abbastanza”.
Sullo spicchio di mondo al confine tra Italia e Francia intanto gli uomini liberi di circolare continuano a fare avanti indietro. Costa Azzurra, riviera di Ponente. C’è chi si ferma a curiosare, qualcuna dona qualcosa, altri imprecano, molti solidarizzano e altri ancora continuano a fare il loro mestiere. La polizia ieri sera presidiava anche i sentieri che dalla frontiera scendono fino alla scogliera per intercettare i profughi respinti dalla Francia, mentre la Croce Rossa Italiana e l’omologa francese si sono riunite per cercare di gestire al meglio una questione di natura religiosa: domani in Italia inizia il Ramadan e sugli scogli ci sono molti musulmani osservanti.
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