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«Venghino, signori venghino». Lo slide-show di Renzi

«Venghino, signori venghino». Lo slide-show di RenziLa conferenza stampa di Renzi – Eidon

Un televenditore? Un imbonitore? Un piazzista? Facile a dirsi, talmente facile che Matteo Renzi ci gioca, annunciando l’asta che si terrà dal 26 marzo al 16 aprile. Comprereste un’auto usata […]

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 13 marzo 2014

Un televenditore? Un imbonitore? Un piazzista? Facile a dirsi, talmente facile che Matteo Renzi ci gioca, annunciando l’asta che si terrà dal 26 marzo al 16 aprile. Comprereste un’auto usata da quest’uomo? Forse no, ma «Vendesi auto quasi nuove, colore blu», è scritto sulla slide. E lui gigioneggia, «venghino, signori venghino…». «L’economia svolta», «La politica svolta», «Il lavoro svolta», è scritto su cartelli che sembrano già pronti per la campagna elettorale.

E’ tutto una svolta. Persino che «L’Italia guiderà l’Europa nel prossimo semestre europeo» viene annunciato qui, bianco su sfondo azzurro, come se fosse una notizia e dovrebbe essere presa come tale, è il messaggio, perché un’altra scritta, in giallo come il giallo del caschetto da operaio che spunta in basso a destra, ci promette che l’Europa cambierà, ma prima dobbiamo «cambiare noi».

La rapidità è tutto. Lo sprint è quello che conta. Parlare subito in fretta, perché il tempo di Matteo il velocista è accelerato, e se il consiglio dei ministri è andato per le lunghe più del previsto si deve offrire la sensazione di voler recuperare anche quelle poche decine di minuti per raggiungere speditamente l’obiettivo.

I social, poi. Per il giovane premier sono imprescindibili e la prima indicazione è quella dell’hashtag, modificato ieri mattina: non più #lavoltabuona, ma #lasvoltabuona. Si cambia verso, naturalmente.
Le slide. Quelle no, non farebbero parte del campionario del venditore di “fatti”. Ma la prima conferenza stampa nella sede del governo ha bisogno di una scenografia e lo spirito della Leopolda e delle primarie mica può essere appannato dalla ritualità del Palazzo. E poi le slide del primo presidente del consiglio under 40 non sono mica quelle professorali di un Monti, per dire, qui si gioca tutto su grafica e slogan. E sul cambiare verso anche ai concetti e ai luoghi comuni della crisi, quelli che Renzi aborre. «I compiti a casa», «ce lo chiede l’Europa» sono dunque le scritte sui cartelli che il premier lascia scorrere con un clic mentre riversa sui giornalisti assiepati in sala stampa le sue decine di progetti, idee, novità. Numeri certi o vaghi che siano non importa, figurarsi, perché, eccitato, Renzi illustra anche al pubblico sintonizzato da casa il suo primo pacchetto di provvedimenti con l’aria non di chi vuole meravigliare come un illusionista, ma di chi è lui stesso meravigliato dalle opportunità che finalmente si dischiudono. Tutto deve suonare nuovo, dunque. I compiti a casa sono quelli che fa una bambina china sul quaderno e sulle pagine piovono riccioli castani. Ce lo chiede l’Europa significa non tagliare, ma sbloccare 3 miliardi dai Fondi europei, dai fondi di coesione e dalla Pac.

C’è talmente tanto da dire(e lo diranno anche altri ministri come Lupi e Poletti) che per rimarcarlo vengono elencate pure «le riforme di cui non parliamo oggi», una per tutte quella in base alla quale «il manager pubblico non può guadagnare più del presidente della repubblica». Se ne riparlerà più avanti, appunto, ma l’effetto dell’annuncio è subito assicurato.
E c’è una frase chiave che l’ex sindaco ripete per dare concretezza al suo hashtag: «Per la prima volta». E come sua prima volta in conferenza stampa a palazzo Chigi, lo show può dirsi riuscito. Ma Matteo Renzi deve correre davvero se non vuole farsi raggiungere dal fantasma del campione degli show, Silvio Berlusconi, di spettacolo in spettacolo sempre più tristemente uguale a se stesso.

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