Vent’anni dell’anime rivoluzionario «Cowboy Bebop»
Il 1998 è stata una delle annate più importanti della storia dell’animazione seriale nipponica, straordinaria sia per qualità che per quantità, a dispetto di un periodo di stagnazione economica nel […]
Il 1998 è stata una delle annate più importanti della storia dell’animazione seriale nipponica, straordinaria sia per qualità che per quantità, a dispetto di un periodo di stagnazione economica nel […]
Il 1998 è stata una delle annate più importanti della storia dell’animazione seriale nipponica, straordinaria sia per qualità che per quantità, a dispetto di un periodo di stagnazione economica nel quale il paese asiatico versava già da molti anni. Questo grazie soprattutto alla rivoluzione portata da Neon Genesis Evangelion tre anni prima, attraverso la quale Hideaki Anno mostrò come fosse possibile mettere insieme con successo in un’animazione per la TV, contenuti più seri e «pesanti» con una realizzazione ad alta qualità. Ma questo fu possibile anche grazie ad un progresso tecnologico attraverso il quale risultava sempre più massiccio l’uso di tecniche di animazione al computer nei processi di produzione.
Fra tutte le animazioni che caratterizzarono l’annata, la serie che più di tutte ne esemplifica la straordinarietà è Cowboy Bebop, ventisei episodi o «session» come vengono chiamati nell’anime stesso, che avrebbe fatto incetta di premi e stupefatto anche i non appassionati del medium. Diretto da Shin’ichiro Watanabe, ma con l’apporto fondamentale della sceneggiatrice Keiko Nobumoto, Cowboy Bebop è ambientato in un futuro non troppo lontano e segue le vicende di un gruppo di cacciatori di taglie che vaga per lo spazio.
Il «cowboy» Spike, l’ex poliziotto Jet, Faye, la ragazza ribelle, ed Edward, la piccola genietta del computer. Le parti meglio riuscite sono quelle in cui il mondo interiore dei personaggi, la loro psicologia ed il loro tormenti interiori, si riflettono nei paesaggi e nel mood creato da Watanabe e collaboratori, di capitale importanza è in questo senso il lavoro della musicista Yoko Kanno. Ancora oggi Cowboy Bebop rimane una delle serie di animazione più cinematografiche che mai siano state realizzate, i toni malinconici e quasi esistenziali toccati negli episodi sono infatti esplorati attraverso una costruzione narrativa e visiva di primissimo livello che ha molti riferimenti nel mondo della settima arte. Musiche jazz e western si intrecciano con un montaggio che ritma alla perfezione la narrazione, ma forse il pregio maggiore del lavoro è la capacità di creare un mondo ed un ambiente cosmopolita e ibrido dove l’immaginario orientale e quello occidentale, spesso filtrato attraverso il cinema di genere, raggiunge un perfetto equilibrio. In questo senso, questa capacità di Watanabe e soci di fondere generi e stili diversi, guardando anche al resto del mondo, ne fa uno dei maggiori esempi della nuova animazione seriale che si sarebbe sviluppata negli anni successivi.
Per celebrare il ventennale dell’uscita della serie, un cinema della capitale giapponese ha organizzato degli eventi speciali il 18 ed il 25 agosto, quando verranno proiettati in alta definizione tutti gli episodi della serie ed il lungometraggio del 2001. Incentrato su un attacco terroristico biochimico in una città su Marte che molto ricorda New York, il film uscì nelle sale il primo settembre 2001, dieci giorni prima che i due aerei si schiantassero contro le Torri Gemelle. Anche negli Stati Uniti nei giorni scorsi sono stati allestiti degli eventi speciali per celebrare la serie, Cowboy Bebop infatti riveste un’importanza particolare in America, dove raggiunse picchi di successo fra critica e pubblico che contribuirono a sdoganare l’animazione proveniente dall’arcipelago anche verso un pubblico non necessariamente amante degli anime.
matteo.boscarol@gmail.com
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